Messina – La classe operaia va in paradiso, a calci. La Sicilia e la sua gente malata di pallone. Sotto i riflettori non una società di super professionisti strapagati bensì il Provinciale, leggendaria formazione messinese che negli anni Settanta, visse stagioni magiche ancora impresse nelle menti dei tifosi. Il Provinciale è tornato in campo da qualche anno grazie alla passione di Lino Summa, del compianto papà Nino – giocatore in gioventù del Messina – e della vecchia gloria del Provinciale Nino Saia che ricopre il ruolo di direttore tecnico. Oggi la società partecipa al campionato di seconda categoria girono C della Sicilia. D’accordo “dilettantissimi” calciatori ma amanti come non mai dello sport genuino.
Dalla dirigenza all’ultimo magazziniere persone in marcia da una vita, ma ormai ce l’hanno fatta: superando per 2 a 0 il Francavilla di Sicilia disputeranno la semifinale di coppa Trinacria. Ovvero le migliori quattro formazioni della Sicilia. Insomma, si contenderanno l’ultimo atto della Coppa. Certo, a loro non è concesso la diretta tv, 80mila spettatori, autorità in tribuna e, sul campo. Ma al Provinciale, alla loro passione matta di correre dietro un pallone, tutto questo non importa. Il giorno vivono di lavoro: chi fa l’impiegato, chi l’operaio, chi lo studente, qualcuno ha persino mansioni più delicate. Quello che però li unisce è l’amicizia e la voglia di sudare in tutti i campi della provincia di Messina. La Coppa Trinacria è stata, per il momento, una gioia, una piccola mission che la famiglia Summa vorrebbe portare a termine con profitto: sotto la maglia c’è un cuore che batte forte ma soprattutto un mondo che merita di essere esplorato.
Una Società unica
Tecnicamente li definisce una parola molto bella: amatori. La supponenza li qualifica invece come dilettanti, solo perché giocano un campionato di retrovia; vivono con i loro stipendi e per andare a giocare, nelle gare infrasettimanali, spesso hanno dovuto mettersi in ferie. Erano signori Nessuno, ma grazie alla loro passione sono diventati gli eroi del Provinciale. D’accordo, non vinceranno lo scudetto, né parteciperanno alla Champions league, perché in retrovia la vita di un calciatore è una metafora capovolta, poiché nella realtà, col cavolo che Buscema e Milici, tanto per citare gli autori delle due reti che hanno permesso al Provinciale di superare i rivali del Francavilla, per festeggiare, andranno a ballare con le veline di Striscia. Niente modelle, niente gossip, bensì il sogno della Coppa Trinacria, così bisogna continuare a viaggiare fino alla fine della storia. Oltre, ci sono i traghetti dei sogni rimasti in sospeso, dettagli di incroci con il destino. Ma per fortuna nel Provinciale della famiglia Summa, si respira ciononostante il trionfo. Quel giorno sarà festa grande.
Con tanto clamore che persino più di un negozio esporrà in vetrina il poster della squadra e, addosso, un indumento con i colori sociali. Sarebbero Bianco Rosso Nero, alé Provinciale, “sulla strada della gloria”. Dopo, sarà quel che sarà, ma se questi vincono la Coppa Trinacria, allora vuol dire che davvero il paradiso esiste, e non se lo comprano i ricchi, non ce lo spiegano i professori, è, invece, un luogo esclusivo, riservato a calciatori di retrovia: operai, impiegati, studenti, ma nei campi polverosi dell’Isola, valorosi calciatori, in una parola (molto bella): amatori. Per puntare sul trionfo finale ce ne vuole, ma, come diceva Pascal quand’era sottosopra: la scommessa è una fede. E così, ai confini del mondo dorato del pallone italico si sta bene. Per ora va bene così.