Uno strumento giuridico di tutela come la querela per diffamazione deterrente contro il giornalismo? IMG PRESS vicina alla redazione di Sicrapress.
Chi si prendesse la briga di leggere tutte le reazioni ai proclami dei signori del Calcio Catania capirebbe perché siamo arrivati a questo punto. Una storia per certi versi paradossale che dà prova di quanto lo sport sia caduto in basso, dove chi pretende chiarezza per il buon nome della città di Catania viene minacciato di querele – su cui si può discutere – ma qui siamo ancora alle parole gridate al vento… dicono che è ora di finirla. Il buon senso esorta a rispondere con l’indifferenza, in pratica non si fa altro. E il Catania Calcio sprofonda nel baratro. Bugie? Debiti? Fughe in avanti? Non ne dovremmo parlare, noi giornalisti? E perché? Non sono segnali piacevoli, anzi non sono certezze piacevoli, ma esistono. Gazzetta dello Sport docet!
Quando bisogna dare le notizie si danno le notizie, punto e basta. Oppure si fa un altro mestiere. Senza questa minima opera di pulizia, non si combinerà mai nulla: nello sport come nella vita di tutti i giorni. Piaccia o non piaccia.
Capisco che l’idea di entrare in rotta di collisione con uno come Lo Monaco o Pulvirenti non sia molto attraente, ma si tratta comunque di gente di sport (più o meno) disarmati (si spera), non di serial killer e neanche di capimafia. Fare informazione è il pane quotidiano in un paese civile. Spiace che il Calcio Catania sia in difficoltà, una società che ha visto tempi migliori ma non si risana il presente querelando chi fa informazione. Nè tappando la bocca ai cronisti. Proviamo almeno a cominciare da qui, dal gradino più semplice, così semplice che nessuno lo vuole salire: serenità e dialogo. Sicuramente, ed esco dall’ironia delle righe precedenti, i dirigenti del Catania hanno fatto cose straordinarie nel passato (la scalata in serie A, le vittorie prestigiose con formazioni di prima fascia) ma hanno perso oggi un’occasione per dimostrarsi sportivi, un po’ o tanto potevano sceglierlo loro. Però minacciare la querela no!
Ieri con un comunicato stampa, che si riporta integralmente a fondo articolo, http://www.calciocatania.it/article.php?id=36688&l il Calcio Catania comunicava che in riferimento all’articolo apparso sul sito sicrapress.it in data 29 dicembre dal titolo “Catania no al fallimento” e firmato “Pierre de Courbertin…”, di aver conferito mandato ai propri legali di valutare la proposizione di una denuncia querela, attese le volute inesattezze contenute nel testo.
Ma si può agire in questa maniera? Perché non chiedere una rettifica alla testata giornalistica prima del comunicato stampa?
Capita ormai spesso che un lavoro giornalistico che infastidisce, che disturba, spesso venga attaccato con gli strumenti della querela, in sede penale, o della richiesta di risarcimento danni, in sede civile.
Le querele e le azioni civili temerarie determinano quello che gli inglesi chiamano chilling effect nei confronti dei giornalisti e degli editori che troveranno rifugio nell’autocensura. I giornalisti hanno il dovere di informare correttamente e i cittadini hanno il diritto di essere informati correttamente. IMG PRESS è vicina ai colleghi di Sicrapress.
Ciuff… e Tino
l’articolo di Sicrapress
https://sicrapress.it/2019/12/29/catania-no-al-fallimento-sullesempio-del-lecce-di-sticchi-damiani/
Pierre de Courbertin
La Gazzetta dello Sport di oggi ha dipinto un quadro a dir poco a tinte fosche del Calcio Catania 1946.
Impietoso, ma veritiero.
Nulla da aggiungere, se non ribadire quanto già scritto : gli errori si pagano.
E gli errori, ripetuti, del duo Pulvirenti– Lo Monaco sono davanti agli occhi di tutti i tifosi catanesi.
La situazione sia economica che tecnica è tragica, la fine del Club, ossia il fallimento, con la scomparsa della matricola FIGC 11700 non è dietro l’angolo: è già realtà, basterà attendere il fatidico giorno 7 gennaio 2020 e tutto sarà solo un ricordo…
Ora, se si si vuole analizzare la situazione con un minimo di prospettiva, si aprono due scenari.
Il primo amaro, per i romantici e veri tifosi, è quello che vede la morte giuridica del vecchio sodalizio, l’estromissione dal campionato in corso e la cancellazione dai ruoli federali.
A questo punto, la strada sarebbe quella già percorsa da ultimo a Palermo, cioè la creazione di una nuova società che dovrebbe/potrebbe ripartire dalla serie D.
Probabilmente questa sarebbe la soluzione più semplice e, forse, attuabile.
Ma ci potrebbe essere un’altra ipotesi, più romantica e più folle, di cui si è parlato nelle ultime ore.
Un pool di imprenditori potrebbe, prima del fallimento, consorziarsi e rilevare la società dall’attuale proprietà, accollandosi innanzitutto il debito con Meridi(per evitare il fallimento ) e quindi tutto il resto, di cui ha ben descritto l’entità economica la rosea.
Si tratterebbe, ad occhio e croce, di un intervento di circa 20/25 mln di euro.
Sarebbe fattibile ?
Certamente non da parte di un solo imprenditore,più facilmente da partedi un consorzio di illuminati, non necessariamente catanesi o solo catanesi, che guardi lontano e possa individuare nel Club Calcio Catania, soprattutto nel centro sportivo di Torre del Grifo (che non è – contrariamente a quanto sostengono degli incompetenti disfattisti – la palla al piede, ma l’unica seria risorsa della Società ), un asset con prospettive economiche e sportive rosee.
A quel punto si potrebbe scongiurare il peggio, cacciando i mercanti dal Tempio, in primis Pulvirenti e il suo inaccettabile amministratore delegato ( dimissionario…).
E’ utopia tutto ciò ?
Lo sarebbe se non ci fosse un recente esempio, positivo, a far ben sperare.
Questo esempio si chiama U.S. Lecce SpA.
La società salentina, infatti, ha vissuto una vicenda moltosimile a quella del Catania Calcio.
Retrocessa per illecito sportivo dalla A alla C, per alcuni anni è stata sul punto di scomparire, fino a quando non èsi è fatto avantil’attuale presidente Saverio Sticchi Damiani, notissimo principe del foro.
Sticchi Damiani è riuscito a raccogliere un gruppo di imprenditori che hanno acquistato il Lecce, con suddivisione della partecipazione azionaria, che attualmente risulta così composta:
US LECCE S.P.A
1.Renato de Picciotto (30%)
2.Saverio Sticchi Damiani (23%)
3.Corrado Liguori (7,50%)
4.Winner Corporation [società di Corrado Liguori] (8,30%)
5.Alessandro Adamo (15,50%)
6.Carofalo Silvia (4,18%)
7.Carofalo Dario (4.18%)
8.Carofalo Salvatore (3.34%)
9.Grazia Cassano (2%)
10.Megale Hellas [di GiuseppeCaragnulo, società operante nel settore della produzione e commercio dei vini, con sede a San Pietro Vernotico in provincia di Brindisi] (2%)
Queste le quote integrali di tutti i soci dell’U.S. Lecce che portano al 100%.
I tifosi giallorossi devono ringraziare loro per la promozione prima in serie B e poi in Serie A,in sole due stagioni dall’acquisto del Club.
E allora la domanda è conseguenziale : possibile mai che a Catania non ci sia un emulo di Saverio Sticchi Damiani ?
Dobbiamo arrenderci per forza alla fine, ingloriosa, del Club Calcio Catania 1946 matricola 11700 FIGC ?
Che città è mai diventata questa per essere ridotta cosi?
Possibile che tutto a Catania sia diventato un disastro e che ci si debba rassegnare al degrado e alla decadenza non solo in ambito sportivo ?
Svegliamoci, catanesi,e quelli di buona volontà si facciano avanti, non solo a parole.
Fatti, signori, ci vogliono fatti !
E questo è il momento!
Il comunicato stampa del Calcio Catania
http://www.calciocatania.it/article.php?id=36688&l=
La società Calcio Catania, in riferimento all’articolo apparso sul sito sicrapress.it in data 29 dicembre dal titolo “Catania no al fallimento” e firmato “Pierre de Courbertin…”, comunica di aver conferito mandato ai propri legali di valutare la proposizione di una denuncia querela, attese le volute inesattezze contenute nel testo. In particolare, il suddetto articolo allude ad un’udienza che dovrebbe tenersi martedì 7 gennaio 2020, nella quale si deciderebbero le sorti del nostro club. Tale affermazione, oltre ad essere inveritiera, è volutamente confezionata per creare allarmismo. In merito alla stessa affermazione, il Calcio Catania precisa che l’udienza citata è relativa all’ammissione della società Meridi alla procedura di amministrazione straordinaria. Il Calcio Catania ribadisce che alla scadenza del 16 dicembre 2019 ha regolarmente corrisposto tutti gli stipendi e le imposte dovute. È stata anche rispettata la scadenza del pagamento della seconda rata della “rottamazione” e di tutti gli adempimenti fiscali. Non vi è dunque alcuna udienza, né il 7 gennaio 2020 né in altra data, che riguardi la nostra società. Per tali ragioni, il Calcio Catania intende tutelarsi nelle sedi competenti.
La risposta di sicrapress
https://sicrapress.it/2019/12/30/il-catania-calcio-minaccia-sicrapress-e-la-liberta-di-pensiero/
Il Catania Calcio “minaccia” Sicrapress e la libertà di pensiero?
Siamo stati verosimilmente minacciati a mezzo stampa o meglio attraverso un comunicato stampa pubblicato sul sito del Calcio Catania. Ci vogliono per caso mettere il bavaglio? La società etnea prova in modo discutibile la strada della probabile intimidazione con la minaccia di querela. E perchè mai? Semplice, solo perchè la nostra testata, SicraPress, ha scritto (Catania no al fallimento….) più o meno le stesse cose riportate dalla Gazzetta dello Sport del 29 dicembre 2019 su pagina nazionale (pagina 29 per l’esattezza a firma di Nicola Binda e Giovanni Finocchiaro) in relazione all’udienza del 7 gennaio 2020 per la vicenda Meridi (sull’orlo del fallimento o in alternativa con la nomina dell’amministrrazione controllata), riconducibile a Nino Pulvirenti. Se avessimo scritto un’inesattezza, la società avrebbe potuto chiedere una rettifica che – è certo – avremmo pubblicato senza alcun problema come da legge sulla stampa (legge 8 febbraio 1948, n°47 articolo 8). Una riflessione dunque è d’obbligo: solitamente quando si intende querelare qualcuno, si affida il mandato a un avvocato o si va in Procura; ebbene, il comunicato stampa sul sito della società appare quasi come un avviso ai naviganti, una minaccia vera e propria alla ineluttabile libertà di stampa, al libero pensiero, al diritto di cronaca e soprattutto, al libero commento. Tutto questo non ci intimorisce: anzi, ci dà maggiore forza a proseguire sulla strada della corretta informazione della trasparenza e della lealtà. A testa alta. E schiena dritta. O forse in questa città a qualcuno non sta bene che la libera informazione sia il sale della democrazia?
la redazione di SicraPress