In Italia, oltre 1,2 milioni di bambini vivono in povertà assoluta e tantissime le famiglie di povertà relativa che rischiano di vedere aggravata la propria situazione. A rischio anche i minori stranieri soli che con l’interruzione di percorsi di tirocinio professionale possono perdere le permanenza regolare in Italia al raggiungimento dei 18 anni…
Un fondo speciale a disposizione dei Comuni da investire – in collaborazione con le associazioni attive sul territorio – per la fornitura di beni di prima necessità e di beni educativi per i bambini e i ragazzi in condizione di maggiore fragilità.
È questa la richiesta che avanza Save the Children – l’Organizzazione che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e tutelarne il futuro – per rispondere, nell’immediato, ai bisogni crescenti che arrivano dal territorio. Il fondo, con un iniziale stanziamento di 100 milioni, suggerisce l’Organizzazione, potrebbe essere previsto nell’ambito delle misure attualmente allo studio del governo o con la rimodulazione di risorse provenienti dai Fondi Europei che l’Italia non è ancora riuscita ad impegnare.
“La nostra rete di centri territoriali presente nelle zone più svantaggiate, dai Punti Luce ai Centri Fuoriclasse, dai centri Civico Zero agli Spazi Mamme, sta facendo fronte al forte aumento di richieste da parte di famiglie che hanno già perso in questo periodo l’unica fonte di sostentamento – legata a lavori precari e saltuari nel campo della ristorazione, del turismo, del commercio, delle pulizie – e si trova in una situazione di necessità immediata.”, afferma Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia Europa di Save the Children.
L’Organizzazione sottolinea come oggi in Italia oltre 1,2 milioni di bambini vivano in povertà assoluta, e 1 famiglia con minori su 10 (l’11,3%) vive in povertà assoluta, così come il 17% delle famiglie con un solo genitore e il 31% di quelle in cui entrambi i genitori sono stranieri. Secondo gli ultimi dati Ocse diffusi, inoltre il 14% della popolazione italiana vive in una situazione di relativa povertà e il 27%, rischia invece di finire in povertà se dovesse perdere tre mesi consecutivi di stipendio, scenario che in questa situazione rischia di diventare a breve una triste realtà.
“Per questo motivo chiediamo che, accanto agli interventi proposti dal Governo che richiederanno un necessario tempo di attivazione, si attivi un fondo speciale, a favore dei Comuni, che possa essere utilizzato nell’immediato per rispondere a bisogni essenziali, come spesa, farmaci, prodotti per la prima infanzia. Tra i beni essenziali è fondamentale che siano considerati i beni educativi, per evitare che i bambini tagliati fuori dall’utilizzo della rete, privi di pc, di cellulare e di connessione, restino di fatto “invisibili” al circuito educativo. Stiamo collaborando in questi giorni con diverse scuole proprio per raggiungere questi bambini e bambine che rischierebbero altrimenti di uscire definitivamente dal radar delle scuole perché né loro né i loro genitori sono connessi”.
L’Organizzazione inoltre chiede un intervento anche a favore dei minori stranieri soli che, con grande fatica, sono riusciti in questi mesi ad avviare dei percorsi di tirocinio professionale, percorsi che in questo periodo di crisi sono stati, in molti casi, bruscamente interrotti. Oltre a dover affrontare il problema della perdita del lavoro, per questi minori è a rischio anche la permanenza regolare in Italia al raggiungimento della maggiore età. Per loro Save the Children chiede un provvedimento che consenta la proroga o il rinnovo temporaneo del titolo di soggiorno, per proseguire il percorso di integrazione e avere il tempo necessario per riprendere una attività lavorativa o di formazione professionale.
“Auspichiamo che gli interventi annunciati oggi dal governo rappresentino solo un primo passo per la definizione di un piano straordinario di sostegno ai bambini e alle loro famiglie che dovrà prevedere un sostegno di lungo periodo per fronteggiare la povertà materiale e la povertà educativa legata alla chiusura delle scuole e di tutti i centri di aggregazione, risorse fondamentali soprattutto nelle zone più svantaggiate dal punto di vista economico e sociale”, conclude Raffaela Milano.
Tutti i centri di Save the Children in questi giorni restano attivi, attraverso contatti telefonici e online, limitando al minimo e solo in caso di eccezionale necessità e urgenza i contatti diretti, nel rispetto delle normative e delle regole di prevenzione.