
Noto – Dalla sacralità religiosa a quella consumistica della società contemporanea, l’evoluzione del concetto di icona è il fulcro della mostra dal titolo: Icon. Warhol, Basquiat, Haring, Scharf. L’eredità di un’arte rivoluzionaria a Noto (SR) al Convitto delle Arti Noto Museum sino al 2 novembre.
L’esposizione, prodotta da Mediatica in collaborazione con Art Motors, patrocinata da Città di Noto e curata da Edoardo Falcioni, per la prima volta riunisce i 4 artisti che hanno rivoluzionato il concetto di arte nel ‘900. A partire dal genio della Pop Art, Andy Warhol, gli artisti della scena newyorkese degli anni ’80, Jean-Michel Basquiat, Keith Haring e Kenny Scharf, interpreteranno il ruolo dell’arte e un nuovo immaginario collettivo attraverso la Street Art e il Graffitismo.
“Al Convitto delle Arti per oltre 10 anni abbiamo organizzato importanti esposizioni con grandi maestri dell’arte, soprattutto italiana – ha spiegato Florinda Vicari, produttrice della mostra -. Quest’anno abbiamo deciso di cambiare genere, e abbiamo rivolto l’attenzione ad un altro grande maestro dell’arte, come Andy Warhol, insieme agli altri tre artisti di primo piano, pensando anche ad un pubblico più giovane. Dedicata ai più giovani, che apprezzeranno sicuramente, una stanza immersiva che evoca il mitico Studio 54 delle notti newyorkesi degli anni ’80, con gli indimenticabili successi dance di quel periodo”.
Tra le oltre 120 opere esposte a Noto, in gran parte uniche, a firma Warhol spiccano in particolare l’inchiostro serigrafico su carta Mona Lisa, (reversal series) – ca 1978, omaggio a Leonardo da Vinci; la serigrafia su seta Flowers (1983-85, ), appartenuta a Keith Haring; la macchina fotografica Polaroid Big Shot usata da Warhol, che la donò al fotografo romano Dino Pedriali; e l’iconica tela The only Way Out is In!., come sottolinea il curatore Edoardo Falcioni: “La mostra è un dialogo inedito tra gli artisti Warhol, Basquiat, Haring e Scharf: padre e figli spirituali, per la prima volta riuniti in una mostra in Italia, artisti che hanno rivoluzionato l’arte americana degli anni ’80 del XX secolo e quella contemporanea”.
Il percorso espositivo si articola in 5 sezioni. Nella prima, intitolata “L’icona come costruzione visiva. Dal mito pop alla rivoluzione dell’immagine”, sono le serigrafie Marilyn, Mao e Campbell’s Soup a sottolineare la consacrazione di Andy Warhol a figura centrale della scena artistica americana e mondiale. L’annullamento della soggettività nell’arte e l’utilizzo della riproduzione seriale, per riflettere l’immaginario collettivo, realizzano un nuovo paradigma nel legame tra arte e cultura di massa, in cui l’immagine non è più un’icona fissa ma flusso continuo di rielaborazioni. Una rivoluzione totale, che sarà ripresa da Haring, Basquiat e Scharf.
Con la seconda sezione, “Warhol e la nascita dell’icona contemporanea”, l’esposizione indaga più a fondo i simboli della cultura di massa dell’Universo-Warhol. L’immagine in serie del volto di Marilyn Monroe a colori rappresenta l’esempio eccellente della celebrità mediatica, novella icona, e dell’ossessione collettiva; la Campbell’s Tomato Soup, il simbolo di massificazione e di consumismo, mentre la celebre serie del 1975 Ladies and Gentlemen porta alla luce i protagonisti della comunità transessuale dall’oscurità delle notti newyorkesi.
La terza sezione, “L’icona e il sacro. L’immagine tra trascendenza e consumo” evidenzia la relazione tra icone religiose e cultura di massa, con opere su temi di fragilità, morte e redenzione. Esemplari sono The only Way Out is In!, il volto di Sant’Apollonia o il disegno Mother and Child di Warhol, il cui percorso artistico anticipa le tensioni culturali contemporanee, influenzando anche Haring e Scharf, che reinterpretano il sacro in chiave moderna.
Nella quarta sezione, “Intersezioni: oltre i confini dell’arte. Contaminazioni, culture visive e sonore degli anni Ottanta” l’icona attraversa nuovi media e discipline. In una sacralità incarnata in nuovi feticci, l’arte vive una fusione multidisciplinare permeata dalla cultura popolare: Warhol e Basquiat esplorano la contaminazione tra arti visive e musica, Haring porta il suo linguaggio negli spazi pubblici, Scharf predilige una estetica psichedelica per sfidare i confini tra arte e consumo. La mostra racconta questa trasformazione attraverso oggetti di culto, come quelli appartenuti e autografati da Michael Jackson: il famoso cappello “Fedora” bianco e la sua chitarra; ma anche la chitarra autografata dei Rolling Stones, le copertine dei vinili The Velvet Underground & Nico e Sticky fingers, realizzate da Warhol, insieme all’LP Beat Pop (1983) di Basquiat e Rammellzee, l’orologio Swatch Monster Time di Scharf (1994), e molto altro.
Chiude il percorso espositivo la quinta sezione “Disco Room – Studio 54”, una sala immersiva dedicata alla celebre discoteca newyorkese, crocevia di genialità che i 4 artisti, veri e propri iconoclasti, trasformarono in un palcoscenico artistico entrato nella storia. “Una esposizione inedita in Italia, con quattro artisti della Pop Art americana come Warhol, Basquiat, Haring e Scharf, che potrà consentire a Noto, capitale mondiale del Barocco, di diventare luogo e capitale dell’arte contemporanea – ha dichiarato Corrado Figura, sindaco della Città di Noto. Una mostra che appassiona e che ci potrà dare l’opportunità, ancora di più, di valorizzare l’immenso patrimonio artistico, culturale e paesaggistico del nostro territorio”. La mostra sarà aperta al pubblico sino al 2 novembre, tutti i giorni con orari consultabili sul sito: www.mostreinsicilia.it.