La ruota gira e il tempo è in grado di sgretolare solide certezze: Pallotta, Di Francesco e Monchi venivano acclamati per aver riportato la Roma nei grandi palcoscenici europei, quest’anno invece stanno subendo presa ti contestazioni dai tifosi.
Allo spagnolo non sono state perdonate le cessioni di Allisson, seppur ben remunerata, e quella di Nainggolan nonostante abbia portato a Roma tanti soldi e un gioiello forse più prezioso come Zaniolo.
Lo spagnolo si è raccontato in una lunga intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport.
Qual è il suo bilancio dopo 20 mesi di Roma?
“I bilanci si possono fare quando finisce un progetto e il mio è ancora lungo. Se penso alla stagione scorsa è positivo, mentre questa finora non è buona. Ma non saranno alcuni risultati a cambiare il mio modo di pensare e a farmi passare l’entusiasmo di lavorare nella Roma”.
Allora non va via a fine stagione?
“Ogni giorno sento che mi dimetto o che mi mandano via. No, l’ho già detto, resto alla Roma. Il mio obiettivo è arrivare al successo in modo graduale, ma continuo. Vorrei che si raccontasse meglio e a 360° che cos’è questo club, e penso che questo non venga fatto. Al di là di qualche risultato o di un acquisto giusto o sbagliato, per me la nostra è una società modello e mi dispiace che a volte rimanga in secondo piano rispetto ai giudizi su Monchi o Di Francesco. La Roma è di più di quello che si legge o si sente”.
A proposito di Di Francesco, ha faticato a difenderlo?
“Non è stato difficile perché c’era fiducia al 100% nella mia idea di tenerlo. E tutti l’hanno condivisa. Quando siamo andati a Boston da Pallotta, di Eusebio abbiamo parlato 15-20 secondi. La mia fiducia in lui era grande quando l’ho preso, oggi che ci lavoro insieme è ancora più forte”.
Zaniolo è l’uomo nuovo del calcio italiano. Si aspettava che potesse far così bene da subito?
“No, non me l’aspettavo. Il merito di questa crescita è suo e dell’allenatore, che è stato bravo a crederci. L’Inter non voleva inserirlo nella trattativa per Nainggolan, Ausilio aveva alzato un muro, però volevano Radja e alla fine hanno ceduto. Zaniolo sta stupendo tutti ma con Nicolò dobbiamo essere più tranquilli, per il suo bene. Ha solo 19 anni”.
La domanda che tutti i tifosi vogliono farle: Zaniolo resterà a Roma a lungo?
“La nostra idea è costruire una grande squadra, per questo dico che Zaniolo è il futuro della Roma non sarà venduto. Avrà un percorso lungo e importante in questa società”.
La Roma ha già tanti giocatori italiani, aumenteranno?
“Ho capito che è più opportuno prendere giocatori italiani. Tra gli acquisti fatti, spesso quelli che sono andati meglio sono gli italiani. Non significa che trascurerò il mercato estero, ma la Roma sarà in futuro molto italiana”.
A proposito di autocritica: è stato uno sbaglio prendere Pastore e Schick?
“Sono due discorsi diversi. Pastore è un giocatore forte, la questione è ritrovare quello di Palermo e Parigi, e credo che siamo ancora in tempo. Al progetto di lui come mezzala ci credevo. Per Schick il problema non è il calciatore. E’ la persona che a volte non trova la dimensione ideale per sviluppare quello che può fare il calciatore. Patrick in allenamento è fortissimo e lo dicono tutti, però purtroppo quelle capacità non le vediamo in modo continuo in partita. Quindi bisogna lavorare sulla persona. Potevamo mandarlo in prestito per aiutarlo, ma non c’è una formula perfetta e sicura. Credo che Patrick sia un frutto e bisogna ancora spremerlo fino alla fine e spendere tempo ed energie su di lui. Io ci credo. Ha talento, ma l’adattamento a volte è complicato”.
Nel rapporto qualità-prezzo qual è il giocatore migliore che ha preso per la Roma?
“A livello di rendimento Kolarov, ma Pellegrini ha una prospettiva importantissima”.
Boban ha detto alla Gazzetta che il financial fair play oggi frena le nuove proprietà che vogliono investire come Inter e Milan: lei che ne pensa?
“Io dico che la Roma lo rispetta ed è giusto che lo faccia. Il rispetto delle regole dà credibilità ai campionati”.
Per aumentare i ricavi servirebbe in fretta il nuovo stadio.
“In un momento di crisi economica, un progetto che muove un miliardo di euro ed è ancora fermo mi sembra poco logico. Potrebbe dare tanto non solo alla Roma, ma alla città. Vogliamo accorciare il gap non solo con la Juve, ma con tutto il calcio europeo, e per farlo questo progetto è fondamentale”.
Che mercato farà a gennaio?
“Cerchiamo solo giocatori che alzino il livello della squadra. Non è facile, ma ci proveremo fino alla fine. Ma come qualità e quantità siamo pronti, ne sono sicuro”.
Finiamo con un gioco: le proponiamo dei nomi, ci dica solo se sono possibili o impossibili per la Roma. Partiamo con Piatek
“Sarebbe possibile, se non chiedessero 70 milioni. Per me è forte, ma lo è al Genoa. Siamo convinti che lo sarebbe, per dire, anche al Chelsea?”.
Tonali.
“E’ uno dei più importanti giovani del calcio italiano, ma potrei dire lo stesso di Barella”.
Malcom lo riprenderebbe?
“Quando uno fa il d.s. di un club deve capire che rappresenta anche il cuore dei tifosi. Malcom si è preso gioco della Roma, e a me importa dell’immagine della società”.
Mancini.
“Adesso impossibile, ma in estate è diverso”.
Rugani.
“Impossibile, adesso e dopo. Hanno rifiutato un’offerta di 40 milioni del Chelsea. Non possiamo spendere tanto per un difensore centrale”.
Thiago Mendes?
“Impossibile”.
Ziyech e Belotti?
“Mi piacciono tutti e due”.
Bennacer?
“Ci piace, ma se ne parlerà a giugno”.
Dendocker e Ozyakup?
“Impossibili, esattamente come Herrera”.
Malcom a Barcellona non gioca, lo prenderebbe se lo offrissero?
“No, quando uno fa il d.s. di un club deve capire che rappresenta anche il cuore e i sentimenti dei tifosi. Malcom ha usato è preso in giro la Roma. Qui per lui non c’è io posto”.
Claudio Andò