di Roberto Gugliotta
Proverò a riscrivere le ultime cronache pallonare sul Messina senza cambiare le emozioni ma osservandoli da un altro punto di vista. Il calcio a Messina regala molti scoop e persino qualche aiutino politico ma molti protagonisti, con un nome e un cognome, sono poco difendibili. Troppo gravi le distrazioni e le scommesse ai botteghini. Certo con quello che si legge sui media nazionali interrogarsi sul reale motivo che spinga un serio imprenditore (Proto) a comprare una società sportiva nel bel mezzo di una bufera giudiziaria non è pensiero banale. Ma poi che credibilità ha un campionato che stagione dopo stagione regala più sospetti che certezze. Scommesse, gare sotto la lente degli investigatori, cambi di casacca, giocatori e allenatori che vanno e vengono: che tristezza. Però insisto a difendere la figura del tifoso onesto e anche il suo diritto di non essere preso per cretino dalle cronache sportive. Così, quando leggo che i nuovi padroni del Messina vorrebbero tornare a giocare al Celeste, tra case, scuole, Policlinico e Istituto di pena, penso che alla luce dei continui problemi di ordine pubblico (attentati terroristici, criminalità, sicurezza dei cittadini) ci sia da riflettere. Ma dove vivono quelli che ci propinano certe idee? Non certo su questa terra. Ora, a tutti, me compreso, piacerebbe che ci fossero politici migliori, presidenti ricchi e generosi, tifosi gentiluomini, ma credo che la realtà (tanto per cambiare) invocata dal sottoscritto non abbia molto da spartire con la messinesità da operetta. Insomma, Messina dà l’idea di un posto messo parecchio male, non riesco a immaginare che Renato Accorinti sia di queste parti. Se questa è una città modello, andrò a Berlino in cerca di un giudice.