EveryOne Group, movimento internazionale per i diritti umani, guarda con apprensione alla prossima Coppa del mondo FIFA Qatar 2022, i campionati mondiali di calcio che si svolgeranno dal 20 novembre al 18 dicembre nell’emirato della penisola arabica. «Ci risulta incomprensibile la scelta effettuata dalla FIFA – affermano i fondatori del gruppo Roberto Malini, Dario Picciau e Glenys Robinson – che è caduta su uno stato in cui i diritti LGBTQI+ sono inesistenti e l’omosessualità è punita con pene detentive fino a tre anni e addirittura con la pena di morte se i rapporti avvengono fra persone di fede islamica. Fra i candidati vi erano nazioni come l’Australia, il Giappone o gli Stati Uniti in cui i diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transgender sono riconosciuti e tutelati».
«In Qatar è stata pubblicata una locandina ufficiale in cui sono rappresentati i divieti ovvero le violazioni di leggi locali. Fra di essi è chiaramente indicata l’omosessualità. La scorsa primavera il responsabile per la sicurezza della manifestazione, il generale Abdulaziz Abdullah al-Ansari, ha dichiarato alla stampa internazionale che le bandiere LGBTQI+ saranno bandite dagli stadi e che ogni effusione pubblica da parte di coppie gay sarà punita secondo quanto prevede la legge del Qatar. “Qui non possiamo cambiare le leggi – ha detto il generale – e non cambieremo religione per 28 giorni di Coppa del Mondo. I tifosi acquistano i biglietti per vedere le partite, non per fare gesti politici o difendere ideali”. Nei giorni scorsi, ad al-Ansari ha fatto eco l’ambasciatore dell Coppa del Mondo, ex calciatore della nazionale del Qatar Khalid Salman, il quale ha affermato durante un’intervista alla Zdf che l’omosessualità è un “danno mentale”, ribadendo che chi si reca ai mondiali, dovrà rispettare le leggi omofobe dell’emirato. Oltre alle leggi omofobe, in Qatar si verificano gravi abusi nei confronti delle donne, dei migranti e di chiunque sia considerato trasgressore della sharia, la legge islamica. Verso queste persone, la tortura e l’incarcerazione sono pene diffuse».
Con queste premesse, EveryOne Group sta inoltrando un appello alle nazionali qualificate per la fase finale del campionato mondiale di calcio 2022. L’appello chiede alle 32 rappresentative di andare oltre le ambizioni di bandiera nonché gli interessi economici e di immagine, per assumere una posizione di civiltà, boicottando la manifestazione. «In caso contrario – conclude l’appello – i valori fondamentali che la nostra civiltà ha raggiunto, espressi con tanta chiarezza della Dichiarazione universale dei diritti umani e dalle carte internazionali che tutelano le libertà di individui e gruppi sociali, saranno calpestati in nome di risultati agonistici che si pongono in antitesi con gli obiettivi civili e umani dello sport, che sono quelli di promuovere uguaglianza e il rispetto verso ogni essere umano, combattendo con fermezza pregiudizi e discriminazioni».
Dipinto digitale di R. Malini