LANNUTTI, DESSI’, CASTALDI, AIROLA, DI NICOLA, PESCO – Al Presidente del Consiglio dei ministri
e al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca –
Premesso che:
nei giorni scorsi sono arrivati al Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) i dossier di Cortina
d’Ampezzo, Milano e Torino per l’organizzazione delle olimpiadi invernali del 2026, dopo la
bocciatura delle olimpiadi a Roma da parte del sindaco e della Giunta capitolina;
in particolare relativamente alla candidatura di Roma ai giochi del 2024, è stata aperta dalla
Procura della Corte dei conti un’indagine sul bilancio del comitato che la sosteneva. Si tratterebbe
dell’affidamento a Coni Servizi della gestione del progetto a sostengo della candidatura della
capitale alla 33a edizione delle olimpiadi e di un primo stanziamento da 2.681.000 euro a favore di
“attività propedeutiche alla candidatura”.
In pratica “fondi da coprire con le risorse concesse a Roma 2024 dalla legge di stabilità 2016. Due milioni per il 2016 e 8 per il 2017”, come si legge su un articolo online de “la Repubblica” del 31 maggio 2017;
considerato che:
un articolo online del 3 agosto 2018 di “regioni” riporta: «”Benvenuta la candidatura italiana a tre
città per le Olimpiadi invernali del 2026″. Il Cio benedice con una nota l’operazione varata dal Coni
e dal suo presidente Giovanni Malagò in linea con le indicazioni della Presidenza del Consiglio dei
ministri. “Il Cio – aggiunge il comitato olimpico internazionale – continuerà a lavorare con il Coni e le
tre città nello sviluppo di un progetto in linea con le riforme dell’agenda olimpica 2020 e le nuove
norme che hanno modificato il processo di candidatura al 2026”. “L’unione delle tre sedi – si legge,
nella nota del Cio – dimostra la forza del nuovo processo di candidatura. L’Italia è entrata nella fase
di dialogo senza impegno entro la scadenza del 31 marzo 2018 e ha condotto studi di fattibilità,
prima di confermare il proprio progetto. Il Cio continuerà a collaborare con il Coni e le tre città per
fornire competenze, contribuendo allo sviluppo di piani in linea con le riforme dell’agenda olimpica
2020 e della nuova normativa, che hanno modellato il processo di candidatura 2026 per garantire
che i progetti soddisfino le esigenze a lungo termine di città, regioni e Paesi ospitanti”»;
lo sport è fondato su valori importanti quali lealtà, spirito di squadra e rispetto dell’avversario,
valori che sottintendono un’etica e una morale che consentono di acquisire una maturità nella
pratica sportiva e nella vita, al punto che il Coni per evitare comportamenti scorretti, si è dotato di
un codice di comportamento sportivo per elencare i doveri fondamentali, inderogabili e obbligatori,
di lealtà, correttezza e probità previsti e sanzionati dagli statuti e dai regolamenti del Coni, delle
federazioni sportive nazionali, ivi compresi quelli degli organismi rappresentativi delle società, delle
discipline sportive associate, degli enti di promozione sportiva e delle associazioni benemerite. I
tesserati alle federazioni sportive nazionali, alle discipline sportive associate, agli enti di promozione
sportiva e alle associazioni benemerite, in qualità di atleti, tecnici, dirigenti, ufficiali di gara, e gli
altri soggetti dell’ordinamento sportivo, in eventuali altre qualifiche, comprese quelle di socio cui è
riferibile direttamente o indirettamente il controllo delle società sportive, sono tenuti all’osservanza
del codice, la cui violazione costituisce grave inadempimento meritevole di adeguate sanzioni.
L’ignoranza del codice non può essere invocata a nessun effetto. Il garante del codice di
comportamento sportivo, istituito presso il Coni, adotta istruzioni, vigila sulla corretta attuazione
del codice e segnala ai competenti organi degli enti di appartenenza i casi di sospetta violazione, ai
fini del conseguente giudizio disciplinare, fermi restando i poteri di controllo del Coni;
considerato inoltre che, da quanto si apprende da notizie di stampa:
l’attuale presidente del Coni Giovanni Malagò, che avrebbe il dovere di garantire la lealtà sportiva e
l’esempio di massima probità, non solo agli occhi degli sportivi, ma anche delle giovani generazioni,
si sarebbe macchiato di gravissimi episodi di corruzione nei confronti dei bidelli e personale
universitario de “La Sapienza” per passare 3 esami senza però sostenerli;
un dossier arrivato nelle redazioni dei giornali ha raccontato come il presidente del Coni avrebbe
corrotto bidelli e personale universitario per passare, senza mai sostenere, gli esami di Economia e
politica (30 e lode), Istituzioni di diritto privato (30) e Diritto commerciale (sempre 30). Quella di
Malagò sarebbe quindi una laurea irregolare;
si legge in un articolo apparso su “L’Onesto” il 30 dicembre 2014: «Il diploma del presidente del
Coni è stato infatti annullato nel 2000 “a causa della dichiarata nullità di tre esami da parte della
Corte d’Appello della Capitale”. (…) Malagò si difende affermando: “Non ho mai subito condanne
penali, i magistrati non hanno dimostrato nulla né in un senso né in un altro ed è rimasta sospesa
solo la parte amministrativa. Io però ho sempre negato le accuse, ma visto che mi hanno annullato
la laurea ho ridato gli esami sub judice”. (…) ha quindi ridato gli esami incriminati a Siena, e non a
Roma, nell’università in cui si era laureato»;
si legge in un articolo pubblicato da “Libero” il 30 dicembre 2014: «Il presidente del Coni nel
processo con rito abbreviato del ’93 aveva portato dei testimoni che confermassero che lui il 19
ottobre 1978 (Istituzioni di diritto privato, voto 30 e lode), il 5 febbraio 1980