In Italia una donna su due non lavora, e le donne manager sono soltanto il 28%. Un gap che sembra ancora incolmabile. Secondo gli ultimi dati Inps sui lavoratori del settore privato: tra uomini e donne c’è una differenza salariale di 8mila euro sullo stipendio annuo. Se in media un dipendente in Italia prende 22.839 euro, un maschio sale a 26.227 e una femmina precipita a 18.305.
Un dato interessante ma che non tiene conto della variabile delle «ore lavorate». Quasi metà delle donne nell’ultimo anno ha avuto a che fare con il part-time perché ad oggi i carichi famigliari sono ancora per lo più a capo delle donne, una scelta spesso «involontaria» ma necessaria per poter conciliare casa e lavoro e a questo, si sommano le «discriminazioni» che si sperimentano a parità di ruolo e mansioni.
Si può conciliare vita familiare e lavoro? Quanto guadagnano le donne? Lo smart working può essere una soluzione? A queste e tante altre domande risponderanno le consulenti del lavoro Sabrina Grazini e Silvia Cusmai nel corso dell’incontro dal titolo “Diritti, doveri e benessere delle lavoratrici”, in programma a Cosmodonna, la fiera esperienziale dedicata all’universo femminile, al Brixia Forum di Brescia dal 19 al 22 aprile.
Secondo Sabrina Grazini, “oltre ai carichi famigliari, per la maggior parte dei casi ancora a capo delle donne, a questo si aggiunge la problematica legata principalmente alla maternità: durante il primo anno del bambino c’è la tendenza a dimettersi e a chiedere il NASpI, l’indennità mensile di disoccupazione, oppure a fare il part-time per poter stare a casa con il figlio. In realtà dovremmo andare nella direzione opposta: cercare di non far uscire queste donne dal mercato del lavoro, ma farle rimanere in condizioni che permettano loro di conciliare casa e ufficio. Il distacco dal luogo di lavoro preclude inevitabilmente anche l’accesso alla carriera, diventando così un ostacolo. Diciamo che su questo aspetto c’è ancora molto da lavorare”.
Il Gender pay gap, ovvero la differenza nelle retribuzioni tra uomini e donne, in Italia nel 2021 si è attestato in media al 5%, ovviamente in favore degli uomini. Nei 27 Paesi dell’Unione europea, invece, si è arrivati al 12,7%. Numeri che però vanno contestualizzati.
“Non è corretto dire che, a parità di ruoli, gli stipendi degli uomini sono più alti di quelli delle donne – spiega Sabrina Grazini -. Per questo ci sono i contratti collettivi di lavoro che garantiscono la parità. È invece innegabile che spesso le donne non riescono ad accedere ai livelli superiori, alle posizioni apicali, e quindi è evidente che anche la retribuzione è differente. La difficoltà per le donne, dunque, è quella di arrivare a ricoprire i ruoli di vertice”.
Dopo i picchi della pandemia e una graduale riduzione negli ultimi due anni, nel 2023 i lavoratori da remoto nel nostro Paese si sono assestati a 3,585 milioni, in leggera crescita rispetto ai 3,570 milioni del 2022, ma ben il 541% in più rispetto al pre-Covid. Quest’anno si stima che saranno 3,650 milioni gli smart worker in Italia.
Attraverso lo smart working o la settimana corta, si potrebbe andare incontro alle esigenze delle donne? Siamo vicini a questo obiettivo?
“Qualcosa si sta muovendo, tante aziende che hanno imparato a conoscere lo smart working durante il lockdown, continuano ad adottarlo, si sono adattate alle nuove modalità di lavoro. Ma ci sono anche tante altre aziende che purtroppo stanno facendo un passo indietro, richiamando le persone in presenza. Dovremmo eliminare la mentalità che certe mansioni possono essere svolte soltanto attraverso la presenza fisica sul luogo di lavoro: se una persona riesce ad organizzarsi, può raggiungere tranquillamente gli obiettivi. Anche se naturalmente questa è una prassi che non si può applicare a tutte le mansioni”.
Cosa si può e si deve fare per raggiungere il benessere nei luoghi di lavoro?
“Tutto dipende anche da noi: se stiamo bene con noi stessi e lavoriamo sulla nostra crescita personale, anche al lavoro avremo l’energia che serve per risolvere i problemi. Rispetto al passato, il mondo del lavoro è cambiato molto: le aziende si interessano di più ai loro dipendenti, a volte li agevolano con orari flessibili per riuscire a conciliare casa e ufficio. Alcune realtà hanno addirittura al proprio interno, o mettono a disposizione ad esempio asili nido per i figli o palestre. Le esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici sono spesso al centro dell’azienda. Ed è ovvio che in questo modo aumentano le motivazioni, e l’azienda ha un ritorno. Se si lavora meglio, sicuramente ne beneficiano entrambi, ed i risultati si vedono anche dal punto di vista economico”.
“Diritti, doveri e benessere delle lavoratrici” sarà uno dei tanti temi trattati nel corso degli eventi proposti da Cosmodonna. La fiera è stata infatti progettata per coinvolgere il pubblico in un’esperienza sensoriale a 360 gradi: non solo stand dedicati a beauty, wellness, fashion e salute, ma un “contenitore” di approfondimenti con ospiti di rilievo, seminari, esibizioni e molto altro per un’esperienza unica e coinvolgente.