Come si riconosce un bravo istruttore? Non prendetemi per saccente nè mitomane epperò ogni volta che pubblico una riflessione su ciò che accade nel bizzarro mondo della pallacanestro siciliana e non, ecco che i d-istruttori si sentono offesi.
In tutta onestà non penso che dovrebbero esserlo: se sono bravi e preparati che problema c’è a leggere quello che pubblico?
Se hanno la coscienza a posto e soprattutto, se hanno formato fior di atleti, non hanno nulla di cui incazzarsi.
Epperò, la domanda sui bravi istruttori ritorna a galla ogni volta che andiamo ad assistere una partita di basket con in campo giocatori messinesi – e dopo averne visto i gesti tecnici – si tratta di quantificare il merito in percentuale che l’istruttore ha sulla crescita del giocatore.
Sembra facile, ognuno di noi, probabilmente, guardando indietro ne ha almeno uno da ringraziare, in positivo o, peggio, in negativo. La questione diventa più spinosa quando devi spiegare il perché Messina – da piazza prestigiosa del basket – nonostante tutti questi bravi istruttori, non ha una squadra degna di questo nome in serie B.
Dove giocano i ragazzini formati da questi bravi istruttori?
Possibile che i tanti centri di avviamento al basket di questa città, alcuni con strutture all’avanguardia come la Cittadella universitaria (CusUnime), non riescono a sfornare, non dico cento o cinquanta fenomeni, ma il minimo sindacale, per quanto pagato dalle famiglie, di dodici validi atleti per essere competitivi non in B, ma in C silver?
E se tutto ciò non è accaduto di chi è la colpa? Del destino? Del buon Dio che non ha fornito il giusto talento? Del ragazzo che è svogliato? Delle calamità naturali? Oppure è solo colpa mia che racconto gli eventi in modo nefasto?
Non ridete, la storia insegna che se c’è un problema per risolverlo va ricercata la causa, dato che, gli istruttori bravi ci sono, eccome, anzi abbondano in questi centri sportivi con strutture all’avanguardia.
Appassionati della pallacanestro i nodi centrali sulla gonfiata crescita dei cosiddetti prospetti sono sempre i medesimi: il rischio di una significativa discrezionalità (e relativa responsabilità) affidata all’istruttore del centro, dato che spetta lui a mettere l’ultima parola sui nomi dei meritevoli cui assegnare il “bonus” selezione siciliana; la difficoltà oggettiva di stabilire criteri verificabili, trasparenti, attendibili e la complicazione di dare omogeneità e verificabilità a meccanismi che possono variare anche molto da istruttore a istruttore (vedi il caso di Daro Gullo, uno dei migliori atleti messinesi degli ultimi tempi mai convocato nelle giovanili siciliane perché, probabilmente, inviso ai selezionatori del tempo, non essendo un raccomandato.
E dunque?
Detto che mi assumo la colpa se anche per il prossimo anno non sarò premiato quale miglior cronista sportivo dal Comitato che decide, non solo i Premi Nino Donia, ma anche la carriera nei prestigiosi centri di avviamento al basket di questa città, non cerco alibi, concludo questa analisi con una speranza: d’accordo Messina non ha una squadra in B e neppure una degna di questo nome in C, sulla serie D sorvolo, ma non dispero, sarò smentito prima o poi. Epperò, lasciatemelo dire: non siamo ancora un popolo di atleti di basket ma di aspiranti stregoni della panchina sì.