Tra una settimana il calcio d’inizio di Matti per il calcio

Tra una settimana il fischio d’inizio e si torna in campo, una sorta di staffetta simbolica tra Paralimpiadi e la Rassegna nazionale dei Centri e Dipartimenti di salute mentale giunta quest’anno alla XVI edizione: “Matti per il calcio” che si svolgerà a Riccione dal 26 al 28 settembre,  organizzata dall’Uisp. Calcio d’inizio ore 16 di giovedì 26 settembre allo stadio comunale di Riccione, dove verranno tracciati due campi a sette. Parteciperanno squadre con giocatori e giocatrici che arriveranno dalle Asl di tutta Italia, composte da persone con disagio mentale, medici, infermieri, operatori sportivi e familiari.

L’Uisp presenta le 11 squadre che parteciperanno, a cominciare da quelle che lo scorso anno si sono piazzate al primo e al secondo posto, ovvero: Asd Terzo tempo Torino e Insieme per sport Genova. Ci saranno alcune squadre dalla presenza consolidata nel corso degli anni, come le due squadre di Arezzo, Pionta e Arkadia-Asd Piazza Coralli, ma anche Percorsi Odv Pescara. Confermata anche la presenza di Va Pensiero di Parma, squadra alla quale non difetta certo l’autoironia, una delle caratteristiche della manifestazione. Ma ci saranno anche squadre al loro esordio, come Pieve di campo, Perugia e Pescara 3 Abruzzo Molise. Torna in campo Global sport Lario di Como, che l’anno scorso non era presente. Uisp Piemonte-Torino e Uisp Piemonte Tre completano il quadro.

Si svolgeranno complessivamente circa 30 partite di calcio a 7, una dietro l’altra, nell’arco di tre giorni. Ci saranno tre gironi, due da 4 e uno da 3, con inizio delle gare alle 16 di giovedì 26 settembre. Tutte le gare si svolgeranno allo stadio comunale di Riccione, Italo Nicoletti (Viale Forlimpopoli, 5 Riccione RN). Venerdì si gioca mattina e pomeriggio, verranno allestiti due campi a 7 all’interno dello stadio, nel campo da gioco. Sabato alle ore 12 sono in programma finali e premiazioni per tutti.

“La manifestazione ha un forte radicamento territoriale – dice Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp – ed è frutto della collaborazione tra Asl, personale medico e operatori sportivi. Quest’anno c’è una dedica speciale da riservare allo psichiatra Franco Basaglia, nel centenario della nascita, il primo a capire che le malattie mentali non hanno soltanto bisogno di cure ma anche del rapporto umano e sociale che si crea con il contesto circostante, a cominciare dalle strutture e dai medici. Il calcio si è dimostrato un ottimo terreno per costruire sul campo relazioni in grado di superare disagio mentale e solitudine”.

Le iniziative territoriali nell’ambito del progetto Matti per il calcio hanno cominciato a radicarsi dal 1995, grazie ad alcune esperienze pilota che l’Uisp, in collaborazione con varie Asl, ha promosso a Torino, Roma, Parma, Genova e altre città.

Come è nato Matti per il calcio? A partire dai primissimi anni ’90, l’Uisp ha fatto da incubatore partendo dal territorio e da una serie di esperienze di terapia psichiatrica che in pochi mesi si sono contaminate a vicenda, a Roma, Torino, Milano, Genova, Orvieto, in Emilia Romagna e all’estero.

Matti per il calcio è, infatti, una sfida culturale prima che sportiva, che rappresenta un modo semplice per mettere insieme problema e cura: lo sport, il gioco del calcio in particolare, come terapia individuale e di gruppo per superare forme più o meno acute di disturbo mentale ma anche per riavvicinare alla socialità, al rispetto delle regole e all’assunzione di responsabilità, costruendo occasioni di inclusione sociale. 

La tesi del calcio come terapia è stata illustrata in una recente intervista anche dal professor Giancarlo Vinci di Roma, che a partire dal 2010 raccolse il testimone dell’esperienza da uno degli psichiatri che fu pioniere di Matti per il calcio, il professor Luigi Trecca. “Non giochiamo per vincere, la nostra vittoria è coinvolgere tutti i ragazzi – racconta nella videointervista Giancarlo Vinci – questo è il metodo Uisp che negli anni abbiamo affinato. Nel 2011 lo presentammo in un Convegno organizzato dall’Uisp a Prato che serviva a confrontare le varie esperienze di Matti per il calcio. Nell’ascoltare le esperienze degli altri notai che c’era una grande fantasia: tornei di strada e partite di calcio dove capitava”.

“Chiesi: perché il calcio funziona? – prosegue il professor Giancarlo Vinci – Il calcio funziona perché funziona, mi si rispose, è una tautologia, si vede che i pazienti che stanno meglio. Ma quali sono i meccanismi che permettono al calcio di funzionare? Questa è la domanda centrale che ancora oggi rimane centrale. Ci interessava studiare due cose: quali emozioni provava chi giocava, quindi una sorta di percezione e di consapevolezza di sé. E cercare di capire che tipo di interazione c’è tra l’individuo e il gruppo, come gli altri rispondono ai miei comportamenti, che cosa io mi aspetto dagli altri componenti la mia squadra”.

L’unione di questi due parametri, l’individuo e il gruppo, ha fatto sì che l’esperienza di Matti per il calcio proseguisse nel tempo e si diffondesse capillarmente nei territori. Con lo sport, in questo caso il calcio, a fare da cemento.