La chiamano mini-rivoluzione del Vaticano: le donne avranno il diritto di voto nel prossimo sinodo, le mega-assemblee convocate a Roma per discutere sull’avvenire della Chiesa cattolica (1). Pare che le cattoliche nel mondo siano 700 milioni e 54 di esse saranno tra i 464 partecipanti al Sinodo che potranno votare. Per gli appassionati del settore, approfondendo si possono trovare anche dichiarazioni di una sorta di femminismo che rivendica un proprio successo e futuro.
Certo, ognuno si organizza come vuole (in ambito religioso, poi…), ma come spesso abbiamo da ridire contro alcuni Stati teocratici a potere assoluto, ci sentiamo di esprimerci anche in questo caso. Soprattutto quanto i rappresentanti di questa teocrazia non si occupano solo dei propri fedeli, ma cercano anche di dare una propria impronta al resto del mondo, anche quello di fedi diverse dalla propria. Che è quello che fa lo Stato del Vaticano in varie parti del mondo, ultima la vicenda dell’invasione russa dell’Ucraina.
Quindi, quando leggiamo, vediamo e ascoltiamo di questa o quella missione per la pace nei posti più martoriati del mondo, è bene ricordarci che si tratta di uno Stato teocratico assoluto, dove non vige democrazia e dove, dopo millenni di storia e a quasi un secolo dal suffragio universale nella maggior parte del mondo, 54 delle sue donne hanno avuto il diritto di voto. Ci immaginiamo quale afflato di fiducia avremmo in trattative per la pace portate avanti, per esempio, dal dittatore nordcoreano Kim Jong-un, Paese in cui, tra l’altro, tutte le donne votano.
Ultima chiosa. E’ bene ricordare che il Vaticano è uno Stato che è parte integrante della Costituzione italiana, art. 7. E che sempre lo Stato del Vaticano ha uno status speciale all’ONU, “osservatore permanente”, superiore a qualunque altra associazione religiosa che magari ha un qualche riconoscimento.
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc