PALERMO. Non si potrà certo dire che qualcuno resterà insoddisfatto, visto che i quasi quaranta borghi siciliani che aprono le porte, coprono di fatto ogni desiderata: di chi ama il verde incontaminato e chi invece le chiese barocche, chi vuole il mare e chi i monti, chi preferisce provare i sapori antichi e chi cerca l’olio novello, chi magari vuol scoprire come si riempie un cannolo e chi invece vuol partecipare alla raccolta delle pesche.
Perché ognuno di questi borghi è pronto a mettersi in gioco e ha rovistato tra chiese sconosciute, giardini irraggiungibili, monasteri serrati e piatti dimenticati, per offrire il suo lato migliore.
Tre weekend, una quarantina di borghi spalmati in otto province, circa 400 tra siti, passeggiate ed esperienze e 500 giovani coinvolti per raccontare una Sicilia del tutto sconosciuta. Per il secondo anno, da domani (20 agosto) ritorna Borghi dei tesori fest. La formula è quella rodata delle Vie dei Tesori, di cui il festival dei Borghi è una costola: il 20 e 21, poi il 27 e 28 agosto, e il 3 e 4 settembre, sempre sabato e domenica, tra luoghi da visitare, esperienze da condividere, passeggiate.
I Borghi stringono collaborazioni importanti: infatti dal 7 settembre il festival accoglierà in cinque comuni, uno spettacolo prodotto dal Teatro Biondo “In nome della madre” con Galatea Ranzi; e i visitatori dei Borghi dei Tesori accederanno con lo sconto “residenti” agli spettacoli del Segesta Teatro Festival.
Ma la vera “conquista” è in modalità “senza pensieri”. Nei tre weekend si potrà, infatti, viaggiare sui comodi pullman del nuovo partner Auto Service. Partenze da Palermo, arrivo in tutti i centri coinvolti, andata/ritorno in giornata, secondo il calendario su www.leviedeitesori.com.
Eccoli quindi i borghi, e ognuno sarà un’esperienza: ci sono anche cinque new entry, Montevago (AG), Alcara Li Fusi (ME), Chiusa Sclafani e Piana degli Albanesi (PA) e Calatafimi Segesta (TP). Il plotone più numeroso dei borghi che aderiscono al festival è come l’anno scorso nel Palermitano: qui il festival arriverà in 16 borghi; mentre sono 8 i piccoli comuni dell’Agrigentino, 2 nel Nisseno, 1 ciascuno nelle province di Enna, Siracusa e di Trapani; 2 nel Catanese e 6 nel Messinese. L’elenco è folto e inizia dall’Agrigentino con Bivona, Burgio, Caltabellotta, appunto l’esordiente Montevago, Naro, Sambuca, Sant’Angelo Muxaro e Santo Stefano Quisquina; nel Nisseno, Sutera e Vallelunga Pratameno; nel Catanese, Licodia Eubea e Piedimonte Etneo; nell’Ennese, si salirà a Centuripe. Sui Nebrodi, o comunque nel Messinese, i più piccini, altra new entry Alcara Li Fusi, poi Frazzanò, Graniti, Mirto, San Piero Patti e Savoca. Folto il drappello del Palermitano, con Baucina, Blufi, Caccamo, Castronovo, la novità Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Gangi, Geraci Siculo, Giuliana, Isnello, Petralia Soprana, altra novità, Piana degli Albanesi, poi Pollina, Prizzi, San Mauro Castelverde, e dal prossimo weekend, anche Vicari. Chiudono Siracusa, con Portopalo di Capo Passero; e Trapani dove debutta Calatafimi Segesta.
Si potrà visitare una vera casa rabbinica per chiedersi se è vero che gli ebrei scomparvero in Sicilia dopo il 1492 o invece rimasero, anonimi, protetti dalla comunità; si potrà assaggiare la pizza antica fatta insieme, scoprire la tomba intonsa dei re sicani o l’antico monastero basiliano unico nel Sud Italia, osservare da vicino gli ultimi grifoni o ascoltare la voce della memoria tra le rovine di una ghost town, sorprendersi davanti a una pianta a forma di cuore che abbraccia il muro di una venerabile abbazia, riposarsi sotto un ulivo vetusto di 1800 anni, contare quanti borghi possiedono un rabat arabo o quante sorgenti e fontane ci siano tra le viuzze, sedersi tra i banchi di una scuola di un secolo fa e ricevere una pagella monarchica, salire su una barca e perdersi tra due mari. E le esperienze: riempire un cannolo gigante, veder cesellare un gioiello, cucinare il cuddiruni, raccogliere le pesche o partecipare alla vendemmia.
La nuova associazione di piccoli comuni uniti sotto l’egida della Fondazione Le Vie dei Tesori è nata un anno e mezzo fa tra realtà che vogliono intraprendere azioni di rigenerazione, ripopolamento e sviluppo sostenibile. Borghi dei Tesori Fest è promosso dalla Fondazione Le Vie dei Tesori in collaborazione con tutti i Comuni, ed è sostenuto da IGT, Poste Italiane e Fondazione Sicilia. È stato selezionato dall’assessorato al Turismo della Regione siciliana per potenziare il programma SeeSicily e il brand Sicilia. Quest’anno il 100 per 100 dei coupon del Festival, che sono donazioni, saranno devoluti dalla Fondazione Le Vie dei Tesori all’associazione Borghi dei Tesori, per progetti di rigenerazione e di promozione del territorio.
Le Vie dei Tesori ha messo a disposizione dei festival dei Borghi il proprio background: anche Borghi dei Tesori Fest sarà una rassegna smart e digitale, con un unico coupon valido per le visite in tutti i luoghi che apriranno le porte. Sul sito www.leviedeitesori.com, sui social e sul magazine del festival, saranno disponibili schede dei siti, approfondimenti, curiosità. Come nel Festival delle città, un coupon da 18 euro varrà per 10 visite, un coupon da 10 euro per 4 visite. I coupon saranno disponibili nell’infopoint in ogni borgo e sul sito www.leviedeitesori.com/borghideitesori.
I BORGHI DEL FESTIVAL
Visitare tutto sarà impossibile, ma è meglio che resti sempre qualcosa da vedere, per ritornare, approfondire, scoprire magari i borghi vicini, il bosco nascosto, la sorgente o l’artigiano.
AGRIGENTO. Qualche esempio, a volo d’uccello, ma è impossibile citare tutto: a partire dall’arroccata Caltabellotta dove una studiosa è riuscita a ridisegnare l’antico quartiere ebraico, e il festival mostra per la prima volta la casa rabbinica e i resti della sinagoga; a Montevago si avverte ancora il dolore del terremoto, inoltrandosi tra le macerie della Matrice che sono state rese un museo en plein air; la barocca Naro mostra la sua bellissima Bibbia poliglotta, a Sant’Angelo Muxaro si visita il regno antico di Kokalos e a Santo Stefano di Quisquina si va in pellegrinaggio dalla Santuzza (ma non prendete impegni per il terzo weekend quando inaugureranno la prima “Via delle sorgenti” che conduce alle polle sorgive dei monti sicani); a Sambuca si tornerà sulle sponde del Lago Arancio per visitare il fortino di Mazzallakkar riemerso ancora una volta, ma stavolta ci sono anche un antico convento e un palmento preistorico. A Bivona è tempo di pesca-experience: si potrà addirittura partecipare alla raccolta nei pescheti, e assaggiare marmellate deliziose; mentre a Burgio si attivano percorsi visitabili per la prima volta che portano nel cuore antico del borgo.
PALERMO. Risalendo verso Palermo ma restando sempre in terre sicane, ecco Contessa Entellina dove tra i tanti tesori, ci sarà anche una masseria fortificata, si potrà partecipare sia alla vendemmia che alle degustazioni al tramonto, o visitare cantine, caseifici, apicoltori, pollai all’avanguardia; ma non dimenticate l’abbazia, di una bellezza quasi irreale. Poi c’è Giuliana che vive all’ombra del suo castello, dove rivivranno Federico II e le donne che lui amò, in una serie di visite teatralizzate. La new entry Chiusa Sclafani conserva ancora intatto il suo cuore medievale e si perde tra monasteri, abbazie e palazzi nobiliari. Poi c’è Prizzi, il più alto borgo dei Sicani, con le sue tantissime chiese e i reperti archeologici dell’antica Hyppana; a Castronovo, invece, abitata sin dai tempi preistorici come testimoniano arcosoli e tombe, ci si muove tra abbeveratoi, resti di mulini ad acqua, fontane, cannoli e lavatoi. Eccoci sulle Madonie: c’è Blufi piccina, che l’anno scorso era nera nera di fiamme e oggi apre il suo santuario nato lì dove sgorga un olio miracoloso, che in primavera è immerso in un mare rosso di papaveri. Ma la vera patria delle olive è San Mauro Castelverde dove si scopriranno le differenze tra i frantoi nel corso dei secoli e ci si potrà riposare sotto l’ulivo Matusalemme: 1800 anni portati con brio. A Petralia Soprana spunteranno gli stendardieri e vi faranno addirittura provare a far roteare una bandiera. Geraci Siculo è un gioiello e lo è anche di più perché sospesa sul vuoto. E Gangi, una montagna vestita di case, tra musei delle tradizioni contadine, palazzi baronali con misteriosi simboli alchemici e i capolavori di Gianbecchina. Scendendo un po’, da Isnello, patria di chi sogna (e guarda) le stelle, partirà una passeggiata che, attraverso una stretta fenditura di roccia, arriverà ai ruderi del castello; e non dovete dimenticare le chiese, nelle medievale San Michele, scoprire un soffitto ligneo settecentesco di spettacolare bellezza. A Baucina preparerete con le donne del paese, il cuddiruni, ma vi mostreranno anche la vara di Santa Fortunata finanziata dagli emigrati; nella chiesa-salotto di San Benedetto alla Badia, a Caccamo, c’è un pavimento di oltre 5000 mattonelle dai colori vivaci che rappresentano paesaggi, animali, angeli; a Piana degli Albanesi parleranno la bellissima lingua arbëreshë, ma vi spiegheranno sia come nasce il famoso cannolo che come si cesellano antichi gioielli finissimi. Chiude Pollina, dove incontrerete chi raccoglie la manna, le “lacrime” bianche dei frassini.
CALTANISSETTA. Nel Nisseno, a Sutera ci si potrà affacciare dal “balcone della Sicilia”, ma soprattutto vi porteranno a Pizzo San Marco dove sono state appena restaurati “Li figureddi” così chiamati dalla comunità locale, in realtà affreschi dalla data incerta in una cappella che di certo prima era una tomba sicana. Nel museo etnoantropologico di Vallelunga Pratameno, sono state perfettamente ricostruite le botteghe degli artigiani, ma anche un’aula scolastica di fine Ottocento: qui ci si siederà tra banchi da libro “Cuore” ricevendo anche una pagella “monarchica”.
ENNA. SIRACUSA. TRAPANI. Una provincia, un borgo: a Centuripe (EN) aprono due chiese che sono merletti barocchi; a Portopalo di Capo Passero (SR) si capirà cosa era il “garum” romano, ma si prenderà anche la barca per raggiungere un’isola nell’isola; dall’altro capo esatto, Calatafimi Segesta (TP) deve rinunciare per questo primo weekend alla Matrice e all’orologio recuperato (con il supporto del Premio Borghi dei Tesori), lambiti poche ore fa dagli incendi, ma nel frattempo si potrà partecipare a numerosi laboratori artistici e vi mostreranno i Giardini della Kaggera, un Eden incontaminato che accoglie antichi mulini, i giardini di arance, l’antico lavatoio del lino di Contrada Canale e le “zachie arabe”. Un programma corposo che si può integrare con gli spettacoli del Segesta Teatro Festival a breve distanza.
MESSINA. Si sale ancora, eccoci nel Messinese: a Mirto ci si perde tra pizzi e merletti, sparati e damaschi, ma ci sarà anche uno strano personaggio che vi aprirà il suo libro segreto, colmo delle firme di chi è passato dall’elegante Grand Hotel et Des Palmes di Palermo. Poi si arriva sui Nebrodi ed ecco i borghi più piccini, stretti stretti come fratelli, con conventi che affiorano dai boschi: a Frazzanò, San Filippo di Fragalà è tra i più antichi monasteri basiliani del Sud; San Piero Patti vi perderete tra i vicoletti di Arabite che era una vera e propria casbah araba. La new entry del festival, Alcara Li Fusi si è messa d’impegno, il programma è già bellissimo ma nel terzo weekend vi porterà là dove nidificano i grifoni. Dai Nebrodi ai Peloritani è un attimo: di Graniti – che si muove tra pini e coloratissimi murales – s’innamorò perdutamente Francis Ford Coppola che qui girò alcune scene del Padrino, come anche nella vicina Savoca, dove in una sezione apposita del museo antropologico, è conservato anche il ciak battuto sul famoso set; e dal prossimo weekend, si visiterà anche la famosa cripta con le 17 mummie di notabili del posto.
CATANIA. Uno si distende alle pendici dell’Etna, l’altro è adagiato sulle colline a nord dei monti Iblei, da un capo all’altro della provincia di Catania: Piedimonte Etneo è un borgo “giovane”, nato a metà ‘600, ma dopo esser scesi dal campanile, dirigetevi verso le due frazioni gemelle, Borgo Presa e Borgo di Vena per ascoltare la storia della Madonna che fermò la lava e partecipare a degustazioni e visite alle cantine; Licodia Eubea ricama invece origini paleolitiche e il suo splendido affresco della Grotta dei Santi, commuove: qui vicino, ma in territorio di Vizzini, ecco la Cunziria, altra ghost town, borgo dove viveva una grande comunità di conciai; tra le case diroccate e la chiesa, ci sono ancora le vasche per la concia delle pelli.