Ecco perché non ci sarà l’undicesima edizione di Mangiacinema nel 2024

Lettera aperta del direttore artistico Gianluigi Negri al pubblico, ai media e alle istituzioni: “Sassolini, rabbia, orgoglio e il sogno di poter continuare a sognare. Diciannove anni vissuti pericolosamente di un movimento culturale che ha regalato sogni, bellezza e cultura gratuiti per tutti”

PARMA – Ormai da alcuni mesi, con crescente insistenza nelle ultime settimane, ce lo state chiedendo in tanti. Quando si terrà l’undicesima edizione di Mangiacinema – Festa del Cibo d’autore e del Cinema goloso? NON ci sarà, purtroppo, salvo qualche miracolo. Ma di quelli che possono capitare una volta (o due) nella vita. Teniamo accesa questa speranza dell’1 per cento. Ma siamo consapevoli che, per il restante 99 per cento, tutto fa pensare più agli incubi che ai mille Sogni che abbiamo sempre coltivato, condiviso e creato con voi e insieme a voi. Un contrappasso molto difficile da accettare, totalmente insensato, soprattutto per i sovrumani sforzi fatti in dieci anni e per gli straordinari risultati ottenuti – la Dreamers’ Edition del 2023, quella del decennale, è stata trionfale – sostanzialmente “autoproducendoci” da sempre.

LO STATO DELLE COSE

  1. Dopo la chiusura della decima edizione di Mangiacinema a San Secondo Parmense (era il 24 giugno 2023) non abbiamo mai ricevuto alcun tipo di ringraziamento pubblico o privato dai vertici dell’amministrazione comunale. Soprattutto non c’è mai stato alcun tipo di confronto (che invece era sempre stato auspicato e condiviso da entrambe le parti durante tutta la fase preparatoria) relativamente allo sviluppo del progetto e alla sua pianificazione annuale. Un confronto che doveva iniziare già all’indomani del 24 giugno, come sarebbe stato normale per un Festival della nostra portata e del nostro prestigio. Un confronto che, in condizioni organizzative estreme, si sarebbe comunque almeno potuto imbastire entro la fine del 2023, per mettere in piedi l’ennesima edizione sul filo del rasoio. Mangiacinema 2023 ha ottenuto un finanziamento pubblico di soli 10 mila euro (tutti messi dal Comune), in pratica il costo di una giornata di Festival (su dodici). C’è poi un altro dato che i più non conoscono: la somma dei contributi raccolta a San Secondo Parmense, tra quello pubblico e quelli dei privati, è stata inferiore agli altri contributi raccolti dalla nostra associazione al di fuori del paese. Queste sponsorizzazioni provenienti da “fuori” sono state da noi investite a San Secondo per produrre presenze, ricchezza, bellezza, cultura e sogni gratuiti per tutti: abbiamo messo insieme tanti piccoli contributi, dati da amici che, in maniera del tutto disinteressata, hanno sempre voluto sognare insieme a noi. Contributi per i quali abbiamo sempre espresso riconoscenza, ma purtroppo non sufficienti per sostenere una manifestazione di tale livello e con così tanti costi.

 

  1. Lo scorso ottobre siamo stati contattati dal sindaco di Salsomaggiore (non il contrario). Ci chiese, in soldoni, “Quanto volete per fare il Festival?”. La risposta fu: “Il tema, piuttosto, è come lo facciamo e con quale coinvolgimento della città”. All’incontro erano presenti due terzi della Giunta: tutti entusiasti. La promessa dei presenti fu quella di andare avanti per approfondire, ma, da allora, nessuna risposta.

 

  1. Nello stesso mese, inaspettatamente, ci contattò un imprenditore di Parma, che voleva portare il Festival in città, mettendosi a disposizione per fare da tramite con il Comune e per dare il suo endorsement. Al terzo incontro era presente un rappresentante importante del Comune, il quale ci fece poi sapere “Mandate il progetto, ma non abbiamo soldi”. Essendo Mangiacinema un Festival unico in Italia, di grande successo e con dieci edizioni alle spalle (impostosi solo perché gestito con una mole di sacrifici, rinunce e fatiche che hanno richiesto quasi 2 mila ore di lavoro per ogni edizione), la sola richiesta dell’invio del progetto dice tutto sulle reali intenzioni, senza bisogno di ulteriori commenti…

19 ANNI DI VITA DI UN MOVIMENTO CULTURALE SENZA EGUALI IN PROVINCIA, REGIONE E IN ITALIA
Quindici anni di Mangia come scrivi (dal 2006 al 2020), dieci di Mangiacinema (dal 2014 al 2023), e nove di Mangiamusica (alla nona edizione, che si aprirà il prossimo ottobre, stiamo lavorando da gennaio, ma anche qui non tirano buone arie: né per il presente né per il futuro) hanno caratterizzato fortemente, nel loro insieme e senza soluzione di continuità, 19 anni di vita culturale della provincia di Parma. Da minuscola associazione culturale siamo diventati, in tempi record, un vero e proprio movimento culturale, un laboratorio di idee e innovazione, un modello pionieristico e straimitato di diffusione e divulgazione della cultura pop (in senso alto). Il tutto grazie a tre format innovativi, ciascuno inedito e di visibilità nazionale fin dal primo giorno, che in pratica sono sempre stati “autoprodotti”. Format che, in due casi su tre, hanno ricevuto piccoli aiuti economici dalle amministrazioni comunali, sempre insufficienti a sostenere questi progetti per il loro reale valore, la loro reale portata, i loro effettivi risultati. Progetti  “autoprodotti”, dunque, e totalmente “chiavi in mano” per ogni amministrazione comunale.
Mangia come scrivi, invece, non ha mai beneficiato di contributi pubblici (ad eccezione della mostra a Montechiarugolo nel 2010 e della versione estiva sempre a Montechiarugolo nel 2011). Il pubblico ha potuto godere di 175 cene-spettacolo (non figurano in questo conteggio, ovviamente, i due eventi sostenuti dal Comune di Montechiarugolo) in 15 anni, pagando solo ed esclusivamente il costo della cena al locale ospitante (ogni cena comprendeva quattro portate, dall’antipasto al dolce, con tre/quattro vini selezionati in abbinamento; all’inizio si pagava 30 euro a persona, poi diventati 35 fino all’ultima cena nel 2020).
Tornando a Mangiacinema, il Festival nacque nel 2014 per “rabbia”: eravamo pronti già nel 2012, lo proponemmo a Salsomaggiore per tre volte, e per tre volte il progetto venne “bocciato/bloccato”. Al quarto tentativo, il Comune finanziò il Festival con 3 mila euro di contributo (cifra sufficiente sì e no per una singola serata, figuriamoci per i sette giorni di Festival del 2014 dedicato a Tognazzi). Nella stessa riunione in cui ci veniva promessa la cifra dei 3 mila euro, inoltre, una rappresentante delle Terme ci chiese 5 mila euro per l’affitto di un giorno (una domenica) del Salone delle Terme, affitto in seguito abbuonatoci (essendo un po’ difficile poter pagare 5 mila euro con 3 mila euro a disposizione).
La rassegna Mangiamusica a Fidenza, invece, è nata nel 2016 da una variazione di bilancio. Ed è sempre stata in queste condizioni, (ri)nascendo ogni volta da una variazione di bilancio, fino alla sesta edizione nel 2021 compresa. Ne annunciammo la chiusura (via social) nel 2022. Poi il 4 luglio di quell’estate 2022 fummo chiamati per una convenzione triennale (scade quest’anno), pronta per essere firmata soltanto pochissimi giorni prima dell’inaugurazione della settima edizione, apertasi il 12 novembre 2022 con Violante Placido. Anche per Mangiamusica il contributo pubblico è sempre stato ampiamente inferiore rispetto al valore della rassegna.

FORMAT IDENTITARI, CULTURALI, TURISTICI, TERRITORIALI
Nonostante tutta la stampa italiana abbia parlato in molteplici occasioni dei tre nostri format (che hanno sempre richiamato pubblico da ogni parte d’Italia, con evidenti ricadute positive sul territorio) e nonostante si siano valorizzate le identità locali come nessuno aveva mai fatto in precedenza sia in termini culturali che turistici, nessuno dei tre format ha mai beneficiato di finanziamenti regionali. Solo Mangiacinema, in una edizione, beneficiò di un esiguo contributo (ma davvero esiguo!) del Ministero dei beni culturali, ottenuto però con un dispendio di energie e con sforzi burocratici immani, non più ripetibili per il futuro dato che il gioco non valeva la candela. La struttura volontaristica della nostra associazione culturale ci ha sempre limitato enormemente rispetto a chi dispone di figure che si occupano della partecipazione ai bandi (un ginepraio con mille lacci, lacciuoli, vincoli) o rispetto a chi si appoggia a professionisti del settore, i quali giustamente si fanno pagare per il loro lavoro.

ALZARE IL LIVELLO DELLA DISCUSSIONE, MAI ABBASSARLO
In un Paese che da anni ha messo al bando la figura dell’intellettuale, un Paese nel quale ogni attività che aiuti a “intelligere” e a decodificare la realtà viene considerata superflua e fastidiosa, parlare di certi temi è tabù: a noi da 19 anni consigliano di non parlarne, e basta. Eppure, da romantici, crediamo ancora che si possa tentare di alzare il livello del dibattito, nell’interesse di tutti, per trarre lezioni dagli errori, per aumentare la conoscenza e la consapevolezza. Nella moderna leccocrazia, malata di tornacontismo, poltronismo e menesbattismo, abbiamo ricevuto almeno un milione di porte in faccia.
Una domanda, però, possiamo farla. Anzi, dobbiamo farla: come mai in Italia ormai crescono e si sviluppano quasi solo iniziative culturali che sono diretta emanazione (oppure malcelatamente indiretta emanazione) di sindaci, assessori, parlamentari? Un progetto come Mangiacinema arriva ad essere sostenuto fino a 20 o 30 volte in meno (parliamo di risorse pubbliche) rispetto a iniziative che producono, in molti casi, risultati 5 o 6 volte inferiori. Siamo noi il problema perché ne parliamo da anni oppure i problemi stanno altrove?
Come fa un Festival come Mangiacinema ad essere sostenuto e accettato da un “sistema” che Parma ha contribuito a rendere modello in Italia (positivo o negativo, stabilitelo voi)?

PRIMATI, ORGOGLIO, RABBIA
Come si diceva, ben 19 sono gli anni di “passione” (in ogni senso) che ci vedono impegnati in prima linea nel panorama culturale italiano, senza mai aver smesso di produrre sogni, bellezza e cultura gratuiti per i territori e per tutti, creando ricchezza e portando migliaia di presenze nei luoghi ospitanti, a partire dal 2006 fino al 2024 compreso. A Mangiacinema e a Mangiamusica nessuno spettatore ha mai pagato un centesimo per i tanti spettacoli, concerti, proiezioni e per le centinaia di degustazioni abbinate alle nostre inconfondibili Mangiastorie. Spesso abbiamo “sfornato” esclusive e anteprime nazionali, oltre che spettacoli che in qualsiasi altro contesto richiedono un biglietto d’ingresso (e nemmeno troppo leggero).
Non siamo a conoscenza di altri movimenti culturali che abbiano sempre prodotto così tanto con così poco, e così a lungo, facendo tutto “autonomamente” (con i pochi contributi pubblici raccolti, di cui abbiamo ampiamente parlato). Nel Dopoguerra c’è mai stato qualcosa di simile in Italia, in regione o in provincia di Parma?
Abbiamo creato mode, tendenze, neologismi, modi di dire, cose che sono entrate di diritto nel vivere quotidiano, riprese, strapazzate e copiate in mille modi e contesti diversi. Dal 2006 abbiamo iniziato a parlare di “piatti firmati da”, di “cene-spettacolo”, di “artisti del gusto”, abbiamo fatto storytelling ante litteram raccontando a tavola le grandi storie del gusto in maniera sempre nuova e originale, abbiamo creato i menu pop-rock (con due versioni diverse della stessa ricetta), le cene afrodisiache con la versione dolce e piccante dello stesso piatto, lanciato l’originale sfida tra anolini della Bassa e anolini di Parma, quella tra la spalla cotta di San Secondo e la spalla cruda di Palasone, abbiamo fatto il primo show cooking sul palco di un teatro italiano (all’interno di uno spettacolo degli amici Flavio Oreglio e Alberto Patrucco), fondato i laboratori “Crea & Gusta” compreso il mitico “Metti le mani in pasta” (ripreso altrove almeno un migliaio di volte dal 2014 in avanti), giocato con “ricette” nuove e pop come “Anolini alla piacentina, pisarei alla parmigiana”, creato un marchio di fabbrica inconfondibile come #guardagustagodi. Tutte cose che oggi sono di “uso” e “consumo” quotidiano, ma che hanno visto la luce in un laboratorio, in una factory, dove l’unica vera ed insostituibile ricchezza è sempre stata la creatività, la fantasia, l’inventiva.
E oggi? C’è davvero una gran rabbia, perché qualcuno ha ucciso i sogni. Negli ultimi anni, in qualche occasione, qualcuno ha pure fatto pressioni affinché i nostri sponsor privati ci togliessero i loro “piccoli” contributi, talvolta riuscendoci. Come se fosse una cosa normale. Ma quando mai è capitato altrove e con un soggetto delle nostre, inesistenti, dimensioni?
Solo nei film (e nelle favole) Davide vince contro Golia. Eppure noi non perdiamo la volontà ed il desiderio di poter continuare a sognare. Non parliamo di speranza, ma di volontà e desiderio.
In fin dei conti, Mangiacinema è sempre stato un’utopia, un Festival mai nato. Per nove edizioni, letteralmente, è stato una “rinascita” (basta solo recuperare sul nostro sito i dieci cataloghi ed i relativi editoriali per rendersene conto), mentre nel primo anno è nato – nel 2014 – in condizioni impossibili, per rabbia e per orgoglio.
Continuerà oppure no? Non dipende più da noi, ma per dieci intensissimi anni, fino a ieri, è davvero dipeso da noi: dalla nostra volontà di resistere, di affrontare mille ostacoli in ogni edizione, di andare oltre il possibile (come hanno visto, con i loro occhi, migliaia di spettatori da ogni regione d’Italia e centinaia di artisti). Dieci anni vissuti pericolosamente (ma quelli del movimento culturale sono quasi il doppio: diciannove). Dieci anni di uno straordinario, impareggiabile e inimitabile sogno.

Gianluigi Negri (direttore artistico di Mangiacinema, Mangiamusica e Mangia come scrivi)