Il batterista/percussionista di Jovanotti e Mengoni domenica 27 ottobre sarà al via della 34^ Huawei Venicemarathon, per correre e raccontare attraverso il libro “Ritmo per correre” la sua capacità di conciliare il lavoro da musicista alla preparazione della Maratona di Venezia. “Inizierò a scrivere l’ultimo capitolo domenica sera quando rientrerò dalla maratona”
In pochi sanno che il percussionista/batterista di Jovanotti e Marco Mengoni è un maratoneta, e ancora in meno sono a conoscenza del fatto che stia diventando uno scrittore. Leo Di Angilla, il musicista veneziano che attualmente lavora con i due cantautori, ma che in passato ha collaborato con moltissimi altri big della musica italiana e non solo, sta scrivendo un libro nel quale racconta come un musicista dalla vita complicata, che ha iniziato a correre per caso pochi fa, sia in grado di conciliare un’intensa attività professionale ad una grande passione come la corsa, con l’obiettivo di preparare in poco più di due mesi la 34^ Huawei Venicemarathon. L’ultimo capitolo di “Ritmo per correre” sarà infatti dedicato alla Maratona di Venezia del prossimo 27 ottobre, meta finale di questo viaggio.
Leo si definisce “un amatore dalla gamba semi-svelta”, fisicamente portato a correre grazie ad un fisico molto snello e agile. La sua giovane carriera da maratoneta annovera due partecipazioni alla Maratona di Venezia e una alla Maratona di Genova, con un personal best di tutto rispetto: 3h29’, realizzato proprio a Venezia, senza contare il lungo elenco di mezze maratone, trails e corse con minor chilometraggio.
Quando è nata l’idea di scrivere questo libro?
“Ad inizio agosto, ho saputo che avrei iniziato il nuovo tour con Marco Mengoni a Novembre, e così ho pensato che ad ottobre avrei assolutamente voluto correre una maratona. La scelta è subito ricaduta su quella di casa, la mia preferita. Da qui è nata l’idea di scrivere un libro che ne raccontasse il percorso di avvicinamento, per dimostrare come sia possibile, in poco tempo e con poche velleità, prepararsi per una 42 chilometri. Il libro è una sorta di diario scritto a quattro mani, assieme al mio preparatore Pier Paolo Chiofalo: io ci metto l’anima e le gambe, lui il cervello; io descrivo allenamenti, sensazioni, pensieri e fatiche e lui arricchisce il tutto con tabelle e appunti tecnico-scientifici. La sera di domenica 27 ottobre, quando rientrerò dalla Venicemarathon, scriverò le ultime pagine, quelle appunto dedicate al gran finale”.
Quando hai iniziato a correre?
“E’ stato il maggiore dei miei 5 figli, circa 8 anni fa, a chiedermi di accompagnarlo a correre. Lui, poi, si è subito stufato, mentre io me ne sono innamorato. Trovo che ci siano molte affinità tra musica e sport. Mantengo lo stesso approccio mentale sia quando preparo un concerto che quando mi alleno per una maratona. Focalizzo l’obiettivo, individuo il percorso per raggiungerlo, dopodiché cancello dalla testa la meta finale e mi concentro solo sulle varie tappe. Se ad ogni allenamento dovessi ricordarmi che il 27 ottobre dovrò percorrere 42 chilometri, non riuscirei a correre serenamente. Al contrario, invece, vivo la giornata e mi godo il percorso di avvicinamento, perché il bello di un viaggio è il viaggio stesso e non solo il punto d’arrivo”.
Durante i tours come riesci ad allenarti?
“Gli allenamenti durante i tours sono solo propedeutici. Ad agosto, a esempio, mentre ero con Jovanotti uscivo a correre senza badare a tempi e chilometri, ma solo per portare il corpo e la testa a creare quel substrato di abitudine che mi è servito poi a settembre per ripartire con regolarità”.
Qual è il tuo approccio alla gara?
“Ho ideato un protocollo: RACT©, dove R sta per Relax e quindi penso a rilassare continuamente i muscoli del viso, del collo, delle spalle e in generale tutte le parti del corpo che non sono direttamente funzionali alla corsa; A sta per Alimentazione e quindi mi impongo di fermarmi ad ogni ristoro dove bevo o mangio qualcosa; C sta per Costanza, ovvero mantenere un ritmo (per me molto naturale) durante tutta la corsa senza strappi e T sta per Traiettoria, dove cerco sempre di seguire la linea più corta e meno dispendiosa”.
Ogni quanto ti alleni?
“Un giorno si e un giorno no. Mi alleno in Venezia, seguendo i percorsi più o meno abituali dei runners veneziani. Di solito esco presto la mattina e faccio il perimetro della città di circa 15-16 chilometri con 50-60 ponti, mentre altre volte mi spingo fino al Parco San Giuliano di Mestre”.
Perché hai scelto di correre la Maratona di Venezia?
“Perché è la maratona di casa, affascinante e allo stesso tempo comodissima, e poi per il forte legame che mi lega dai banchi di scuola a Lorenzo Cortesi (General Manager di Venicemarathon) con il quale spesso condivido allenamenti ai “Murazzi” del Lido. Lorenzo è stato una delle prime persone alle quali ho confidato il progetto del libro”.
Cosa ne pensi del percorso della Huawei Venicemarathon?
“Adoro questo percorso dal primo all’ultimo metro, e non lo dico per campanilismo ma perché paesaggisticamente è davvero unico al mondo e il calore della gente è un grande valore aggiunto. Adoro la Riviera del Brenta, mi piace molto Mestre e sono curioso di passare attraverso il nuovo polo museale M9. Mi piacciono poi i viali verdi del Parco San Giuliano dove spesso mi alleno. Il piccolo neo per me resta il Ponte della Libertà ma, passato quello, è spettacolo puro”.