Sono sei milioni le persone residenti nel nostro Paese e con almeno 16 anni di età ad essere in una condizione di povertà alimentare, ossia impossibilitate a consumare un pasto completo almeno una volta ogni due giorni e che non possono permettersi di mangiare o bere fuori casa almeno una volta al mese.
Questo il dato fotografato dalla quarta edizione del nostro studio sulla povertà alimentare “Frammenti da ricomporre. Numeri, strategie e approcci in cerca di una politica”, che esce alla vigilia del 16 ottobre, la Giornata Mondiale dell’Alimentazione.
Il rapporto, che in questa edizione vede la collaborazione di Percorsi di Secondo Welfare, mette a sistema i dati raccolti attraverso diverse indagini Istat per mostrarci l’impatto della povertà alimentare sulla popolazione e delle principali risoluzioni che sono state adottate per contrastare il fenomeno.
A livello socioeconomico, la fetta più ampia della popolazione interessata – riporta lo studio – sono i disoccupati (28,3%), gli stranieri (23,1%), le persone inabili al lavoro (22,3%), e chi vive in una casa in affitto (22,6%) o nelle aree metropolitane (13,3%). Particolarmente colpiti sono anche i giovani nella fascia tra i 19 e i 35 anni (12,3%) e gli adulti tra i 50 e i 64 anni di età (12,7%).
A livello geografico il fenomeno si concentra soprattutto nel Sud e nelle isole, dove 3,1 milioni di persone vivono una condizione di povertà alimentare mentre nel Nord-Ovest dell’Italia si registra la più alta concentrazione di minori under 16 che non riescono a consumare un pasto completo almeno una volta al giorno e a ricevere il giusto apporto di frutta e verdura: si tratta di più 118.000 bambini e ragazzi, su 200.000 interessati in totale.
Negli ultimi anni, nonostante la pandemia, i numeri della povertà alimentare sono rimasti stabili, anche se numerose famiglie hanno dovuto fare grandi sforzi per fare fronte alle sfide economiche: questo è probabilmente merito delle misure ordinarie e straordinarie di sostegno, che sono sempre più richieste dalle famiglie italiane e tuttavia insufficienti a risolvere del tutto il fenomeno.
“In periodi di recessione, che causano l’aumento della povertà e riducono fortemente il potere d’acquisto delle famiglie, misure di protezione sociale e in particolare quelle di sostegno al reddito sono fondamentali per evitare che la povertà alimentare cresca” – ha dichiarato Roberto Sensi, Responsabile Programma Povertà alimentare ActionAid Italia – ma questa è solo una parte della soluzione al problema: “l’intervento di risposta che si indirizza a soddisfare un bisogno immediato dovrebbe essere solo il primo passo di un percorso capace di offrire risposte alle varie dimensioni dell’esperienza alimentare, in primis quella sociale. Dobbiamo cambiare la visione che abbiamo del fenomeno per adottare un vero approccio multidimensionale che ruoti attorno al diritto cibo e non all’aiuto, che coinvolga la comunità e non solo i singoli individui adottando, inoltre, sistemi di rilevazione della povertà alimentare più efficaci e a livello territoriale”.