Italia, immigrati e razzismo. That’s Italy….

Italia, immigrati e razzismo: “Balotelli è italiano perchè ha la cittadinanza italiana ma non potrà mai essere del tutto italiano”. Lo ha affermato Luca Castellini, capo della tifoseria dell’Hellas Verona, intervistato stamani dall’emittente Radio Cafè sulla vicenda dei buu razzisti all’indirizzo del giocatore del Brescia. Alla domanda se la tifoseria veronese sia razzista, Castellini ha aggiunto che “ce l’abbiamo anche noi un negro in squadra, che ha segnato ieri, e tutta Verona gli ha battuto le mani”.

 

Queste poche parole sono a nostro avviso lo specchio del razzismo italiano: opportunismo. Può darsi che ci siano anche alcuni che ne fanno una questione di etnia e di razza in senso fisico, ma crediamo che siano una minoranza della minoranza che, visto anche come procede il mondo verso la globalizzazione di tutto, diventeranno sempre più minoranza.
Abitualmente, infatti, se si chiede a qualcuno che ha esternato un qualche razzismo, se si sente razzista, la risposta è sempre negativa.
Nel nostro caso è come quello che rivolto a qualcuno che non gli piace perché convinto che sta ledendo o potrebbe ledere i suoi interessi, non potendogli dire cose tipo “gobbo”, “nero”, perché ad evidenza oculare non è tale, lo apostrofa con il classico “figlio di puttana”. Se poi questo “figlio di puttana” in qualche modo è partecipe dei suoi interessi, l’appellativo offensivo sparisce… anche se, nel fondo del suo cuore, è probabile che questo nostro “quello” continui a pensare in quel modo rispetto al presunto mestiere della mamma del suo interlocutore. Ma il tempo e i vantaggi (anche economici) fanno il loro gioco.
Un modo questo che ci aiuta anche a comprendere perché, nelle campagne venete (nel caso di specie) ci sia abbondanza di negri e asiatici a rendere rigogliose e produttive le loro attività agricole, ma queste persone sono grossomodo integrate in quel contesto comunitario. E coloro che come il nostro capo della tifoseria veronese declamano la differenza di pelle solo quando riguarda un proprio avversario, è possibile che additino come “sporco negro” quelli delle cantine che sono loro concorrenti.
Non è una novità ricordare che il razzismo è una questione di ignoranza e di economia. Ignoranza è nei fatti e nelle valutazioni che abbiamo esposto. Economia è che, quando non va tutto come dovrebbe andare, l’ignorante medio se la prende con i più deboli della filiera economica che lo riguarda. E innegabilmente i più deboli sono gli immigrati (se poi sono anche neri….).

Considerando non solo il fatto che sono trapiantati da un loro mondo in un altro presunto bengodi e quindi guardano con diffidenza quelli che sono nati in questo bengodi, ma anche perché il loro essere trapiantati gli è costatato e gli costa non poche umiliazioni umane e civiche grazie alle leggi vigenti, fatte per ridurre un presunto danno che la loro presenza apporterebbe al nostro sistema piuttosto che regole per accogliere chiunque voglia esserci.

Questo spiega anche in qualche modo l’irrazionalità che ci colpisce quando ci sono momenti di razzismo da parte di italiani. La domanda classica è: “ma come fa l’italiano ad essere razzista, visto che solo fino a pochi decenni fa, erano gli italiani ad emigrare verso i Paesi ricchi, e tutt’oggi non c’è italiano che non abbia avuto in famiglia un migrante?”. “Razzismo” è sicuramente la parola giusta per individuarli, ma ricordiamoci che “negro” è sinonimo di “figlio di puttana”. Questo giustifica i razzisti? Per niente. Ma ci potrebbe indicare i percorsi da seguire non solo per punire per legge il razzismo, ma anche per farlo estinguere nella cultura.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc