IL TAR CONFERMA: NO AL TENNIS AL CHIUSO

Il Tar del Lazio ha rigettato l’istanza di alcuni circoli del nord Italia contro il divieto espresso dal Dpcm di svolgere l’attività tennistica non agonistica nei palloni pressostatici…

La doccia fredda, anzi gelata, l’ha servita il Tar del Lazio. Il tennis nei palloni pressostatici non è consentito. Come riporta un articolo sull’edizione milanese di Repubblica, a firma di Lorenzo Pardini, è stata rigettata l’istanza presentata da trenta circoli del nord Italia con la quale si richiedeva la sospensiva del Dpcm in vigore per le misure di prevenzione contro il Covid-19, nella parte in cui si vieta di giocare a tennis nelle strutture al coperto, equiparate a tutti gli effetti ai locali chiusi.

“Il Tar ha liquidato la questione in maniera scarna, senza nemmeno rispondere nel merito”, commenta amareggiata Elena Buffa di Perrero, presidente del Tennis Club Bonacossa, uno tra i principali circoli milanesi, che insieme al Milano, l’Ambrosiano, il Quanta e lo Sporting Milano 3 hanno aderito al ricorso. La speranza era quella di poter riprendere l’attività nei palloni pressostatici, che altrimenti nei mesi invernali al Nord, con i campi ghiacciati viste le temperature rigide, è del tutto paralizzata. Dalla fine di ottobre, praticamente, le scuole tennis e gli amatori non possono allenarsi e giocare a tennis nelle strutture al coperto, praticabili soltanto dagli agonisti.

A nulla è bastato il parere scientifico, su cui era basato il ricorso dei circoli, del professore Giorgio Buonanno, docente ordinario di fisica tecnica ambientale all’università di Cassino e alla Queensland university of technology di Brisbane, Australia. Secondo questa relazione i flussi d’aria sotto i palloni pressostatici garantiscono un ricambio d’aria adeguato.

“Siamo amareggiati – dice Giancarlo Lombardi, presidente del Tennis Club Lombardo, promotore dell’istanza insieme al Bonacossa – questo è un danno sociale ed economico per tutti. Non capiamo perché i bambini non possono fare attività sportiva in una struttura di 262 metri quadrati divisa tra quattro giocatori e un maestro, secondo i protocolli federali, mentre a scuola sono molti di più in una superficie più ristretta. Noi circoli più grossi sopravvivremo, ma le associazioni più piccole non riusciranno a fronteggiare queste perdite enormi”. La speranza a questo punto è ripartire a marzo col nuovo Decreto.