SEGNALATI 25 DOCENTI UNIVERSITARI IN SITUAZIONI D’INCOMPATIBILITà ALLA CORTE DEI CONTI

La Guardia di Finanza di Bologna, al termine di specifici accertamenti svolti su delega della Procura Regionale presso la Sezione Giurisdizionale per l’Emilia-Romagna della Corte dei conti, ha segnalato alla predetta Autorità Giudiziaria contabile n. 13 professori e n. 12 ricercatori dell’Università degli studi di Bologna per aver svolto attività lavorative incompatibili con l’impiego accademico, constatando un danno all’erario di euro 3.931.683,24. Le investigazioni di polizia economico-finanziaria, che hanno interessato il dipartimento di ingegneria industriale, sono state condotte nei confronti di quei dipendenti che avevano optato per il regime di impegno a tempo pieno e che, quindi, avevano deciso di porsi in un rapporto di “esclusività” con l’Università, permettendo alle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Bologna di accertare varie irregolarità. In particolare, è stato appurato come un professore e tre ricercatori dell’Alma Mater Studiorum presentassero situazioni d’incompatibilità assoluta dal momento che risultavano titolari di cariche operative all’interno di società commerciali; di conseguenza agli stessi è stato contestato un danno erariale di euro 591.867,96, pari alla retribuzione pubblica percepita. I controlli dei militari del Nucleo di Polizia Tributaria del capoluogo felsineo hanno altresì permesso di accertare come 21 docenti (n. 12 professori e n. 9 ricercatori) risultassero invece titolari di partita IVA e che la utilizzassero per l’esercizio di attività professionali nonostante il regime d’impegno a tempo pieno prescelto; in questo caso è stato contestato un danno all’erario di 3.339.815,28 euro, pari alla differenza fra le somme percepite dai predetti a titolo stipendiale di docente a tempo pieno e quelle che sarebbero loro spettate laddove avessero operato in regime di tempo definito. Queste contestazioni derivano dal fatto che lo status giuridico ed economico dei professori e dei ricercatori universitari, seguendo la medesima ratio dei dipendenti pubblici in genere, è contraddistinto da specifici divieti posti a garanzia del buon andamento amministrativo dell’attività didattica, di ricerca e di studio. In particolare, l’ufficio di professore e di ricercatore a tempo pieno risulta essere incompatibile con lo svolgimento di attività professionali, con l’assunzione di incarichi retribuiti e con l’esercizio del commercio e dell’industria; la normativa di settore prevede diverse tipologie di incarichi, anche retribuiti, che possono essere svolti liberamente e altri che, invece, possono essere conferiti ai docenti solo previa autorizzazione dell’Università, distinguendo a seconda che si tratti di soggetti che hanno optato per il regime di tempo pieno o di tempo definito. Nel corso dei medesimi accertamenti i finanzieri del Gruppo Tutela Spesa Pubblica, articolazione specialistica del Nucleo di Polizia Tributaria, hanno inoltre elevato sanzioni amministrative per circa 27 mila euro nei confronti di n. 7 committenti privati che si sono avvalsi di prestazioni professionali rese da alcuni dei succitati docenti in assenza di autorizzazione preventiva dell’Università di appartenenz