Se il riscaldamento globale continuasse con il trend attuale, nel 2035 il mare Artico potrebbe essere privo di ghiacci nei mesi estivi. Per l’orso polare, la cui sopravvivenza dipende dalla presenza di ghiaccio marino, sarebbe una condanna senza appello. Il ghiaccio artico è infatti parte integrante della vita di questo animale incredibile e maestoso, predatore dell’Artico a cui si dedica una Giornata Mondiale il 27 febbraio di ogni anno.
Oggi nel mondo si stima la presenza di un numero di orsi polari che va dai 16.000 ai 31.000 individui, divisi in 19 popolazioni nelle regioni artiche di Europa, Asia e America. La contrazione del loro habitat sta rendendo la specie sempre più a rischio in tutto il mondo. Gli orsi polari trascorrono sul mare ghiacciato la maggior parte della vita (come indica il loro nome scientifico, Ursus maritimus), lo attraversano per percorrere lunghe distanze verso nuove aree e vanno a caccia di foche aspettando che la preda esca fuori dall’acqua. A volte, le femmine scavano nel ghiaccio marino per creare rifugi dove partorire. In Groenlandia e Norvegia, gli orsi polari sono classificati come specie vulnerabile, quindi a rischio estinzione.
Il cambiamento climatico ha ridotto la distesa di ghiaccio marino che un tempo si estendeva dal Polo Nord alla Baia di Hudson meridionale. E proprio nell’area meridionale della Baia di Hudson, fra il 2011 e il 2016, è stato stimato un calo della popolazione di orsi polari pari al 17%, con la diminuzione del numero di individui da 943 a 780.
Nel 2020, il ghiaccio polare ha raggiunto un nuovo record negativo: negli ultimi 50 anni, solo nel 2012 alla fine dell’estate era stata registrata un’estensione della banchisa polare minore di questa. Un evidente segnale che il riscaldamento globale è purtroppo sempre più forte, e che l’habitat dell’orso polare sta inesorabilmente scomparendo. I ricercatori hanno rilevato come nel novembre 2020, mese in cui il ghiaccio dovrebbe estendersi e irrobustirsi per permettere agli orsi polari di cacciare, si è assistito al fenomeno opposto: il ghiaccio della baia che si era appena formato si è frammentato a causa di temperature troppo alte. Le concentrazioni di ghiaccio marino sono diminuite del 13% ogni decennio dal 1979 a causa dell’aumento delle temperature globali. Le regioni artiche si sono riscaldate due volte più velocemente del resto del mondo, quindi il ghiaccio marino stagionale si forma più tardi in autunno e si rompe prima in primavera.
La crisi climatica sta anche aumentando i conflitti tra le comunità locali e gli orsi, che non trovando più cibo e condizioni idonee per cacciare sulla banchisa ghiacciata, sempre più spesso sono costretti a muoversi sulla terraferma vicino ai centri abitati umani, alla ricerca di risorse di facile accesso per sopravvivere. Sono infatti sempre più numerosi gli avvistamenti di orsi in contesti antropizzati, così come le paure e i casi di incidenti e uccisioni di orsi che mostrano comportamenti pericolosi per le persone. Fino agli anni ’70 del secolo scorso, avvistare un orso polare a Churchill, nel Manitoba (Canada), sarebbe stato un evento eccezionale. Oggi, invece, sono sempre più numerosi i casi di avvistamento di orsi, spesso denutriti e in cerca di cibo vicino alla città.
Per aiutare il WWF a portare avanti i progetti a tutela degli orsi polari, ognuno di noi può fare la sua piccola parte adottando simbolicamente un individuo della specie: clicca QUI per aiutarci a salvare l’orso polare.
Orso polare
© Stefano Pozzi / IG @steffopolar