Investire in attività di rigenerazione della natura si traduce anche in nuovi posti di lavoro con molteplici benefici economici e sociali per le comunità locali. Lo ricorda il WWF in occasione del Primo maggio, Festa dei lavoratori, che anche quest’anno si celebra nel mezzo di una pandemia. Ed è proprio questa condizione, per il WWF, ad aver evidenziato quanto siano vulnerabili i paesi e i sistemi globalizzati agli shock esterni. Distanziamento sociale, blocco di gran parte delle attività economiche, hanno innescato una crisi economica accompagnata da una rapida perdita di lavoro come mai era avvenuto in passato: ma le nostre società e le nostre economie sono profondamente o radicate nella natura, e non esterne a essa.
I sistemi naturali (costituiti dalla biodiversità presente sul Pianeta) e i servizi che essi offrono gratuitamente e quotidianamente, anche detti servizi ecosistemici, sono,infatti, la base essenziale dei processi economici, dello sviluppo e del benessere delle società umane. I sistemi naturali ricoprono un ruolo centrale anche nel sostenere l’occupazione: circa 1,2 miliardi di posti di lavoro in settori come l’agricoltura, la pesca, la silvicoltura e il turismo dipendono direttamente dalla gestione efficace e dalla resilienza di ecosistemi sani.
Ad esempio, la bassa produttività dell’agricoltura nei paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa, è la causa primaria della condizione di povertà estrema caratteristica di alcune regioni. In questi contesti, le soluzioni basate sulla natura, come il ripristino dei bacini idrici, possono aumentare la disponibilità di acqua e ridurre l’erosione del suolo, contribuendo all’aumento della produttività agricola.
Benefici simili si possono trovare nei settori come la pesca e la silvicoltura, dove l’uso di soluzioni basate sulla natura può sostenere, e talvolta incrementare, i posti di lavoro e l’economia delle comunità locali. Secondo uno studio statunitense (Garrett-Peltier and Pollin, 2019) il ripristino e la gestione sostenibile delle foreste avrebbe creato più posti di lavoro per milione di dollari investito rispetto ad altre tipologie di industrie (agricoltura, gas, aviazione ecc.), arrivando a generare 39.7 posti di lavoro diretti ed indiretti per milione investito. Nei paesi in via di sviluppo questi valori risulterebbero più elevati.
Si stima che la Rete Natura 2000 sostenga 104.000 posti di lavoro nelle attività di gestione e conservazione delle aree protette e altri 70.000 posti di lavoro in attività connesse in maniera indiretta. Alla base di questo c’è un investimento annuale e costante di circa 6 miliardi di euro per la gestione e il ripristino della rete Natura 2000.
In futuro, si prevede che il fabbisogno di biodiversità possa generare fino a 500.000 posti di lavoro. Basti considerare il settore agricolo: 1,3 milioni dei 9,6 milioni di posti di lavoro in UE in questo ambito sono collegati direttamente o indirettamente ai siti Natura 2000. Anche il settore del turismo ha un ruolo cruciale, offre lavoro a 12 milioni di persone in Europa, di cui 3,1 milioni sono collegati alle aree della rete Natura 2000.
Gli investimenti in rinaturazione sono definiti anche investimenti moltiplicatori. È stato stimato infatti che investire circa 2,7 trilioni di dollari ogni anno entro il 2030 in soluzioni basate sulla natura genera vantaggi economici pari a 10 trilioni di dollari e 395 milioni di nuovi posti di lavori (World Economic Forum 2020).
Il WWF ha calcolato che il ritorno economico derivante dalla sola ricostruzione degli ecosistemi marini (grazie all’estensione delle aree marine protette dal 20 al 30% e ad interventi sostanziali di ripristino) potrà portare, sempre al 2050, ad un ricavo di 10 dollari per ogni dollaro speso, oltre che ad un incremento di 1 milione di posti di lavoro tra gli operatori del mare.
“Proteggere, ripristinare, gestire in modo sostenibile gli ecosistemi e allo stesso tempo far crescere la nostra economia non è più un’utopia. La risposta è nelle soluzioni basate sulla natura, ovvero gli interventi finalizzati a tutelare, gestire in modo sostenibile e restaurare gli ecosistemi – ha ricordato Marco Galaverni, direttore scientifico del WWF Italia– Le soluzioni basate sulla natura forniscono risposte alle sfide chiave della società, producono benessere per le comunità e benefici per la biodiversità”.
Nonostante questi strumenti siano noti da tempo, il loro valore non è ancora del tutto riconosciuto e rappresentano un’opzione di investimento a basso costo per aumentare i posti di lavoro, la produttività e l’economia locale, oltre alla loro azione primaria di proteggere, conservare e ripristinare il capitale naturale.
Il caso di Zagabria, Croazia – Le soluzioni basate sulla natura per contrastare la disoccupazione
La città di Zagabria ha moltissimi parchi, come Medvednica e Park Maksimir, i quali richiedono risorse e competenze specifiche per essere protetti e conservati. Nel 2005 la città ha lanciato un programma di formazione volto a ridurre la disoccupazione locale contribuendo allo stesso tempo alla conservazione degli spazi verdi rivolto principalmente a persone da anni senza una solida occupazione. L’obiettivo è quello di generare contratti di lavoro a tempo pieno per la cura del verde e la conservazione delle aree protette e, con un percorso formativo, far acquisire ai partecipanti le conoscenze e le competenze necessarie per un nuovo inserimento nel mondo del lavoro.
Dal 2005 al 2015, hanno partecipato al programma oltre 3.000 persone, di cui circa il 30% ha successivamente trovato un’occupazione. Il programma ha contribuito alla riduzione della povertà locale, aumentando la motivazione e la consapevolezza tra i cittadini partecipanti. Circa 300 persone sono state coinvolte nuovamente ogni anno nella manutenzione degli spazi pubblici verdi e in altre attività di gestione ordinaria delle aree protette volte alla protezione della biodiversità, come per esempio la rimozione dei rifiuti smaltiti illegalmente all’interno dei parchi. Questo progetto mostra come l’attenzione, la cura e la conservazione della natura nelle città possa fornire importanti benefici sociali attraverso la sua protezione attiva.
Il caso del Sud Africa – Working for Water
In Sud Africa le specie aliene invasive vegetali stanno causando moltissimi danni: mettono a repentaglio le attività economiche, la biodiversità, la sicurezza dell’acqua e l’integrità del suolo (ILO, 2018). Investendo in soluzioni basate sulla natura, inclusi la gestione ed il ripristino degli habitat con vegetazione autoctona, è possibile generare molteplici vantaggi. Un esempio importante viene da Città del capo, dove il ripristino della vegetazione autoctona ha aumentato la disponibilità d’acqua nei bacini idrografici che riforniscono la città. Questo perché le specie non autoctone, come ad esempio l’eucalipto, richiedono maggiori quantità di acqua, 1,4 trilioni di litri in più l’anno, rispetto alle piante autoctone. Questa perdita equivale al 4% dell’approvvigionamento idrico della nazione e, poiché le specie aliene si stanno diffondendo molto rapidamente, la perdita potrebbe quadruplicare fino al 16% (WWF-SA, 2016).
Allo stesso tempo, il paese presenta tassi di disoccupazione molto elevati, rendendo possibile la mobilitazione di numerose persone alla risoluzione di questo problema. Il governo sudafricano, a partire dal 1995, ha infatti implementato con successo il programma Working for Water (WfW), guidato dal Dipartimento dell’Ambiente in coordinamento con diverse organizzazioni del settore pubblico e della società civile (WWF, 2019). Vengono offerti contratti di lavoro finalizzati a rimuovere le specie invasive dai principali bacini idrici, aumentando così la disponibilità di acqua potabile (ILO, 2018). Finora, sono stati ripristinati oltre 1 milione di ettari, fornendo oltre 50 milioni di metri cubi di acqua all’anno e sostenendo più di 20.000 posti di lavoro (ILO, 2018; WWF, 2019b). Grazie ai risultati ottenuti, ad oggi ci sono più di 300 progetti WfW in tutte e nove le province del Sud Africa (WWF, 2019).
Inoltre, l’approccio WfW è stato integrato in numerosi altri programmi di sostentamento del governo sudafricano, basati sempre sulle NBS come Working for Wetlands, Working for the Coast e Working on Fire. La creazione di posti di lavoro per le parti sociali più svantaggiate, come le donne, i giovani e le persone con disabilità rimane uno dei cardini di questi programmi. Nell’anno finanziario 2019-2020 sono stati creati più di 60.000 posti di lavoro, di cui oltre il 70% è andato ai giovani, il 55% alle donne e l’1,5% alle persone con disabilità (DPW, 2020).
Scopri di più sul tema “Green Jobs” ascoltando il podcast creato da WWF YOUng nell’ambito della ribrica “The Green Corner”, disponibile dal 1 maggio su One Planet School.
Il podcast, realizzato tramite interviste ad alcuni fra i maggiori esponenti del settore italiano come Debora Fino, Raimondo Orsini, Franco Andaloro, si propone di stimolare l’acquisizione di competenze legate ai temi della sostenibilità ambientale, come strumento per la salvaguardia del territorio in cui vivono e, al tempo stesso, come nuove opportunità professionali. 7 episodi da non perdere, iscriviti subito alla newsletter di One Planet School per rimanere sempre aggiornato sulle novità.
Green jobs
© Emmanuel Rondeau