A entrambi i presidenti delle due società di basket viene contestato un ruolo determinante all’interno dell’associazione criminale poiché erano loro stessi a procacciare direttamente gli sponsor (tra l’altro, non per conto delle società di basket bensì a favore della società inglese) provvedendo, inoltre, alla materiale consegna delle fatture false e dei relativi contratti simulati di sponsorizzazione.
È di oggi la notizia che il Comando Provinciale di Bologna della Finanza ha eseguito, su tutto il territorio nazionale, un provvedimento di sequestro emesso dal G.I.P. del capoluogo felsineo, Alberto Ziroldi, di beni mobili, immobili (tra cui una villa sui colli bolognesi del valore di circa 2 milioni di euro), autovetture, quote societarie, polizze assicurative e conti correnti, per quasi 25 milioni di euro – GDF BOLOGNA: IMOLA – MAXI FRODE INTERNAZIONALE: SEQUESTRATI 25 MILIONI DI EURO A UN’ORGANIZZAZIONE CRIMINALE TRANSNAZIONALE -.
Il sofisticato sistema di frode, attuato per anni dal sodalizio criminale, ha condotto alla scoperta di un giro di fatture false e/o “gonfiate” per oltre 75 milioni di euro, aventi a oggetto prestazioni di sponsorizzazione in favore di due note società di basket di livello nazionale, di cui una imolese e l’altra, femminile, con sede in Parma.
Già il basket nostrano non navigava in buone acque e con queste operazioni di polizia giudiziaria, rischia di andare sempre più alla deriva. E’ evidente che è una pura illusione considerare la pallacanestro italiana un “sistema abbastanza perfetto”, come spesso è definito dai vertici federali e delle leghe, poi, arrivano le Procure, come in questo caso quella di Bologna, e il sistema perfetto, diventa di colpo fragile.
Davvero sarà tutta così limpida la nostra storia sportiva? Così pacifico il nostro controllo delle regole? Dei Bilanci? Così serena la nostra permanenza all’interno di un campionato, una volta accolti in quel consesso? Quanto società andranno a gambe all’aria durante la stagione sportiva? Quante si ripresentano ai nastri di partenza, in quella successiva?
Vorrei esserne del tutto sicuro. Non lo sono. Non perché tema l’occhiuta severità dei parametri federali, o il cipiglio fiero della Giustizia: sempre in guardia. Non per reverenziale timore dell’economia. La cosiddetta economia applicata allo sport può essere considerata talvolta anche con una certa allegria, con una punta di strafottenza.
Basta ricordare la vicenda della fideiussione falsa della Viola Reggio Calabria, e si mormora, ma io non voglio crederlo, che altri sodalizi avevano lo stesso istituto bancario della Viola, che è passata in cavalleria con la condanna del solo sodalizio sportivo e dei suoi dirigenti mentre chi era chiamato a controllo di ciò continua a essere delegato per le verifiche delle fideiussioni e la federazione sta a guardare.
Preferivo non saperla, ‘sta cosa, cribbio, presidente Petrucci, qualche steccato va posto. Nel mio piccolo, avevo già capito che i conti della giustizia spesso non tornano quando molti addetti ai lavori dissero: tranquilli, dipende tutto dal nostro buon senso. Ho visto.
Tornando alla vicenda Viola Reggio Calabria – al centro della querelle estiva del cambio sede sociale – mi tornano in mente le parole del Suo amministratore che in conferenza stampa dichiarava “Che la sola Dinamo Sassari (suo modello di riferimento) produce utili mentre le altre società fanno riciclaggio di denaro, con il beneplacito di chi sta sopra“.
Non mi risulta che qualcuno in alto sia intervenuto magari quando l’amministratore in questione parlava, eccome se parlava, chi di dovere stava in ferie in Danimarca oppure in qualche isola della Grecia. Pazienza.
Fermo restando il diritto di amministrare casa propria come meglio si crede, a un’evoluzione, o stravolgimento, delle regole del gioco (che non è solo un gioco) qualcosa va contrapposto. Altrimenti, la parola etica, farà pensare esclusivamente a una porcilaia.
Nessun calcio negli stinchi, ma un invito alla riflessione: in un sistema sportivo che fa finta di non sentire o che non sa neanche ascoltare le intercettazioni che la Procura della Repubblica di Reggio Calabria gli ha consegnato, passerà inosservato il presidente di Società coinvolto in una MAXI FRODE INTERNAZIONALE?
Certi comportamenti fraudolenti, che pervadono la struttura economica del Paese, generando illeciti benefici patrimoniali in danno agli onesti, che ci auguriamo che siano e subiscono lo svantaggio concorrenziale fraudolento.
Magari la presidenza federale oggi stesso attiverà la Procura federale e la com.tec che con celerità e comunicati stampa sanzionerà i due presidenti convinti di aver fatto il loro dovere, non sapendo che invece fanno solo del male al movimento che ha di bisogno di ben altri controlli preventivi.
Proverbi: Far come per la chiesa di Santa Chiara
Fà comme a Santa Chiara: dopp’ arrubbata ce mettetero ‘e pporte ‘e fierro’, ossia “Far come per la Chiesa Santa Chiara; dopo che fu depredata le si apposero porte di ferro”, è un detto molto conosciuto a Napoli e frequentemente adoperato e che calza a pennello per la nostra riflessione“.
Non vado oltre per non far incazzare qualche dirigente: la mia, diciamo nostra, speranza di veder chiarezza nella lotta al doping contabile, è seriamente ferita. E del resto, come sostiene qualcuno, raccontare la verità non è educativo e quindi mi autocensuro.
Ciuff…e…Tino