di Simona Cocozza
Nel 1088 nasce a Bologna l’Alma Mater Studiorum, l’Università più antica del mondo Occidentale.
Nel 1875 venne emanato un regolamento generale universitario che, per la prima volta esplicitamente, ammetteva le donne all’Università, alle stesse condizioni degli uomini.
Nel 1678 si laurea a Padova Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, la prima donna in assoluto a laurearsi in una Università italiana, e nel mondo.
Ma una reale parità, è avvenuta solo nel 1969, con una completa liberalizzazione degli accessi all’Università.
Ci sono voluti quasi 900 anni per raggiungere una parità di diritti in ambito accademico.
Il 6 maggio a Roma però si è fatto un grande passo indietro. Le selezioni del concorso “Miss Università 2015”, infatti, sono state inaugurate dal Rettore della Sapienza Eugenio Gaudio, il quale ha anche presieduto la giuria.
Un evento del genere già è poco appropriato in contesti non ufficiali, del tutto goliardici, ma diviene inammissibile se appoggiato dalla massima carica dell’Ateneo, e non solo per la scelta di associare le studentesse al fattore estetico, ma anche per il luogo prescelto per la kermesse (una luxury gaming hall) e la decisione di donare alle partecipanti un coupon da sfruttare in un centro di chirurgia estetica, tra gli sponsor della manifestazione.
Gaudio partecipando alla serata ha avallato queste scelte, mettendoci la faccia e, cosa ancor peggiore, rappresentando, in qualità di Rettore, tutto l’Ateneo.
Le donne hanno dovuto lottare secoli per accedere alle vette massime dell’istruzione, e partecipando a questa kermesse il rettore Gaudio è riuscito a far fare all’Università italiana un passo indietro di 900 anni, ponendo l’accento di nuovo sul corpo e non sulla formazione.
Da quando in ambito accademico la bellezza viene considerata un valore?
I corpi degli uomini e delle donne sono tutti uguali, a maggior ragione in un contesto come quello universitario dove ciò che conta è lo studio, la preparazione.
Il rettore Gaudio con la sua presenza ha mortificato l’Università, ridicolizzando il suo ruolo.
Non crediamo che possa rappresentare ancora la Sapienza, e con lei l’Università italiana, ed è per questo che chiediamo che si dimetta dall’incarico quanto prima.