Se è vero che gli obiettivi del PNRR hanno posto particolare attenzione al gender gap – con misure precise in merito, tra cui il sistema della certificazione sulla parità dei sessi e nuovi fondi per agevolarla sul lavoro – siamo ancora in attesa dei necessari decreti attuativi. Il divario uomo-donna sul mondo del lavoro resta quindi di stretta attualità e non solo per la disparità di retribuzione, ma anche per l’accesso al lavoro stesso. Secondo le analisi di Jobtech, (https://jobtech.it), prima agenzia per il lavoro tutta digitale, oggi chi cerca un impiego in somministrazione è, nel 65% dei casi, una donna.
L’indagine di Jobtech – condotta su un campione di 40.000 persone in ricerca attiva sui portali verticali dell’agenzia negli ultimi sei mesi – evidenzia come il mercato del lavoro in somministrazione rispecchi la situazione di maggior difficoltà delle donne a trovare un’occupazione. Se il tasso di occupazione in Italia è tornato a prima della pandemia (al 59% del febbraio 2020) quello femminile è in miglioramento, ma le donne che lavorano sono solo il 50,5% del totale. Cercano lavoro più degli uomini, quindi, ma lo trovano con maggiore difficoltà.
Le donne, in particolare, rappresentano oltre il 70% di chi cerca occupazione nei settori retail – proponendosi come commesse, cassiere, store manager – nella contabilità e nel mondo dei call center – cercando lavoro come centraliniste, team leader, operatrici inbound e outbound. Gli uomini, di contro, rappresentano la maggioranza delle candidature solo nella ristorazione – come personale di sala e cucina, bartender, pasticceri e pizzaioli – e nella logistica (magazzinieri, operai, meccanici, autisti, addetti al picking e al controllo qualità).
Il 72,5% delle donne che cercano lavoro in somministrazione appartiene alla Gen Z o è un Millennial – non ha, quindi, più di quarant’anni. Le millennials – unica generazione totalmente inserita nella fascia di lavoratori attivi – sono, nel dettaglio, il 45%.
Elevato è il livello formativo: l’87% delle donne censite ha conseguito un diploma di maturità o una qualifica superiore (gli uomini sono al 77%); di queste, il 24,5% è in possesso di titoli di studio universitari (si va dalla laurea triennale al dottorato di ricerca), mentre gli uomini si fermano al 18%.
Se in Italia, oggi, sono le donne a cercare lavoro più degli uomini, la situazione non è omogenea in tutta Italia: si sfonda la soglia del 70% del totale delle ricerche in regioni del Nord come Friuli-Venezia Giulia (76,3%), Veneto (73,8%) e Liguria (71%); di contro, c’è pari richiesta di lavoro tra uomini e donne in regioni con tassi più bassi di occupazione, come la Basilicata (51%), il Molise (53,3%) e la Campania (54%).
«Più volte si è detto che l’Italia non è un Paese per donne: molti report rivelano che queste si laureano prima e meglio, ma faticano a trovare lavoro e, quando ci riescono, guadagnano in media il 20% in meno degli uomini – dichiara Paolo Andreozzi, founder di Jobtech. – Mentre confidiamo nel PNRR, per dare migliori prospettive a tutte le donne, occorre lavorare costantemente per favorire un incontro efficace tra domanda e offerta di lavoro, per contribuire alla crescita dell’occupazione femminile e alla minimizzazione del gender gap in Italia. Le aziende hanno a disposizione una forza lavoro competente, istruita e dotata di numerose soft skill ed è un dovere morale garantire opportunità occupazionali.»