Se deve scegliere chi deve essere crocifisso, la folla salverà sempre i Barabba

Se deve scegliere chi deve essere crocifisso, la folla salverà sempre i Barabba.

Jean Cocteau

 

L’innocente andò sulla croce al posto del colpevole: ma chi sarà il prossimo a essere sacrificato dalla Lobby dei presidenti federali? Lo sport italiano sta vivendo uno dei momenti più delicati e pericolosi del suo cammino.

Il caso sollevato dal generale dei carabinieri Enrico Cataldi sul cattivo funzionamento della giustizia sportiva non è la storia meschina di un tentativo chissà quanto maldestro di corruzione, ma l’ultima più scivolosa dimostrazione di come tutto l’immenso mondo dello sport viva in uno stato di doping emotivo colossale.

Per troppo tempo il Coni ha come fatto finta che niente stesse succedendo: perché? Paura? Equilibrio? Diplomazia? Ricatto? Confusione? Gioco delle parti?

Quasi che non ci fossero punte d’iceberg o mine vaganti o ancor peggio, congiure o rappresaglie. Epperò, il presidente Malagò ci scuserà se lo pensiamo, ma a noi pare che ci sia, ormai, soltanto un divenire quotidiano sempre più squallido e sempre meno credibile. In questa corsa affannata al risultato, all’inghippo, al cavillo, alla furberia, il Coni – con tutto quello che ne deriva – è completamente sfuggito a se stesso. Soprattutto, al ruolo di guida ferma e sicura.

Vede presidente Malagò le parole del generale Cataldi ci ritornano sempre nelle orecchie per cui ci chiediamo: perché il generale ha sbattuto la porta nel silenzio più assoluto dei media nazionali? Probabilmente perché molti innocenti sono saliti sul crocifisso mentre i tanti Barabba che guidano le federazioni sono stati salvati dalla folla dei presidenti?

L’atto d’accusa di Cataldi magari poteva servire per far saltare moltissime delle consuete strategie da bar sport del mercato giustizia: purtroppo così non è stato. Di fatto, il problema sollevato dal generale Cataldi si è moltiplicato incredibilmente fra le mani di gente che storicamente e culturalmente era impreparata perfino a capirlo.

I danni si sono affiancati sempre più ai danni portando in pochissimo tempo a una situazione che definire paradossale è generoso. Una strada quasi impraticabile dal punto di vista della credibilità. Lei, Malagò ha voluto far il buon samaritano probabilmente con molti presidenti, ma così non solo non ha risolto il problema, semmai lo ha complicato ancor di più.

In questi giorni ferragostani, dove sembra tutto chiuso per ferie, c’è invece chi lavora per portare lo sport e la tutta la sua classe dirigente, al patibolo. Si mormora, infatti, che i carri armati stellati e le ruspe nordiste siano pronti per dare alla folla al grido di onestà, uno mondo sportivo rivoltato nei suoi vertici. Presidente Malagò rifletta con noi: c’è troppo di tutto e tutto sta avvenendo troppo in fretta per poter lasciare alla gente il tempo di assorbire. Le prime avvisaglie sono partite proprio dai senatori governativi e pare che a breve, visti gli ottimi risultati ottenuti dal nuoto, anche l’opposizione dell’altro ramo del Parlamento, avvierà una campagna per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla cattiva gestione commissariale e della giustizia sportiva che in questo mese d’agosto ha fatto afflosciare la credibilità del calcio nonostante l’arrivo di CR7 Ronaldo.

Vedremo se basterà l’esordio, del campione portoghese, con il relativo sold out in quel di Verona, per far dimenticare i casi del Parma e del Chievo. Storie delicate, zeppe di istinti e di sentimenti troppo importanti che dei signori poco accorti continuano a passare più volte da una mano allaltra.

La speranza, la nostra speranza, è che adesso,  proprio lei Presidente Malagò, non si faccia bloccare dagli scrupoli e continui in questa voglia matta e disperatissima di sgombrare gli armadi da tutti i cadaveri giacenti dando così una risposta chiara e ferma – facendo parlare i fatti – dopo le accuse del generale Cataldi.

E’ tempo di rifondare lo sport dalla base, costi quel che costi.

 

Ciuff…e…Tino