La campagna, lanciata il 16 luglio, proseguirà fino al 24 settembre, accompagnando il periodo delle Olimpiadi di Parigi con video testimonianze, post divulgativi e tre video challenge sui temi chiave. Tutto questo sarà disponibile sui canali social Uisp e su quelli delle associazioni coinvolte. La seconda parte della campagna promuoverà il training online “Monitoring racism in grassroots sport”, disponibile gratuitamente da settembre, per rafforzare le competenze delle associazioni sportive di base e delle istituzioni nel monitorare, documentare e denunciare le discriminazioni razziali nello sport.
Il progetto Monitora nasce con l’obiettivo di analizzare e condividere metodologie di monitoraggio, rafforzare il networking a livello locale e internazionale per superare il problema della sotto-segnalazione e sotto-registrazione delle discriminazioni. Se la prima fase del progetto è consistita nell’analisi della situazione in Italia, Danimarca, Ungheria, Belgio e Finlandia, stilando un report consultabile qui, in questa seconda fase il focus è sulla diffusione dei risultati e sulla formazione per migliorare le competenze di monitoraggio e segnalazione degli operatori sportivi e delle istituzioni.
Le Olimpiadi non sono ancora iniziate, ma possiamo già monitorare le discriminazioni che stanno emergendo. Ad esempio, il dibattito attorno all’hijab sportivo vietato alle Olimpiadi è già acceso. Da tempo in Francia è vietato per le donne musulmane indossare l’hijab in particolari discipline sportive, e questo divieto verrà applicato anche durante i Giochi olimpici, rischiando di precludere la partecipazione di alcune atlete. Amnesty International ha sottolineato come questo divieto leda i diritti delle donne musulmane. “Il divieto per le atlete francesi di gareggiare con l’hijab sportivo ai Giochi Olimpici e Paralimpici si fa beffe dell’affermazione secondo cui Parigi 2024 sarebbero le prime Olimpiadi in cui si consacra la parità di genere, e mette a nudo la discriminazione razzista di genere che sta alla base dell’accesso allo sport in Francia”, commenta Anna Błuś, ricercatrice di Amnesty. Questo tipo di discriminazione istituzionale rende la competizione sportiva meno accessibile, togliendo a molte donne la possibilità di emanciparsi attraverso lo sport senza rinunciare alla loro libertà religiosa.
La campagna “Stop racism, not the game!” rappresenta un passo significativo verso la creazione di un ambiente sportivo più inclusivo e rispettoso. Attraverso la sensibilizzazione, la formazione e il monitoraggio, Monitora punta a ridurre l’impatto del razzismo nello sport di base e a promuovere una cultura di uguaglianza e rispetto. Per maggiori informazioni sul progetto Monitora e sulla campagna “Stop racism, not the game!”, è possibile visitare la pagina dedicata sul nostro sito, su quello di Lunaria e sui social media dei partner coinvolti.
Lorenzo Boffa