In edicola il numero 419 di Martin Mystère “La stanza 217”: quando la realtà riesce ad alimentare gli incubi più inconsci

Dall’11 gennaio è possibile trovare nelle edicole delle nostre città il mensile n. 419 di Martin Mystère dal titolo “La stanza 217”, edito dalla Sergio Bonelli Editore con soggetto e sceneggiatura di Gianmaria Contro, disegni di Alfredo Orlandi e copertina di Giancarlo Alessandrini. L’albo si compone di 96 pagine.

La storia, ideata da Contro, si dipana in un grande albergo lussuoso, lo storico Stanley Hotel in Colorado, probabilmente infestato da presenze inquietanti; Martin Mystère, da studioso dell’occulto qual è, viene coinvolto in una specie di servizio giornalistico, simile a quelli più o meno divulgativi in voga negli ultimi anni, indirizzati agli appassionati dell’occulto, sempre desiderosi di ottenere prove sull’esistenza di entità soprannaturali. L’hotel, per una serie di ragioni, si ritrova privo dell’abituale clientela e in un periodo di assoluto isolamento invernale dovuto al maltempo. Nell’immensa struttura, veramente ben resa con squarci prospettici ampi e curati: corridoi, scalinate, sale da ballo e lampadari, si percepisce un’atmosfera malinconicamente retrò e sinistra. “Epicentro” di visioni scioccanti e incontri sconvolgenti è la famigerata stanza 217.

Alcune morti inspiegabili tra i compagni di avventura di Martin, improvvisi déjà-vu del nostro eroe, rimbalzi temporali con affascinanti fanciulle “ectoplasmiche” cadenzano egregiamente il tempo della narrazione, in funzione di una conclusione da rimandare all’albo successivo e che non mancherà di sorprendere i lettori. Motivi per acquistare il fumetto: la passione con cui lo sceneggiatore e il disegnatore hanno saputo rivisitare temi tipici della letteratura e del cinema cult; Stephen King, re del genere horror, nonché autore del romanzo Shining, da cui è stato tratto l’omonimo celeberrimo film di Kubrick, costituisce una specie di spirito guida per gli artisti, che, come lo scrittore, hanno saputo rendere la malefica aura dell’hotel in Colorado. Molto bello ed elegante nel contrasto esasperato a dovere il chiaroscuro; una piccola curiosità: Dora, personaggio della storia è il ritratto di Shelley Alexis Duvall, attrice di Shining.

La copertina di Alessandrini, ipnotica e claustrofobica quanto serve, restituisce perfettamente l’angoscia e il brivido di situazioni / eventi, che, in forma meno accentuata rispetto alle varie rielaborazioni artistiche realizzate in più di un secolo, si sarebbero comunque realmente verificati allo Stanley Hotel.

 

Romano Pesavento