“Gli incendi attuali in Sardegna sono verosimilmente una manifestazione di appetiti e interessi criminali, come dimostra il fatto che sono tutti, o per la maggior parte, sia lungo le coste o nelle aree interne, localizzati in settori di elevato valore ambientale e paesaggistico sottoposti a tutela e vincoli, come le zone umide e stagnali di Posada parte anche del Parco Regionale di Tepilora, aree boscate del Parco Regionale dei Sette Fratelli, del Parco del Molentargius.
In altri tempi e in altre zone avremo potuto pensare a piccoli interessi locali di allevatori e agricoltori, come accadevano e accadono ancora in alcuni casi. In pratica sempre gli incendi risultano come un approccio comodo degli esseri umani per il raggiungimento di finalità varie senza alcuno sguardo concreto e reale sul futuro, sul danno che si apporta. Anche la tecnica preventiva del taglio delle piante, degli sfalci, del fuoco controllato in funzione di controfuoco preventivo risponde alla logica del modo più comodo e meno impegnativo, anche dal punto di vista economico, per realizzare, appunto, la prevenzione, a prezzo però di un depauperamento ambientale, perché la vegetazione che si abbatte, o peggio si incenerisce insieme evidentemente agli animali di piccola taglia non volatili, costituisce una risorsa di base e alimentare per tutto un insieme di filiere ecosistemiche che evidentemente andranno perse, a partire da insetti, piccoli rettili, invertebrati, e poi su fino a uccelli e mammiferi e così via: certo sempre meglio delle conseguenze di un incendio incontrollato, ma forse meglio ancora sarebbe un controllo capillare del territorio e una legislazione di contrasto agli interessi economici ed edilizi in tali aree molto più efficace dell’attuale”. Lo ha affermato Laura Cadeddu, geologo, Presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale sezione Sradegna.
“Come ben noto poi le conseguenze si estendono alle dinamiche fisiche del territorio, generando e/o incrementando fenomeni di dissesto idrogeologico, come gli eventi di natura alluvionale e franosi – ha continuato Cadeddu – le diverse tipologie di erosione del suolo, in concomitanza di precipitazioni più o meno intense, oltre ai danni di natura economica e sociale legata alle attività presenti nelle aree percorse dal fuoco, i cui effetti si riverbereranno in un ambito ben più ampio”.