La sfida di San Siro contro l’Inter potrebbe essere decisa per una delle due pretendenti alla Champions, per i giallorossi rilanciarsi definitivamente per l’Europa, entrando di diritto tra le principali pretendenti nella corsa, fino a fine stagione, per i nerazzurri blindare il terzo posto, e vivere un sereno finale di stagione.
Ma una sconfitta potrebbe non essere un dramma secondo Ranieri.
“Sarà una bella sfida, veniamo da due vittorie che ci hanno dato fiducia ed autostima – dice il tecnico della Roma – Vincere a San Siro sarebbe importantissimo, un successo ci darebbe ancora più spinta. Una sconfitta, invece, non cambierebbe di molto il nostro umore. Dovremmo ugualmente lottare fino alla fine per uscire a testa alta, la determinazione resterebbe la stessa”.
Ancora incerto però sull’11 da schierare, perché va valutato lo stato di forma di alcune pedine fondamentali.
“Sto vedendo bene tutti i ragazzi, ma devo capire chi sono quelli che hanno 90 minuti nelle gambe e chi no – continua Ranieri -. Pellegrini ha un cambio di passo importante, Nzonzi è un punto di riferimento a uno-due tocchi. Tra l’altro Zaniolo non è nel suo momento migliore e per me non è neanche un trequartista o un’ala, ma una mezzala. Quello è il suo ruolo migliore, almeno oggi a 19 anni”.
Difficile, invece, rivedere insieme Dzeko e Schick.
“Con l’Udinese ho fatto il farmacista. Sapevo i problemi della squadra, che De Rossi non avrebbe potuto tenere tutta la partita e che se avessi messo subito Pellegrini poi, quando lo avrei dovuto spostare al posto di De Rossi, poteva essere stanco anche lui. Per questo con l’Udinese ho messo le due punte. Con l’Inter sappiamo di andare ad affrontare una squadra in salute, che pressa e lotta. E farò le mie considerazioni anche in base a questo”.
Un pensiero poi sulla breve parentesi in nerazzurro, dove arrivarono 7 vittorie di fila, seguite da altrettante sconfitte, che poi portarono all’esonero.
“Ho avuto poco tempo per conoscere Milano, ci sono stato pochi mesi, arrivando in corsa e andando via in corsa. Ho avuto la sfortuna di perdere due giocatori di cui uno importantissimo come Thiago Motta e uno di belle speranze come Coutinho. Finché c’erano loro ci eravamo ripresi, senza Motta ci siamo invece spenti, la squadra non aveva più il suo riferimento centrale. Ma tornare non mi farà effetto, mi rende orgoglioso essere l’allenatore della Roma. Personalmente mi brillano gli occhi solo per due squadre, la Roma e il Cagliari. Della prima sono tifoso, l’altra mi ha permesso di scalare tutte le categorie, portandomi dalla C alla A”.
Claudio Andò