Noi italiani non sappiamo proprio rinuniciare alla tazzina di caffè quotidiana, che oltre ad essere un’abitudine sociale consolidata e per la gran parte insostituibile, porterebbe anche ad effetti benefici sulla nostra salute, secondo una ricerca pubblicata sull’autorevole rivista scientifica International Journal of Cancer, dal dipartimento di epidemiologia e prevenzione presso l’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed (I.R.C.C.S.) con sede nella provincia di Isernia. Lo studio ha riguardato i dati clinici rivenienti da ben 7mila uomini in Molise, il cui livello di salute è stato monitorato per 5 anni dal 2005 al 2010. Dai risultati, ottenuti a seguito dell’analisi di vari estratti di caffè e della loro azione sulle cellule del tumore, i ricercatori hanno scoperto una riduzione pari al 53% del carcinoma della prostata negli uomini che ne bevevano almeno tre tazzine al giorno. «L’analisi delle cellule cancerogene sui 7mila partecipanti allo studio ci consente di affermare che il caffè ha un effetto benefico sul tumore, un fatto molto probabilmente dovuto alla caffeina, piuttosto che alle altre sostanze contenute nel caffè», ha spiegato la dottoressa Maria Benedetta Donati, a capo del laboratorio di medicina traslazionale presso l’istituto I.R.C.C.S.. La ricercatrice ha tuttavia precisato che non tutti i tipi di caffè sono stati analizzati né vengono ritenuti benefici in questo senso: solo l’espresso fatto nella maniera tradizionale italiana – alta pressione, acqua bollente, senza filtri – ha offerto questi risultati positivi per la ricerca. «Questo metodo di preparazione è diverso da vari altri metodi impiegati in differenti zone del mondo. Il nostro espresso, fatto in quella maniera, contiene una maggiore concentrazione di sostanze bioattive», ha continuato l’esperta. «Sarebbe davvero interessante esplorare più a fondo questo aspetto; il caffè è parte integrante dello stile di vita di noi italiani, che – è bene ricordare – non è dato solo dal tipo di cibo e bevande che consumiamo, ma anche dai metodi di preparazione». Insomma, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un motivo in più per continuare a bere il caffè con la giusta moderazione e senza superare le tre classiche tazzine quotidiane.