Ci sono una serie di riti (chiamate anche consuetudini) della nostra società, che vengono propagandate (all’esterno e verso se stessi) anche come civiltà, rispetto, educazione. Alcuni comportamenti che devi per forza fare, e senza i quali ti senti una nullità nella società. Non è una novità di questo secolo, ma in questo secolo diventa un fenomeno più ampio perchè abbiamo (per fortuna) un’informazione e una visibilità per tutto e tutti a 360 gradi -almeno potenzialmente.
Per esempio. Muore qualcuno di importante. Se tu ti senti o credi di essere qualcuno, non puoi esentarti dall’esprimere il tuo cordoglio. Ieri e’ morto l’attore Paolo Poli e gia’ siamo sommersi di dichiarazioni da tutte le parti. Ieri a Firenze si sono svolti i funerali di alcune giovani donne fiorentine che, in Spagna per un corso Erasmus, sono morte insieme ad altre in un incidente stradale: oggi le cronache ci fanno vedere il Sindaco della citta’ gigliata che commosso e con aria contrita (sincera, non ho motivo per dubitarne), ha partecipato ai funerali e viene ripreso mentre tocca la bara di una di queste giovani. Forse questo Sindaco partecipa ai funerali di tutti quelli che sono morti in incidenti stradali, magari causati anche dalla pessima sicurezza stradale della citta’ che amministra? No. Ma ai funerali di queste giovani c’era, probabilmente perche’, giovani e belle e assimilabili a qualunque famiglia che potendo manda i figlioli a fare i corsi di Erasmus, i media ne hanno parlato molto, anche se sono morte “solo” in un incidente stradale come tanti altri che accadono tutti i giorni (i maggiori tassi di mortalita’ nella nostra parte del Pianeta, sono dovuti ad incidenti stradali) e non dilaniate da una bomba di qualche terrorista. Certo, i morti sono tutti uguali, ma non si puo’ omettere che socialmente avrebbe piu’ logica una tale presenza quando avviene una strage come quelle a cui siamo sottomessi in questi ultimi anni. Accetto di essere smentito se da domani vedro’ il Sindaco di Firenze o di qualunque altra citta’ che partecipa a qualunque funerale, anche di chi muore per cosiddetta vecchiaia: il venir meno alla vita di un cittadino dalla comunita’ che si amministra dovrebbe essere una evento triste e di riflessione per tutti, soprattutto per chi ha responsabilita’ politica. Ma sappiamo che non e’ e non sara’ cosi’, e non possiamo non notare che le “telecamere” attraggono molto, basta che per un qualche motivo ci siano.
Altro esempio di uno non morto. Il leader radicale Marco Pannella, che in queste ultime settimane ha visto peggiorare le proprie condizioni di salute e sembra che ne abbia ancora per poco. Leader poco considerato e molto boicottato da tutti i politici quando ha fatto tutte le sue iniziative (fino a ieri), ha ben pensato -nel pieno rispetto del suo metodo e della sua filosofia umana- di rendere politico anche questo suo momento di prossimita’ alla dipartita: come non mai i media stanno prestando attenzione alla processione dei vari politici (piu’ che a Pannella che sta male) di altrettanta varia stazza che si recano al suo capezzale per salutarlo. Ci sono tutti: dal capo del Governo, alle telefonate del presidente della Repubblica e del papa cattolico, ai vari leader politici o candidati a prossime elezioni, fino agli sparuti (per numero) militanti del suo partito radicale. Tutti si fanno fotografare con lui, sorridente e sornione come sempre nonostante il peggioramento della sua malattia fin quasi allo stadio finale, lucido in questa sua scelta di star facendo politica anche in questo caso per il bene comune, e non – come accade per tanti altri politici che vanno a visitarlo- per carriera e ricerca di visibilita’. Pannella, padre storico di tanti politici e di tante conquiste civili e civiche che ci hanno consentito di vivere meno a disagio in questa societa’ malata di incivilta’ e arroganza in cui viviamo, ha spettacolarizzato anche il proprio momento finale.
L’altro giorno mi telefona una mia cara amica livornese e mi dice che e’ stata con un suo amico, caro e ben noto anche a Pannella, a visitare Marco, e per lei e’ stato un momento molto toccante. Mi racconta tutto e mi dice: Vincenzo, e tu perche’ non ci sei ancora andato? C’e’ andato tizio, caio, sempronio, ci andranno altrettanti caio, tutti quelli che con te hanno condiviso e con cui avete fatto battaglie importanti e immemorabili per il nostro Paese, per l’Europa e per il Mondo… cosa aspetti?
Ed io le ho risposto: no, non ci vado. Non perche’ non voglio essere come il Sindaco di Firenze e gli avversari famosi di Pannella, ma perche’ io sono un signor nessuno che ha fatto tesoro degli insegnamenti del maestro e che oggi mi dedico ad aiutare i cittadini perche’ si facciano fare meno male da questo regime disumano e arrogante in cui viviamo. E questo evitare di ritrovarsi tutti uniti ai funerali e alle processioni (anche se qui il morto non c’e’), questo prestare molta attenzione alla “ritologia” che e’ sempre fine a se stessa, soprattutto quando e’ ripresa dalle telecamere (fossero anche quelle piccole di chi mi conosce e condivide con me l’impegno civico attuale e lo ha condiviso in passato per le battaglie vinte e perse o rimaste sospese)… questo evitare, l’ho proprio imparato a partire dal 1969 quando -liceale in un paesino del sud e che per conto mio studiavo l’esperanto e mi forgiavo con tante letture “toste”, le manifestazioni studentesche e occhi attenti ovunque per la costruzione di un mondo con uguali e migliori possibilita’ per tutti- ho conosciuto Pannella e decisi di essere renitente e obiettore alla leva militare obbligatoria (quando l’alternativa alla coscrizione obbligatoria era solo la galera). Ho imparato che i signori nessuno, consapevoli di dover essere tali anche dando la propria vita per gli altri, sono quelli che servono alla nostra e a tutte le civilta’ del mondo. Alcuni anni fai andai a Firenze al funerale di un mio amico molto strettoche era stato ucciso in quella che allora si chiamava Unione Sovietica, dove si era temporaneamente trasferito, ed aveva perso la vita perche’ si ostinava a voler parlare con gli oppressi di quel regime per capire con loro come e cosa fare (io facevo altrettanto ad Istanbul, ma evidentemente era meno pericoloso), piansi; Pannella fece un’omelia in quella chiesa cattolica dove la famiglia del mio amico volle comunque dargli l’addio nonostante il suo agnosticismo (io rimasi fuori della chiesa per rispetto dei luoghi di culto di quella religione, che non mi riguardavano); e fu occasione per sentirmi nuovamente nessuno di fronte alla grandezza del Pianeta, una sorta di granello che concima il tutto con il suo muoversi come atomo e perche’ spintonato da tutti gli altri granelli viventi. Le parole del maestro Pannella, che comunque arrivavano fuori dalle mura della chiesa, mi confermavano nei misteri, nelle certezze e nel mio essere parte vivente e attiva della natura del Pianeta. Non altro. Altrimenti mi sarei sentito violento e mi sarei fatto male. Anche per questo oggi non vado alla processione per il leader radicale. Il simbolismo forse ha una significato li’ dove i simboli e per chi i ascolta vogliono dire qualcosa. Ma quando i simboli sono ovunque (quindi sono il loro perfetto contrario) e’ solo teatro, processione. Non impegno e lotta civica per l’affermazione di una vita che sia degna di esser vissuta, e quindi per amare.
Vincenzo Donvito, Presidente Aduc