Il basket a modo mio: Diamo al “corvo” quel che è del corvo

Diamo al “corvo” quel che è del corvo e alla verità il giusto peso. Leggendo tra le righe delle lettere anonime che puntualmente segnano la storia non solo del Paese ma anche dello sport. Grazie ai corvi della pallacanestro siciliana. A questi strani personaggi che vanno di prepotenza in prima pagina e cancellano campionati, torti arbitrali, scommesse e bilanci (dopati?).

L’uomo è tanto meno se stesso quanto più parla in prima persona. Dategli una maschera e dirà la verità.

Oscar Wilde

 

Grazie a loro, a questi corvi di tastiera, ci sentiamo tutti migliori. Quasi quasi anche IMG Press, che pure ha dato dell’incapace al capo del basket siciliano, e dunque in qualche modo siamo complici dello strano clima che da qualche stagione si vive in Sicilia: dagli arbitri ai tesseramenti; dai campionati maggiori a quelli giovanili. Parto da qui.

La prima lettera anonima del “Corvo” contro le istituzioni spuntò nel 1989. Come un uccello del malaugurio ha svolazzato sempre quando ci sono stati gli attentati. La missiva arrivò a ridosso dell’attentato fallito a Falcone, l’altra invece a cavallo tra la strage di Capaci del 23 maggio 1992 e quella in via D’Amelio del 19 luglio 1992.

Del Corvo c’è traccia pure in Vaticano. Il portavoce vaticano: “La Gendarmeria ha individuato una persona in possesso illecito di documenti  riservati che  ora è a disposizione della magistratura vaticana”. Voci vicine alla Santa Sede confermano che si tratta di Paolo Gabriele, “aiutante di camera” della famiglia pontificia.

Poi c’è il Corvo Rosso, Sicilia IGT, prodotto con i vitigni autocton, vino storico del gruppo Salaparuta il primo imbottigliamento ha avuto luogo già nel 1824, anno di fondazione dell’azienda Corvo. Sono diversi  i “corvi” che con le loro azioni hanno segnato la storia degli ultimi 30 anni: dalla lotta alla mafia al tentativo di minare la religione cristiana

Da qualche anno anche il basket siciliano ha il suo Corvo – animale affascinante presente in tutto il globo che è tradizionalmente associato alla morte alla stregoneria e al malocchio – in quanto con cadenza a orologeria è pronto con le Sue sortite alle testate giornaliste a far emergere le frizioni che ci sono nel mondo sportivo e arbitrale siciliano.

Sono troppi veleni che si annidano nella pallacanestro isolana, con il settore arbitrale regionale, terreno fertilissimo per la fioritura di questi veleni.

Ogni volta che IMG Press ha provato a fare luce su certe vicende puntualmente il vertice ha cercato di zittire il foglio elettronico più irriverente del web (come sentenziò a suo tempo Gian Antonio Stella, sul Corriere della Sera). Cosa che peraltro sapevo già.

IMG Press non scrive per compiacere i potenti (o i potenti tifosi) ma per dire quello che ha visto. Altri giornalisti si regolano diversamente, affari loro: ognuno ci mette la firma, la faccia, dice la sua, tutto regolare. Anche il Cia Sicilia? Anche Ciro Beneduce.

Chissà quali sono gli interessi che spingono i tesserati del Cia a far emergere le contraddizioni di un ambiente nel quale sono tutti amici la mattina per poi pugnalarsi all’ora di pranzo, senza neanche aspettar il calar del sole. Ovvio che scalare le categorie fa gola a molti, ma soli in pochi ci riescono e quei fortunati spesso hanno, per puro caso, lo stesso cognome o provengono da province dove il basket è più famoso per i passaggi televisivi del mercoledì sera sul noto programma nazionale “Chi l’ha visto”.

Si racconta di arbitri che chiedono la “testa” di altri colleghi, di vassoi di paste di mandorla che vengono recapitate negli aeroporti, di inviti estivi per vacanze mozzafiato nelle magnifiche isole siciliane. Solo leggende metropolitane? Sicuramente!

Epperò,  si dice che il cioccolato buono si fa col cacao, certo si può fare con altri ingredienti, come il micidiale olio di palma, ma è meno buono. Così è la crescita sportiva e arbitrale. Dipende sempre da chi educa, dal carisma del maestro e dall’integrità morale.

Se ripenso che la Fip Sicilia, ai tempi di Antonio Rescifina, è riuscita a fare a meno dell’esperienza, della professionalità, dell’educazione sportiva di uno come Tolga Sahin, forse il più bravo arbitro italiano, mi viene l’orticaria. Fino a quel momento, giuro, non avevo visto tutti i danneggiamenti lamentati dal Corvo. E soprattutto, sfido chiunque, Rescifina compreso, a sostenere il contrario, il merito era l’unico mezzo per andare avanti. Oggi? Sicuramente nì!

Potenti dirigenti siciliani, vi sta bene ugualmente? Pazienza, ma almeno evidenziatemi la presenza dei raccomandati come si fa per i grassi vegetali, no? Nemmeno quello? Beneduce, andiamo male!

Amici sportivi, amanti del basket, bisognerà leggere quelle parole scritte piccolissime sul retro di una lettera anonima per conoscere il valore di una promozione. Siete almeno d’accordo sul fatto che il tesserato deve sapere se sono impiegate “spintarelle” derivate da prestazioni arbitrali geneticamente modificate?

Ovviamente sono narrazioni da Corvo che noi di IMG Press, stentiamo a credere anche perché poi arriva puntuale la smentita del tesserato che sostiene, con tanto di carta bollata, di non aver inviato la mail alle testate giornaliste, per autorizzarne la pubblicazione.

Peccato che la smentita non smentisce i contenuti di tali scritti che, puntualmente, il Corvo mette in circolazione. Ma poi questa storia del Corvo è solo l’inizio, ve lo dice uno che sulla bontà della giustizia sportiva ha parlato subito chiaro. La mentalità è la stessa, gira nell’aria e per gli stanzini (non solo dei palazzetti) esultiamo: gli dai un Corvo e fanno prigioniero il tesserato che non riescono a zittire con le buone.

Neanche crediamo alle chiacchiere da bar del palazzetto  dove gli addetti ai lavori (giocatori, coach e dirigenti) davanti a un prosecco e patatine definiscono l’ambiente arbitrale una “cloaca”.

Non  è questo il basket che vogliamo, cioè degli istruttori – distruttori dei bambini bancomat o degli arbitri Dracula che si nutrono delle poche risorse rimaste nel mondo dello sport e della pallacanestro in particolare.

Bisogna avere una coscienza critica sopratutto da chi è chiamato a governare il movimento ma forse, lo ripeto, parte proprio da lì il cattivo esempio. Il leggendario allenatore di basket John Wooden ha detto: Non ha importanza chi comincia il gioco, ma chi lo termina.

 

Ciuff…e…Tino