I diritti di identità – nazionali, etnici – per alcuni dovrebbero essere superiori ai diritti dell’uomo. Le parole di questi alcuni, oggi sempre più utilizzate in una locuzione che ne svilisce il valore, sono: l’ideologia dei diritti dell’uomo è una minaccia per la personalità culturale ed etnica dei popoli, poiché l’individualismo a cui si dà valore – giustificato da valori universali come libertà, uguaglianza, etc. – è corrosivo dell’identità delle società, portando alle loro dissoluzioni, o vengono sommerse da popolazioni di origine straniere.
La diffidenza, per esempio, con cui si guarda verso chiunque abbia un nome che non è di origine cristiana (ancor peggio se di origine musulmana, tipo il classico e diffuso Mohamed), in virtù della presunta alterazione dell’identità nazionale… questa diffidenza viene vissuta come un attentato ai diritti di identità. Motivo per cui bisognerebbe far venir meno i diritti universali sostituendoli con quelli particolari. Questo è quanto, sostanzialmente, dice il premier ungherese Viktor Orban quando si rifiuta di ottemperare al dovere di accogliere i rifugiati (principio universale scritto in tutte le convenzioni internazionali), spiegando che lui sta solo difendendo l’identità cristiana della società ungherese. Lo stesso vale per chi, come il ministro italiano Matteo Salvini (e non solo), ci ricorda in continuazione il suo “prima gli italiani” in ambito di diritti sociali, anche se i principi di uguaglianza universali (e non solo) ci ricordano che tutti i lavoratori che contribuiscono, italiani o stranieri che siano, debbano disporre dei medesimi diritti.
La stessa impostazione si ritrova in ambito culturale, quando diversi intellettuali di destra attaccano più o meno di traverso “l’ideologia dei diritti dell’uomo” per il fatto che sarebbe astratta, individualista, volontariamente ignorante delle differenze tra nazioni o fra etnie. Intellettuali di destra che si avvicinano ad alcuni di estrema sinistra che intravedono negli stessi diritti dell’uomo un semplice paravento della discriminazione (mentre è proprio nel nome di questi diritti che – secondo noi – si può lottare contro la discriminazione).
E’ questa la requisitoria montante oggi in Europa e in Italia contro l’universalismo, come se la libertà, tutto sommato, fosse nemica delle nazioni. Abbiamo quindi davanti a noi due aspetti contrapposti: da una parte la libertà, dall’altra l’identità. Sembra quasi una caricatura, visto che noi crediamo che libertà ed identità, nei fatti, possano convivere. Ma è questa la battaglia a cui oggi dobbiamo prestare attenzione. Ed è importante non perdere mai un colpo o un’occasione, senza lasciare che ogni espressione o decisione (queste ultime molto rilevanti, visto che chi le prende in Italia nel senso identitario/sovranista è al governo) rimanga senza che le venga dato il rilievo di suo attentato ai diritti dell’uomo. Non solo, ma occorre sempre rivoltare -come se fossimo una sorta di governo ombra all’inglese- ogni cosa riconducendola ai diritti dell’uomo e ai vantaggi della sua applicazione con regole, metodi e prospettive europee ed universaliste. In termini culturali, sociali, economici e politici.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc