Più o meno tutti sanno che la soluzione “finale” per la pandemia che stiamo vivendo dovrebbe essere quella di un vaccino. Nel frattempo ci stiamo adattando a vivere in questo contesto di precarietà. Con difficoltà, spesso pensando che si tratti di una provvisorietà breve… e questo contribuisce a farci stare un po’ peggio visto che questo “breve” è sempre più indefinito. In questo contesto ci sono sono due certezze. Provvisorie anch’esse, ma di un certo peso. Le disposizioni da parte delle Autorità politiche ed amministrative e le indicazioni delle Autorità sanitarie. Per le seconde (sanitarie) è difficile fare una selezione rispetto alla quantità di informazioni che circolano. Ma, a parte la selezione che ognuno può fare rispetto alle proprie opinioni e/o credenze, le indicazioni delle Autorità che sono state scelte come tali dall’Autorità politico-amministrativa, sono importanti, perché sono quelle che poi si trasformano anche in norme, decreti, disposizioni. Sulle quali ci stiamo giocando tutto: dalla nostra salute alle nostre libertà individuali e collettive. Poco fa abbiamo letto un lancio dell’agenzia stampa Ansa che così recita: "Si sta facendo un grande sforzo internazionale sui vaccini. Realisticamente credo che potremmo far partire le vaccinazioni per le persone fragili, le forze dell'ordine, gli operatori sanitari nei primi mesi della prossima primavera"- Lo ha detto il presidente del Consiglio superiore di sanita' e Componente del Cts, Franco Locatelli, in un'intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei.” Capiamo che talvolta i giornalisti sono invadenti e fanno domande alla costante ricerca dello scoop, oltre che – talvolta – anche domande scontate e cretine… ma da uno scienziato a livello di quelli scelti dai poteri del nostro Stato per essere presidente del Consiglio superiore di sanità e membri del Comitato Tecnico Scientifico (Cts) sul coronavirus, ci aspetteremmo pacatezza, razionalità, moderazione e senso dello Stato. Caratteristiche ci sembrano sia venute meno nelle sue dichiarazioni che abbiamo riportato. Lo sa, il nostro scienziato, che le sue parole hanno un peso gigantesco? Come e perché parla di vaccino disponibile nei primi mesi della prossima primavera? Crediamo che il nostro scienziato parli a ragion veduta e non a vanvera… ma questa sua ragion veduta come la parametra con un ascoltatore/lettore medio che non vede l’ora che il vaccino ci sia? Si rende conto, il nostro scienziato, delle aspettative, delle ansie e delle conseguenze pratiche che una così precisa scadenza può provocare in persone che ogni giorno sono a combattere contro gli stenti economici, sociali, umani e sanitari che stanno patendo? Non crediamo ci sia bisogno di aver studiato sociologia delle comunicazioni di massa per comprendere questa nostra indignazione. Virologi (e non solo) che dicono la propria ce ne sono tanti. A proposito e a sproposito. Noi non siamo in grado di giudicare e non vogliamo neanche farlo perché siamo impegnati nel dare il nostro contributo civico in questa situazione pandemica in virtù delle nostre conoscenze e capacità di osservazione. In un Paese alla disperata ricerca di certezze, la scadenza del nostro scienziato potrebbe essere un bomba in due direzioni: la bella notizia o la morte definitiva della credibilità degli scienziati “di Stato”. Per concludere. Anche se i giornalisti vivono di domande, anticipazioni, indiscrezioni e quant’altro… gli scienziati “di Stato” non sono obbligati a rispondere sempre se non, ovviamente, quando 2+2 fa 4 e non “forse 3, ma in un certo senso 4 e non è detto che non sia 5”. etc. Diamoci una mano. Vincenzo Donvito, presidente Aduc