A Iserlohn il bilancio del presidente federale all’indomani dell’eliminazione da EURO 2024: “La squadra è consapevole di non aver potuto riconsegnare a tutti i tifosi italiani quella gioia che meritavano e che meritano. Spalletti deve avere la nostra fiducia, tutti insieme invece dobbiamo porre rimedio a cominciare dalla valorizzazione dei giovani”…
Nella sala stampa di Casa Azzurri Germania, all’indomani dell’eliminazione dell’Italia da EURO 2024, il presidente della FIGC Gabriele Gravina e il Ct della Nazionale Luciano Spalletti hanno incontrato i media: un’ora di confronto, con il bilancio della spedizione tedesca e l’analisi delle problematiche che hanno portato all’uscita di scena dei campioni d’Europa.
RINGRAZIAMENTI E RIFLESSIONI. “L’occasione è prima di tutto quella di ringraziare tutti coloro che hanno dato un contributo di lavoro significativo per questo evento: i collaboratori della Federazione, e quelli di Casa Azzurri, progetto importante che ha portato a Iserlohn e Milano oltre 40mila persone. Questa è una giornata particolare, con tanti sentimenti, tante riflessioni che si accavallano, ma fondamentalmente e personalmente siamo dispiaciuti per non aver potuto riconsegnare a tutti i tifosi italiani quella gioia che meritavano e che meritano. Siamo dispiaciuti per il risultato, ma il risultato nello sport è soggetto a tantissime variabili, che prevedono anche l’ipotesi di una sconfitta. Quello che rimane è la delusione per non aver potuto dimostrare a chi ci ha seguito tutto quello che è stato fatto in fase di preparazione da questi ragazzi. Una delusione per l’incapacità di esprimere quello che avremmo potuto fare e per non aver potuto toccare con mano il carattere tipico dell’italianità, che porta a reagire ad alcuni limiti che abbiamo sempre evidenziato”.
RESPONSABILITÀ. “Il gruppo non si distacca dall’assunzione di responsabilità. Siamo tutti responsabili, e dobbiamo continuare a esserlo, appellandoci proprio al grande senso di responsabilità. C’è stata una lunga chiacchierata con il mister: è impensabile risolvere i temi abbandonando un progetto che dal primo momento abbiamo definito pluriennale. C’è da cambiare qualcosa, c’è da rivedere qualcosa in termini di approccio: ci saranno delle riflessioni profonde, ma abbiamo cominciato a confrontarci con Luciano Spalletti. Dobbiamo crescere tutti e abbiamo un solo modo per farlo: quando si cade, e ci capita piuttosto spesso, bisogna rialzarsi con la forza del progetto, la forza delle idee e con il lavoro. Non ho la cultura di fuggire dalle difficoltà, ma questo è il momento di distinguere le posizioni politiche e sportive”.
PROGETTO PLURIENNALE. “Parliamo di un progetto nel quale è centrale un allenatore subentrato da pochi mesi e che ha avuto a disposizione poche gare. Ci sono poi poco più di 100 calciatori selezionabili e questo deve porre delle riflessioni che non dipendono dalla posizione del presidente federale, ma dal sistema. Spalletti deve avere la nostra fiducia. Il talento c’è, e lo dimostrano i risultati delle nostre Nazionali giovanili come l’Under 17, che recentemente si è laureata campione d’Europa: non siamo però mai riusciti ad attivare un meccanismo di valorizzazione di questo talento”.
CRITICHE. “Accettiamo le critiche, ma quelle che ci servono per crescere e legittimate da elementi fondati. Poi ci sono quelle strumentali, di una richiesta di dimissioni in un momento di chiusura di un mio mandato. Non esiste nell’ambito di una governance federale l’idea che qualcuno possa pretendere dall’esterno le dimissioni. La scadenza del mandato è prevista a marzo 2025, ma le elezioni avverranno prima (entro fine ‘24) compatibilmente con gli adempimenti statutari. Andremo a un confronto democratico: quella delle elezioni è l’unica sede deputata a scegliere la governance. E quella governance sarà portata a fare tutte le scelte. Personalmente non mi sono soffermato sulla mia voglia di poter continuare questo percorso che ritengo impegnativo. Io rispondo ai delegati, al mondo del calcio, il mio è un ruolo di servizio. Ci sono sette componenti nel mondo del calcio ed è giusto che ci sia un confronto aperto, con la possibilità di verificare se il percorso va continuato o interrotto. Le riflessioni saranno fatte dopo aver tolto scorie che attraversano il mio entusiasmo”.
GIOVANI E VIVAI. “Le leggi comunitarie impediscono di imporre delle scelte legate all’utilizzo di giovani. Piuttosto siamo di fronte a un fatto culturale, che passa da alcuni numeri: il 67% dei nostri calciatori è straniero, abbiamo solo il 32-33% di calciatori selezionabili, e stiamo anche resistendo strenuamente alla possibilità di tesserare liberamente extracomunitari. Una resistenza che implica attacchi politici. Non c’è l’atteggiamento culturale per capire come un asset fondamentale per risolvere siano i settori giovanili e i vivai. Lavorare con i giovani non è un costo, ma un investimento: possiamo imporre tutto quello che volete, ma dobbiamo essere tutti d’accordo. Contrasti tra Federazione e politica? No, c’è semplicemente un confronto dialettico continuo all’interno di un equilibrio tra le norme e le leggi dello stato, e avviene anche in altre nazioni”.
OBIETTIVO 2026. “La consapevolezza dell’importanza della qualificazione al Mondiale 2026 c’è. Quando abbiamo parlato con Luciano Spalletti, la progettualità puntava al 2026: possiamo fondare tutte le aspettative, ma dobbiamo sempre fare i conti con la realtà. Nessuno è in grado di garantire un impegno senza la progettualità. Nel 2018, anno di inizio del mio mandato, scegliemmo di finanziare tutta l’attività di base. Questa progettualità deve portare alla valorizzazione del nostro talento. Tra 60 giorni iniziamo la Nations League: possiamo fare tutti i discorsi che volete, ma siamo lontani dagli obiettivi. Ci siamo accorti che siamo tornati indietro, e che siamo un po’ più lontani, ma non ci possiamo arrendere e pensare di lasciare da parte alcune buone prestazioni che comunque ci sono state. L’obiettivo 2026 esiste ed è reale: sarebbe un disastro inimmaginabile non poter centrare per la terza volta la qualificazione. Non per il risultato, ma per il non essere riusciti a trovare la soluzione a un progetto”.
SOLUZIONI. “Abbiamo già iniziato un confronto, attraverso l’individuazione di alcuni errori per porre rimedio. Abbiamo già iniziato a istituire un organismo consultivo all’interno del Club Italia composto da cinque-sei esperti dei club di Serie A, per individuare una strategia di valorizzazione dei giovani. Non possiamo commettere gli errori che abbiamo commesso in questo lungo periodo. Ogni volta ci caschiamo e ci adagiamo su un confronto politico meno aspro, ma che deve invece essere talmente aspro da generare aspetti positivi. Ci si inceppa nella valorizzazione di questi ragazzi che vincono l’Europeo ma poi hanno zero presenze nelle prime squadre. Abbiamo avviato un percorso di valorizzazione attraverso le Seconde Squadre, ma che crea tensioni politiche all’interno del Consiglio Federale. Si parla di valorizzazione dei giovani, e poi serve un provvedimento del Governo sul tema del vincolo sportivo. Abbiamo squadre Primavera con il 100% di calciatori stranieri, la nostra Primavera ha aumentato il limite di età di un anno. Si chiede alla FIGC di attivare processi che valorizzino i giovani e poi arriva l’emendamento di un deputato che mira a dare alle Leghe la piena titolarità dei campionati, anche quelli giovanili di competenza. C’è un’idea non convinta di avere un patrimonio di talenti di grandissimo valore: la necessità del risultato sportivo immediato non permette di avere pazienza. Avete visto tutti la nostra Under 17 come ha vinto l’Europeo, 3-0 contro il Portogallo. Un risultato che fa capire che si hanno a disposizione dei ragazzi straordinari. Ma questi ragazzi, poi, non giocano neanche in Primavera: perché la Federazione non deve avere la possibilità di incidere? Le responsabilità sono le nostre, le critiche le accetto, ma dobbiamo trovare il modo di inserirle in un percorso di responsabilità del sistema”.
PRESTAZIONE SPORTIVA. “La delusione è di tutti, anche dei ragazzi per non essere riusciti a ottimizzare in termini concreti i grandi sacrifici fatti. Non sono deluso da loro, ma dalla prestazione contro la Svizzera. Spalletti si impegnerà in questi 60 giorni, ma la vedo dura pensare che in due mesi vengano fuori alternative per il salto di qualità. La mancanza è stata quella di sopperire con il carattere ad alcune carenze oggettive, ma non voglio buttare via tutto quello che è stato fatto. I ragazzi devono essere tenuti in considerazione per tutto quello che hanno fatto”.