Din don. Arrivano i saldi. Meno male che ci sono

Sono partiti, o sono lì lì per partire, i saldi. I saldi? Cosa sono, i resoconti del conto in banca? No, per questa mazzata c’è ancora tempo, sono la costola povera del Black Fryday e del Cyber Monday.

 

Belle parole, ovviamente in inglese, che hanno scalzato il nostrale “saldi” che ancora regge al più accattivante anglofono “sold”, anche perché – diciamola tutta – i saldi se li filano in pochi, visto che arrivano dopo le feste e dopo le abbuffate di regali e acquisti stimolati dalle sirene americane e cinesi del web. Soldi in saccoccia pochini. Occasioni tutte da trovare e verificare ma, sostanzialmente, le stesse (rimasugli?) delle vampate precedenti.

Suvvia: a qualcuno serviranno? Per ora abbiamo letto le patetiche osservazioni delle corporazioni dei commercianti che, a parte la loro presenza nei tavoli delle regie cittadine della politica politicante, anche per tanti commercianti sono sempre più un mistero: a che servono? Boh! Sì, lo sappiamo cosa sono, ma il nostro “boh” è rispetto a quello che dicono di dover servire: curare gli interessi dei commercianti. Li curano, questi interessi? Per fortuna noi umani non siamo ancora fisicamente arrivati su Marte per cui si può continuare ad apostrofare le loro sortire come “atti marziani”. Ne citiamo solo uno di questi atti, della Confesercenti toscana *: “… ora negozi e griffe hanno contattato i loro clienti abituali tramite sms e mail, invitandoli a recarsi presso i punti vendita per i pre-saldi che non andrebbero mai praticati” (1). Capito, biricchino di un bottegaio, questi messaggi non dovresti mai inviarli e mai dovresti vendere senza che scatti il giorno X?

“Atto marziano”? Beh, decisamente sì. E meno male che questa corporazione non può far altro che dare del “biricchino”, ché se avessero più potere lo vieterebbero anche. Vietare: è come “l’essere e non essere” di shakespeariana memoria, l’allocuzione dell’Amleto che risuona nei consessi delle corporazioni, tra il suicidio e il prender vita. Nel frattempo: boccheggiano. E sperano che il loro neo-paladino ministro dello Sviluppo Economico porti a compimento la minaccia pre-natalizia della chiusura dei negozi quando “cazzo gli pare e piace a lui e ai suoi amici”, cioè feste-comandate di Una chiesa e ricorrenze inderogabili, nonché orari pre-Carosello (che oggi si chiamano talk show) della loro tv che ci viene imposta (che paghiamo con le imposte…).

Intanto si rosicano, ché la loro bella lingua (quella anche consumata ad assaporare le istituzioni basta che siano), per caratterizzare l’occasione che non fa l’uomo ladro ma c-o-n-s-u-m-a-t-o-r-e, è stata scalzata da quella della Perfida Albione che, non sazia, soprattutto la sua cugina d’Oltreoceano, ha preteso con successo di imporre la sua consumata tendenza mercantile di mettere al centro la volontà, il desiderio e l’economia dell’individuo. Non più oggetto sociale (di fatto sociopatico) e di malleabile materia cerebrale per indirizzarlo al guadagno dell’associato alla loro corporazione, ma individuo senziente che con click osa anche farsi fregare comprando da un web sconosciuto con i server albergati nella ex-sperduta isoletta del Pacifico o dei Caraibi, o magari solo in qualche paesino della selva italica delle srl a 1 euro.

Buoni saldi. Anche solo per vedere l’effetto che fa.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc