Leggo da settimane, se non mesi, comunicati stampa da violazione del codice penale (minacce, aggressioni, frasi razziste) ma tutto finisce sempre – o quasi – a tarallucci e vino, persino quando si sfiora la rissa. Si deduce che una misura di sicurezza non viene rispettata e che entrano in campo – regolarmente – più persone del consentito.
Ma del problema non si parla. Se ne parlerà solo quando qualcuno ci lascerà la pelle.
Fuori dai denti: se avessi dei figli non li porterei al palazzetto. Oggi il basket è il momento più diseducativo e violento che esista dove tutti possono fare di tutto senza pagarne dazio, compreso sedersi in panchina: le regole con i nemici si applicano, con gli amici si interpretano. Siamo fatti così! A me piace il basket, per quanto l’abbiano svilito, disanimato, involgarito, incanaglito e drogato. Temo che questo sia il basket che piace a chi non conosce l’etica, il merito, il codice: bastano quattro amici “ricchi e scemi” per gestire una squadra, sentirsi campioni, allenatori, giocatori… il vero feuilleton che ci mancava, in cui lo sport c’entra giusto di striscio.