Ascoltare il silenzio

“Esiste un momento in cui le parole si consumano e il silenzio inizia a raccontare.” #Kahil_Gibran

Spesso gli ossimori trasmettono e rendono percepibile l’incompreso, seducono col mistero. Eppure quando accade l’inascoltabile, la condizione suscita comunque emozione. È come uno stridio che percuote il timpano; quello che scuote la mente e fa sentire l’anima.
L’ascolto, così a volte, pur sembrando una pratica passiva che subisce l’inesorabile sensazione dell’appiattirsi alle sonorità esterne è un complesso di emozioni che si rendono nuove, aggiornate dall’acquisito patrimonio che coglie sfumature nelle sue diverse gradazioni.
In questo metodo si sente ciò che si coltiva e sta dentro di noi, l’emozione che muove attraverso il desiderio e che introduce la mente in uno scenario sorprendente: quello che meravigliosamente e tattilmente si inocula nelle pieghe della fisicità, che ispira brividi perché è quella sensazione terrena e umana, che aspira a rendere plausibile il modello di civiltà che si vive: elegante, raffinato, perfetto.
In questo lucore si realizza il potere di ciò che ci muove dentro, accompagnandoci verso lidi sconosciuti, in cui l’ignaro scopre i tesori misteriosi di un itinerario immaginario che proietta la vita nella complessa articolazione di emozioni e sensazioni, provando a coniugare bellezza e animalità, percezione e costruzione di un mondo, che non è esclusivo, ma contaminato dal tanto che si intreccia nella vita di ciascuno, tra uomini e cose.
Così anche il silenzio diviene forte quando coglie il vigore dell’intraprendenza e lo traduce in una pratica che più che subire é attiva giacché mette in moto la vivida e concentrata attenzione che fa reagire agli impulsi esterni, a quelle emozioni che muovono e procurano piacere, e che progetta, costruisce e realizza.
Si perviene così all’ascolto, come arte del migliorarsi, che in una sorta di tremenda bellezza sollecita il lavorio interiore e trae forza in una condotta apparentemente passiva e che invece entusiasma nella capacità di cogliere nel silenzio la poesia del vivere, quella che agisce lasciando traccia nello scultoreo gesto che dà forma all’uomo artefice della propria realizzazione.
Così il silenzio agisce, modellandoci. Fornendoci quel discernimento che ci permette di concentrarci sull’esistenza senza dimenticare l’importanza del comprendere il complesso cammino quotidiano in tutta la sua bellezza: enciclopedico e vivace. Colorato del sublime della vita, che ci rende unici in quell’unità in cui anima e corpo, il dentro e il fuori, raffigura il superamento del doppio che si specchia nella sintesi del valore che merita, dell’umanità che appassiona nella sua eterna costruzione del destino del singolo che si compie nella comunità.

 

#Rino_Nania