Non è più tempo per le incertezze, di punti persi in partite simili la Roma ne ha già persi troppi: Di Francesco è sulla graticola, e con lui tutti i calciatori che, chiamati in causa, hanno spesso deluso.
“Con il Genoa dobbiamo vincere, deve essere un nuovo inizio, una ripartenza – dice Di Francesco – Adesso siamo tutti in discussione, nessuno ha il posto assicurato. Con il Genoa non giocheranno dei nomi ma una squadra”.
“A me interessa soprattutto la Roma, a di là di Patrik (Schick) e dei nomi. Lui ha delle caratteristiche, ma anche delle difficoltà. Di certo da lui ci aspettiamo tutti molto di più. La difesa a tre? Tutto è possibile, ci abbiamo lavorato. Ma al di là dell’aspetto tattico, l’importante è ritrovare grande spirito di squadra. Senza determinate caratteristiche, tutto il resto va a morire”.
E per l’occasione DiFra ritroverà De Rossi, anche solo per la panchina, e spera di utilizzare in corsa anche Perotti. “Daniele sarà convocato, ho il desiderio che stia con la squadra e lui ha il desiderio di stare con noi. Diego, invece, l’ho visto bene negli ultimi 2-3 giorni, dove sta ritrovando la sua caratteristica principali, il dribbling. Con il Genoa spero di utilizzarlo per un po’, in corsa”.
La spinta e la carica emotiva che può assicurare il capitano, anche se dalla panchina, può essere un’arma in più per dare una spinta ad un gruppo che deve ritrovare, prima del gioco e della tattica, un’anima comune.
Infine una dichiarazione d’amore per i colori giallorossi, al di là dell’esperienza da allenatore, ma soprattutto per l’esperienza magica da calciatore che ha portato all’ultimo scudetto per la Roma.
“Io sono abituato a non scappare e ad affrontare i problemi. Il rispetto per la maglia viene prima di tutto, anche perché io non sono solo l’allenatore della Roma ma anche DiFra, uno che qui qualcosa ha rappresentato. I ragazzi li sento vicini, a volte qualcuno prova a dare qualcosa ma magari non ci riesce. L’intelligenza è capire e andare avanti, a volte ti delude anche una persona che ti starà accanto per sempre, ma magari perché non riesce a darti quello che vorrebbe. Ma non ho mai detto che siamo in questa condizione per i giovani, ma solo che i giovani hanno dei tempi diversi, vanno aspettati. E non è giusto responsabilizzarli troppo in momento come questo, anche se io domani lo farò perché sono costretto e perché in alcuni di loro ci credo davvero”.
Claudio Andò