Il tecnico toscano è stato presentato questa mattina ai media, lunedì a Coverciano il primo allenamento in vista delle gare con Macedonia del Nord e Ucraina. Gravina: “Volevamo dare alla Nazionale un tecnico di grande prestigio e ci siamo riusciti”…
Solo cinquantasette chilometri separano Certaldo, suo paese Natale, dal Centro Tecnico Federale di Coverciano, dove Luciano Spalletti si appresta a iniziare la sua nuova avventura da Commissario Tecnico della Nazionale. Un tragitto breve per un viaggio durato oltre trent’anni, da quando nel 1993 intraprese la carriera da allenatore nelle giovanili dell’Empoli. Un lungo percorso che lo ha visto valicare anche i confini dell’Italia per andare a vincere due campionati e altrettante coppe in Russia. Fino all’ultima tappa di Napoli, dove tre mesi fa ha regalato ai tifosi napoletani uno Scudetto che sognavano dai tempi di Diego Armando Maradona.
E adesso una nuova sfida attende il tecnico toscano, che questa mattina con il suo staff al completo in compagnia del presidente della FIGC Gabriele Gravina ha incontrato la stampa per il suo battesimo da Ct. Nell’Aula Magna di Coverciano, con una settantina di giornalisti, presenti i vertici federali, il nuovo capo delegazione Gigi Buffon e anche Zvonimir Boban, Chief of Football della UEFA.
“Oggi inizia un nuovo capitolo della storia azzurra, una storia lunghissima e importante che appassiona milioni di italiani”, ha dichiarato Gravina dopo aver dedicato un pensiero alle vittime della tragedia di Brandizzo e a tutte le vittime di incidenti sul lavoro. “Si apre un nuovo capitolo di un libro inedito della nostra vita sportiva, inizia l’era di Luciano Spalletti. In pochi giorni abbiamo dovuto rimediare a una crisi importante e imprevista, senza precedenti per quanto riguarda alcune modalità. Una crisi affrontata in silenzio e con stile: abbiamo voluto dare priorità alla maglia azzurra, mettendo il valore della nostra Nazionale al primo posto. Non abbiamo voluto anteporre a questi valori i nostri individualismi, le nostre prerogative personali, un pizzico di delusione che è inutile negare e che ti rimane dentro. Volevamo dare alla Nazionale un tecnico di grande prestigio e ci siamo riusciti. Sul piano tecnico non devo dire nulla di Spalletti, la sua storia è chiara sotto il profilo del valore professionale e sulla qualità del gioco espresso nonché sulla maturità acquisita negli ultimi anni. Quello che più mi ha colpito è il lato umano, sul quale abbiamo avuto l’intuito di investire. Ho avuto modo di apprezzare Luciano come una persona che dedica tutta la sua capacità sentimentale di sacrificio totale a tutto ciò che ama: sacrifico totale alla sua famiglia, alle persone a cui è legato, alla sua terra e al gioco del calcio, a cui dedica gran parte della sua vita. La sua identità è la sua cifra distintiva”. Il presidente federale ha raccontato come il tecnico si sia subito mostrato entusiasta all’idea di diventare Ct: “Quando ci siamo visti Luciano mi ha detto ‘Presidente, non perdiamo tempo. Faccia le sue riflessioni ma non si approfitti di me, io voglio allenare la Nazionale’. Questo è un biglietto da visita incredibile, dice tutto sul suo entusiasmo per questo ruolo. Gli italiani non hanno solo un grande allenatore, ma una grande persona. L’augurio che posso fargli è di aggiungere una nuova etichetta ai suoi vini, un’etichetta dedicata all’azzurro”.
LE PAROLE DEL CT. “Grazie a tutta la Federazione, in primis al presidente Gravina per avermi dato questo bellissimo incarico. Ho passato molto tempo in questo luogo, nell’Università del calcio, ma essere da qui alla conferenza della mia presentazione da Ct è un’emozione indescrivibile. È un sogno che parte da lontano, avevo 11 anni quando in occasione del Mondiale di Messico ‘70 andai a chiedere a mia mamma di cucirmi una bandiera dell’Italia per andare a festeggiare il 4-3 sulla Germania. Questa bandiera ora la riporterò in panchina e spero di far rinascere quel sogno in tutte le migliaia di bambini che guardano la Nazionale”.
Avrà pochi giorni per calarsi nel nuovo ruolo Spalletti, visto che tra poco più di una settimana la Nazionale tornerà in campo per affrontare Macedonia del Nord e Ucraina. Due sfide determinanti sulla strada che porta a EURO 2024, con la qualificazione al torneo continentale che rappresenta il primo obiettivo da centrare per il neo Ct. Che ancor prima dei risultati vuole trovare quel senso di appartenenza per la maglia azzurra: “Cerco la felicità perché ne abbiamo bisogno. Di solito non riesco a essere felice da solo, non riesco ad essere felice se non vedo la gente felice vicino a me. Napoli è stata la mia felicità perché ho visto i napoletani contenti. Anche i calciatori che verranno devono essere felici di vestire questa maglia, bisogna urlare la nostra felicità e vestire questa maglia, una maglia importantissima che ha una storia importantissima. Ricordo De Rossi, che diceva ‘Ho due maglie, quella del club e quella della Nazionale, che portiamo sempre sotto a quella del club. Noi abbiamo dei campioni che ci hanno fatto vedere cosa vuol dire il senso di appartenenza, penso ai vari Mazzola, Rivera, Riva, Baggio”.
Ventunesimo Ct unico della storia, Spalletti cita i Commissari Tecnici che hanno alzato al cielo la Coppa del Mondo (“Pozzo, Bearzot e Lippi ci hanno indicato la strada, dobbiamo dare continuazione a quella storia”), ricorda Gianluca Vialli (“sarà sempre con noi nello spogliatoio”) e spende anche parole al miele per il suo predecessore: “Da Mancini eredito una buona Nazionale, ha vinto un Europeo e fatto il record di partite senza sconfitta. Ha lanciato molti giovani, scoprendo talenti che possono esserci utili. Poi bisogna cancellare l’amarezza di due risultati e prendere le distanze dal fatto di credere di far parte di un calcio minore, che non appartiene alla nostra storia. E cercare di andare a fare un calcio che piaccia a tutti”.
Ieri, nel suo primo giorno da Commissario Tecnico, ha diramato le prime convocazioni. Nessuna grande sorpresa, con l’unica novità rappresentata dal difensore della Lazio Nicolò Casale, che aveva assaporato la maglia azzurra in un paio di stage dedicati ai calciatori di interesse nazionale. Assenti invece nell’elenco dei 29 convocati alcuni campioni d’Europa come Bonucci, Verratti e Jorginho. Ma le porte per loro, come per tutti, non sono chiuse: “Dobbiamo andare a giocare due partite fondamentali, abbiamo bisogno di spessore internazionale e di un po’ di esperienza”. Due giocatori per ruolo, le scelte sono dettate ovviamente anche dalla condizione fisica: “Soprattutto in questa fase della stagione è fondamentale il minutaggio. Ho lasciato a casa ad esempio Jorginho e Verratti perché non avendo fatto la preparazione era impensabile portarli dentro”. Su quella che sarà l’identità della sua Nazionale preannuncia: “Partiremo col 4-3-3, poi se avremo bisogno metteremo un sottopunta passando al 4-2-3-1. Vogliamo giocare con la difesa a quattro, qualche calciatore è stato scelto perché gioca con il club a quattro. Dobbiamo essere una squadra che tenta di andare a prendere la palla. Solo due cose contano nel calcio: la pressione e la costruzione, tutto il resto viene di conseguenza”. Detto che come regista oltre a Locatelli il Ct vede bene anche Cristante (“lo sta facendo in maniera splendida, ha quella fisicità che ti può aiutare in alcuni svolgimenti della partita”), vista la carenza di centravanti di ruolo Spalletti potrebbe sperimentare anche soluzioni innovative: “Mi sembra che ci siano delle potenzialità in avanti da poter sfruttare, ci sono uno o due calciatori che possono ricoprire il ruolo di attaccante centrale pur avendo sempre giocato in altre posizioni”. Intanto nelle prime convocazioni ha deciso di puntare su tre attaccanti molto diversi tra loro come Immobile, Retegui e Raspadori: “È chiaro che l’attaccante fisico ha caratteristiche ben precise, ma magari Raspadori è più bravo a partecipare al gioco di squadra. Kean e Scamacca non li ho chiamati per il basso minutaggio”.
Detto che sarà fondamentale lavorare in sinergia con i club (“non dobbiamo essere mai in contrasto, cercherò di avere un rapporto continuo con gli allenatori”), il Ct apre agli oriundi (“non contano i documenti in tasca, ma la voglia di rappresentare la nostra storia”) e conta di chiudere al più presto la questione legata alla clausola con il Napoli: “Niente mi farà retrocedere dal pensiero di aver preso la decisione corretta. Ci sono delle cose che dobbiamo mettere a posto dove stanno lavorando gli avvocati e spero si possa arrivare il prima possibile alla migliore soluzione per tutte e due le parti. Napoli è stata un’esperienza bellissima, qualcosa di travolgente. Ho un ricordo bellissimo”.
Adesso però conta il presente, un presente sempre tinto di azzurro ma che lo vedrà rappresentare un Paese intero. “Forse non sarò il miglior allenatore possibile per la Nazionale – l’epilogo ad effetto – ma sarò il miglior Spalletti possibile”.