Lo stato di indigenza delle scuole pubbliche italiane è tale che ogni giorno giungono notizie sempre più allarmanti. Stavolta arriva dalla Liguria, dove il liceo scientifico-tecnologico Majorana-Giorgi di Genova non avendo “più soldi in cassa per pagare i docenti, si affida ai ragazzi più brillanti per tenere (gratis) i corsi di recupero pomeridiani”: in pratica “gli alunni più bravi fanno lezione, di pomeriggio e di sabato mattina, a quelli che lo sono meno. Con il benestare del preside e dei prof”.
La notizia, riportata dal Corriere della Sera, ha dell’incredibile: “gli studenti-prof sopperiscono a quelli che sono i buchi dell’istituzione-scuola: fino a un paio d’anni fa al Giorgi, come in molti altri istituti scolastici che soffrono la medesima situazione, a partire dalla seconda metà dell’anno i corsi di recupero pomeridiani li facevano i professori veri. Il Consiglio di classe determinava le materie più «delicate», e venivano attivati i corsi. ‘Non ci sono più soldi nella scuola’, ha tagliato corto un docente di italiano dell’istituto genovese.
Anief ha più volte denunciato la tendenza delle scuole a prodigarsi per portare a termine tout court la propria offerta formativa, sostenendo che ci troviamo davanti ad una pericolosa deriva che trae origine dai tagli ai finanziamenti alle scuole e alle inadempienze dei pagamenti loro destinate da parte del Ministero delle Finanze. Sempre evitare di pagare dei docenti professionisti, alcuni mesi fa il Comune di Brescia, al fine di potenziare l’alfabetizzazione degli alunni stranieri e portare in porti i progetti di potenziamento e sostegno elaborati dai collegi docenti, ha pensato bene di assegnare i corsi di ‘potenziamento’ a dei pensionati: degli ex docenti, disposti con spirito di sacrificio e di responsabilità, a tornare dietro la cattedra a titolo gratuito.
“Anche stavolta – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – al liceo di Genova si è verificata una situazione figlia della perenne decurtazione dei fondi che sostengono il miglioramento dell’offerta formativa, attraverso cui da alcuni anni l’amministrazione preleva centinaia di milioni di euro per pagare gli scatti di anzianità al personale. Questi, infatti, dal 2010, per effetto di una norma voluta dell’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, non sono più sovvenzionati con le leggi Finanziarie. Ma pagati vengono pagati solo attraverso risparmi derivanti dallo stesso settore dell’Istruzione: per un po’ di tempo si è tamponato con i fondi destinati al merito, poi si è passati al Mof”.
Sono diverse le ‘voci’ che si sostengono grazie al Miglioramento dell’offerta formativa, come previsto come previsto dall’articolo 88 del Ccnl: tra queste figurano – sulla base delle indicazioni degli organi collegiali di ogni scuola – anche la retribuzione di attività aggiuntive di insegnamento finalizzate all’arricchimento e alla personalizzazione dell’offerta formativa, oltre che le ore prestate dai docenti della secondaria superiore per l’attuazione dei corsi di recupero per gli alunni con debito formativo.
“Quest’anno – continua Pacifico – la situazione si è aggravata, perché alle scuole sono stati destinati un terzo dei fondi del 2010. A causa del corrispondente decremento del deciso dal Governo anche per pagare gli scatti in busta paga del 2011, sino ad oggi i circa 8.400 istituti scolastici italiani hanno ricevuto poco più di 500 milioni di euro, a fronte di quasi un miliardo e 400 milioni di quattro anni fa. E la situazione potrebbe anche aggravarsi, perché entro la fine di giugno 2014 Governo e sindacati devono trovare altre risorse per sovvenzionare gli scatti automatici del 2012: il Governo ha sinora concesso appena 120 milioni di euro e la differenza potrebbe essere sovvenzionata attraverso l’ennesima sottrazione dei fondi inizialmente destinati al completamento della didattica. Non dimentichiamoci, poi, che il blocco è destinato ad essere confermato sino a tutto il 2017”.
“È per questo motivo – spiega ancora il sindacalista Anief-Confedir – che si è giunti ad affidare dei corsi dei recupero agli studenti. Una scelta che per certi versi può anche condurre dei vantaggi ai processi di apprendimento, soprattutto perché attivati da ragazzi particolarmente brillanti. Ma una soluzione del genere non può essere accettata in assoluto, dal momento che in quella scuola, come in tutte le altre, esistono dei docenti formati e preparati per assolvere a questo compito”.
“Va bene il volontariato, è un atto di sostegno al prossimo che non possiamo certo denigrare, ma come sindacato e come lavoratori non possiamo accettarlo. Perchè viene attivato all’interno di strutture, come le scuole, dove sono in servizio dei professionisti dell’insegnamento. A cui lo Stato dovrebbe, come è scritto nella Costituzione, affidare i nostri giovani remunerandoli con compensi adeguati. Non di certo – conclude Pacifico – con stipendi il 4% sotto l’inflazione o di 600 euro in media inferiori, a fine carriera, rispetto ai colleghi dei Paesi Ocde”.