Operazione Fantacalcio – Pazienza se il Sistema Calcio protesterà, ma devo dire che la Federazione ha dato un’ennesima riprova della sua bontà d’animo, della sua classe, mica per nulla una stagione sì e l’altra pure scoppia uno scandalo. E noi da incoscienti, da poveri disgraziati, pensiamo che la vergogna prima o poi comparirà sul volto di qualche dirigente… No, loro, i furbi, i padroni del vapore, scusateci, del pallone, se la passano sempre liscia. Altro che Black List, fuori dal palazzo e rescissione del contratto.
Di cosa parliamo: della patata bollente Cesena. Una storia torbida che in qualche modo vede coinvolto anche il Chievo Verona. Una storia del recente passato che qualcuno ha preferito dimenticare. Nel Sistema Calcio non c’è posto per i traditori! E invece questa storia torbida, è talmente esemplare che potremmo definirla, talmente sintomatica per fotografare lo stato di salute del nostro calcio. E’ notizia di qualche giorno fa del blitz della Guardia di finanza di Forlì che ha eseguito l’ordinanza con la quale il GIP del Tribunale di Forlì (Monica Galassi), su richiesta della Procura della Repubblica, ha disposto una misura interdittiva di “divieto di esercitare attività d’impresa” nei confronti del principale indagato ed il sequestro preventivo di beni per il valore complessivo di circa 9 milioni di euro.
Esaminato attentamente il dossier “Operazione Fantacalcio“, si apprende che l’attività eseguita dal Gruppo di Cesena giunge nell’ambito di complesse indagini che hanno interessato la locale società di calcio che è stata dichiarata fallita nell’agosto del 2018.
Le investigazioni effettuate dalle fiamme gialle hanno tratto origine da attività informativa svolta nel mese di febbraio del 2018, in merito a possibili condotte illecite connesse alla compravendita di giovani calciatori avvenute tra la società fallita (già militante nel campionato di calcio di serie B) e il Chievo Verona.
In ragione delle informazioni acquisite la Procura della Repubblica di Forlì ha immediatamente avviato il relativo procedimento penale che ha indotto a ipotizzare fondatamente la commissione dei reati di bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e i reati tributari di emissione ed utilizzo di fatture false.
Nello specifico è emerso che, negli anni dal 2014 al 2018, il Cesena Calcio e il Chievo Verona hanno effettuato delle reciproche compravendite di calciatori minorenni che, in realtà, si verificavano solo cartolarmente (atteso che il giocatore non si trasferiva mai presso la nuova società in ragione della contestuale stipula del “prestito”) e a valori del tutto sproporzionati. I giovani atleti, infatti, oltre a non venir mai utilizzati dalla società acquirente venivano addirittura “prestati” a squadre dilettantistiche.
Non è certo il coraggio che manca ad alcuni dirigenti, che predicano morale dal loro pulpito mentre poi si scopre che i conti non tornano.
In tale ambito è a esempio significativa la vicenda di un giovane calciatore, ceduto dalla squadra veneta alla romagnola al prezzo di 1,8 milioni di euro, che ha deciso addirittura di smettere di giocare a calcio in quanto mai schierato proprio a causa del suo scarso valore tecnico.
Le false plusvalenze ricostruite nel periodo 2014-2018 ammontano a quasi 30 milioni di euro e costituivano l’escamotage per mantenere in vita una società che avrebbe dovuto richiedere l’accesso a procedure fallimentari da diversi anni e che continuava ad omettere con sistematicità il versamento delle imposte trasformando tale espediente straordinario nella normalità della gestione imprenditoriale. Il debito accumulato con l’Erario ammontava a oltre 40 milioni di euro.
Che pasticcio: tutti zitti per mesi e ora si scopre, meglio tardi che mai, che c’è una diversa etica del calcio: presidente Gravina ne vogliamo parlare seriamente? Chi controlla chi? Chi ricatta chi?
Tali illecite operazioni, confermate da alcuni indagati nel corso di conversazioni telefoniche intercettate, hanno comportato la completa alterazione dei bilanci delle due società che hanno potuto così riportare in positivo i risultati di esercizio pur essendo, in realtà, in perdita ed omettendo così l’adozione delle misure di ripristino del patrimonio previste dalla legge.
Inoltre, grazie agli artifici contabili adottati, le due società hanno potuto formalmente rispettare le norme imposte dalla Federazione Italiana Gioco Calcio e ottenere così l’iscrizione ai campionati di serie A e B nelle ultime 4 stagioni sportive.
Della serie: “Sappiamo tutto, ma abbiamo le mani legate”. Ottimo. Come dite? Potete alzare la voce?
AI reati tributari si sommano – come già anticipato – quelli di natura fallimentare che, peraltro, avevano portato la Procura della Repubblica di Forlì a richiederne il fallimento che è stato poi disposto nell’agosto del 2018. Numerose le distrazioni ricostruite e poste in essere anche dallo stesso presidente del Cesena Calcio che, nei giorni caldi del luglio 2018 – allorquando i tifosi erano in apprensione per le sorti della loro squadra, continuava a farsi pagare fatture per operazioni inesistenti al solo fine di svuotare i conti della società ed adottava accorgimenti per tutelare i propri beni personali in vista delle possibili azioni esecutive della magistratura.
Il provvedimento emesso è volto al recupero di somme complessive pari a:
- 3,7 milioni di euro nei confronti del Chievo Verona e del suo attuale presidente;
- 5,3 milioni circa nei confronti del Cesena Calcio e società satellite, oltre che del suo ex presidente e di altri 2 indagati.
Giusto per completezza di informazione: in totale sono 29 le persone indagate nel procedimento penale “Operazione Fantacalcio”. E tra una tetta e l’altra, tra una bomba di mercato e un gelato al limone nel paradiso glamour di Ibiza come siamo poco curiosi. O anche: come siamo distratti.