Arte nelle Marche: “Braccianti”, gli acquerelli di Franco Fiorucci dedicati alle donne, al loro coraggio e ai loro diritti

di Roberto Malini

La storia dell’arte contemporanea non manca di voci che, attraverso colori e pennelli, hanno raccontato l’umanità nelle sue sfumature più crude e autentiche. Tra queste, il nome di Franco Fiorucci (Urbino, 1936 – Pesaro, 20 novembre 2023) emerge come uno straordinario interprete di un’arte che, esprimendo i contenuti umani di ogni scorcio e paesaggio campestre, non di rado diventa civile, capace di unire virtuosismo tecnico e impegno sociale in opere che trascendono contemporaneità e ideologie. Figlio della terra marchigiana, Fiorucci è stato un’animo poliedrico, segnato dalle difficoltà della vita e dal fervore creativo, che ha saputo trasformare la sua pittura in un potente strumento di testimonianza. Lo scorso anno, la sua scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile nel mondo dell’arte.

In questa recensione, esploriamo tre acquerelli del 1973 appartenenti alla serie Braccianti, che si collocano tra le sue opere più profonde e significative, vere icone del 1900. Raffigurano le donne braccianti del sud Italia, simboli di resilienza e dignità, in un contesto di ingiustizie sociali. Questi lavori non sono solo opere d’arte: sono documenti visivi di un’epoca e di una condizione umana spesso dimenticata.

Franco Fiorucci nacque a Urbino nel 1936 e trascorse un’infanzia segnata dalla perdita dei genitori, vivendo per anni nell’orfanotrofio cittadino. Fu in questo ambiente austero che iniziò a emergere il suo talento precoce per il disegno. Notato dall’artista Federico Melis, Fiorucci venne introdotto alla Scuola del Libro di Urbino, dove affinò la sua arte sotto la guida di maestri come Francesco Carnevali e Renato Bruscaglia. Questo periodo formativo segnò profondamente il suo percorso artistico, consolidando in lui una visione etica e poetica dell’arte.

La sua carriera si sviluppò in parallelo all’insegnamento, con un ruolo di primo piano come direttore della Cattedra di Disegno della Moda e del Costume presso l’Istituto d’Arte di Pesaro. Lungo i decenni, Fiorucci espose le sue opere in prestigiosi contesti nazionali e internazionali, ricevendo l’apprezzamento di critici e intellettuali come Carlo Bo, Paolo Volponi e Giorgio De Chirico. Nonostante i numerosi riconoscimenti, Fiorucci rimase sempre fedele alla sua umile origine e al suo impegno per una narrazione autentica.

Gli acquerelli della serie Braccianti rappresentano uno dei momenti più intensi e indimenticabili dell’opera di Fiorucci. Qui, l’artista cattura con straordinaria maestria tecnica e sensibilità narrativa la condizione delle donne lavoratrici del sud Italia, piegate dalla fatica ma intrise di una dignità che trascende le avversità. Le sue figure di donna, sovrastate dal caldo, dal freddo, dalla responsabilità e dalla fatica, incarnano una forza d’animo inestinguibile, capace di resistere a ogni prova. Come nei murales di Diego Rivera, anche qui le protagoniste diventano simboli universali di lotta per la sopravvivenza e attesa propulsiva di un cambiamento sociale.

Le figure femminili di Fiorucci sono chine a faticare su una terra arida. Le tonalità calde e terrose, insieme ai blu, dominano la scena, evocando il legame tra la donna e la natura che la nutre, ma, nel contempo, la sfianca. La pennellata di Fiorucci è fluida, ma precisa, capace di rendere sensibile il peso delle membra e dell’anima, accresciuto dalla secchezza durissima dell’ambiente. I suoi acquerelli esprimono il calvario di presenze umane dalle età indefinibili, consumate da vite di sacrifici. Tuttavia, Fiorucci riesce a infondere un’aura di speranza nei suoi gruppi, che scaturisce dal vigore di corpi i quali, generazione dopo generazione, non conoscono la resa. Sono piegati, ma hanno radici che affondano profondamente nella carne del mondo, come alberi che non temono vento, grandine o siccità.

Le opere di Franco Fiorucci incantano il collezionismo e chiunque sappia cogliere il valore dell’eredità millenaria che è infusa nell’arte figurativa. È stato definito come “Il maestro dell’acquerello” o “Il signore degli acquerelli”, ma è stato ancora di più: un narratore visivo capace di coniugare poesia e impegno sociale. La sua tecnica – caratterizzata da una straordinaria precisione unita a un virtuosismo che si percepisce in ogni segno, sfumatura o accostamento di colori, ma anche a un’ineguagliabile profondità emotiva – lo pone tra i più grandi acquerellisti del nostro tempo. Tuttavia, la vera grandezza di Fiorucci risiede nella sua capacità di raccontare storie universali attraverso i dettagli più intimi, trasformando il foglio in una pagina di poesia visiva.

La serie Braccianti rimane una testimonianza vibrante del suo impegno civile, un omaggio a quelle donne senza volto che, con la loro forza d’animo e la loro saggezza naturale, hanno rappresentato il cuore pulsante di un’evoluzione della società che è ancora in corso, che è ancora caratterizzata da dolore e perdita. Ecco perché chi ammira le Braccianti non coglie in esse un semplice tributo al passato, ma un invito a riflettere sul presente e a immaginare un futuro in cui la giustizia sociale sia più di un sogno.

In un mondo sempre più dominato dalla velocità e dalla superficialità, l’arte di Franco Fiorucci ci ricorda il valore dell’attenzione, della profondità e della memoria. Una memoria che, attraverso i suoi acquerelli, continua a esprimersi con un linguaggio potente e crudamente vero.

Nelle foto, uno degli acquerelli della serie Braccianti (Pesaro, collezione privata)