ITALIA 2ᵃ AL MONDO PER NUMERO DI PERSONE AFFETTE DA DISTURBI ALIMENTARI: LA SOLUZIONE PER INVERTIRE IL TREND? LA PREVENZIONE

In vista della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, in programma sabato 15 marzo, risaltano numeri a dir poco sconvolgenti. A livello globale, infatti, si contano 70 milioni di cittadini colpiti da questa malattia. L’area geografica con il numero più alto di casi? Gli USA che toccano quota 30 milioni, seguono, l’Italia, il Regno Unito con 1.25 milioni e il Canada con 800mila persone coinvolte. Strategie utili a prevenire la diffusione, sempre più a macchia d’olio, del disturbo? Innumerevoli, a partire dalle “sessioni culturali” nelle scuole alla creazione di “spazi sicuri”, fino al coinvolgimento dell’universo sportivo con “partnership strategiche”. “Mai come oggi la parola prevenzione risulta di fondamentale importanza e sta a noi professionisti del settore metterla in pratica con attività mirate e coinvolgenti”, afferma Claudia Grasso, fondatrice di Peso Positivo

La prevenzione delle malattie deve diventare il principale obiettivo di ogni dottore”: parole mai banali quelle dello storico della medicina Henry E. Sigerist che, in vista dell’ormai prossima Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, assumono ancora più rilevanza. Infatti, secondo una serie di ricerche condotte sulle principali testate internazionali del settore da Espresso Communication per conto di Peso Positivo, iniziativa dell’Associazione Famiglia Peppino Fumagalli impegnata dai tempi del Covid-19 nel prevenire e contrastare i disturbi dell’alimentazione e della nutrizione (DNA), questa malattia risulta sempre più diffusa ho a livello globale. Conferme in merito giungono da Break Binge Eating, secondo cui ad oggi nel mondo si contano circa 70 milioni di persone che soffrono di disturbi alimentari. A livello prettamente geografico, risalta la recente indagine condotta da World Population Review: sotto questo punto di vista, gli USA sono in cima alla classifica per numero di casi con circa 30 milioni di persone affette da questo tipo di disturbo. Seguono l’Italia, 2a con quasi 4 milioni di individui coinvolti secondo il Ministero della Salute, e il Regno Unito (3a) con 1.25 milioni. Giù dal podio, invece, il Canada che conta poco più di 800mila cittadini nel proprio campione. Ulteriori dettagli, per lo più allarmanti, in merito al disturbo arrivano dalla National Eating Disorder Association: i cosiddetti DNA, vale a dire i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, hanno il secondo tasso di mortalità più alto tra le condizioni di salute mentale. Nello specifico, ogni 52 minuti nel mondo perde la vita una persona affetta da questo tipo di patologia.

Giunti a questo punto, una domanda sorge più che mai spontanea: esiste una soluzione per invertire il trend e salvaguardare la salute di grandi e piccini presenti in tutto il globo? La risposta è e, secondo gli esperti del settore, è la prevenzione. Seconda domanda: come può essere messa in campo? Strutturando attività mirate ed efficaci di natura sociale come, ad esempio, la fondazione di organizzazioni o realtà a stretto contatto con il territorio. Un esempio concreto proviene dagli Stati Uniti, nello specifico dallo Stato del Kentucky, dove un gruppo di professionisti ha deciso di dare vita al Kentucky Eating Disorders Council con l’obiettivo di offrire programmi di sensibilizzazione, istruzione e prevenzione specifici. Ma questo non è l’unico caso rilevante da mettere in risalto. Infatti, in Italia emerge un’associazione, partner della società pallavolistica Vero Volley, denominata Peso Positivo che, dopo essere nata come community digitale, ha inaugurato la propria “Casa”, ovvero uno spazio fisico che accoglie persone di tutte le età e offre loro un luogo dove ritrovarsi, sentirsi al sicuro e, allo stesso tempo, partecipare ad attività curative. “Prevenire significa anticipare, agire in maniera tempestiva e puntuale e, mai come oggi, risulta essenziale mettere in pratica questa azione con attenzione e precisione – afferma Claudia Grasso, fondatrice di Peso Positivo

In quanto realtà di spicco del settore, che punta a salvaguardare la salute di grandi e piccini dai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione grazie ad un Comitato Tecnico Scientifico composto da circa 15 professioniste volontarie, tra cui psicologhe, pedagogiste, nutrizioniste e pediatre, forniamo sia supporto via social, rispondendo ad eventuali messaggi o richieste da parte degli utenti che ci contattano, sia attraverso attività pratiche che, a mio modo di vedere, risultano soluzioni «con la s maiuscola» al fine di prevenire la diffusione di questa tipologia di comportamenti patologici. Sotto questo punto di vista, proponiamo iniziative terapeutiche come lo yoga e l’arteterapia perché favoriscono una maggior conoscenza e consapevolezza delle proprie emozioni e della propria corporeità. Ma non solo, promuovono l’accettazione di sé stessi, la valorizzazione dei propri punti di forza e la tolleranza dei propri limiti.

Tali elementi sono fondamentali per prevenire la svalutazione del sé a causa di elevati standard performativi e perfezionistici che attualmente caratterizzano la nostra società. E ancora, a cadenza variabile, organizziamo eventi sul territorio come, ad esempio, «Corpi Liberi», un appuntamento in programma proprio il 15 marzo a Milano presso LCA Studio Legale e in collaborazione con Lilac – Centro DCA, altra associazione impegnata nella cura dei disturbi alimentari, che prevedrà tanti ospiti e sessioni per chi soffre in modo diretto e indiretto. Per quanto riguarda le attività offline sono felice di poter dire che portiamo Peso Positivo anche all’interno di scuole e aziende con sessioni informative e divulgative. Inoltre abbiamo avviato delle partnership con l’universo sportivo al fine di dare ulteriore visibilità sia alla patologia sia alle soluzioni che offriamo quotidianamente. Sono tante le realtà che credono nel messaggio che vogliamo diffondere e questo per noi è davvero importante”.

Fanno seguito alle parole di Claudia Grasso, ulteriori considerazioni in merito allo scenario sopra descritto grazie alla dott.ssa Roberta Porta, Psicologa e Psicoterapeuta oltre che Terapeuta EMDR: “La comunicazione empatica e l’ascolto sono fondamentali nella prevenzione dei disturbi alimentari perché aiutano a creare un ambiente di supporto e comprensione riducendo il rischio di isolamento e di sfiducia relazionale che possono portare ad una richiesta di aiuto tardiva qualora ve ne sia la necessità. Un ascolto attento e privo di giudizio permette alle persone di esprimere le proprie emozioni e paure senza timore di essere giudicate negativamente. Parlare apertamente di emozioni e difficoltà personali, invece di reprimerle attraverso il cibo o il controllo della propria forma fisica, può aiutare a sviluppare abitudini alimentari più equilibrate e creare una relazione sana con l’attività fisica abbandonando gli standard di perfezione e valorizzando la naturale unicità di ogni persona”.

Restando sulla stessa lunghezza d’onda, ecco altri spunti interessanti legati alla prevenzione dei DNA. Nel Regno Unito l’Eating Disorders Association, oltre a organizzare delle raccolte fondi, promuove persino workshop in presenza o da remoto con l’obiettivo di promuovere la conoscenza e il trattamento delle patologie legate alla nutrizione e all’alimentazione a 360°. Per ultimo, ma non meno importante, risalta un approfondimento a firma di Very Well Mind, in cui vengono descritte, in quanto soluzioni utili a rafforzare l’attività di prevenzione, le terapie cognitivo-comportamentali e le terapie di accettazione e impegno. Le prime consistono nell’aiutare le persone a comprendere l’effetto dei loro pensieri negativi sui comportamenti e prendere consapevolezza su di essi. Le seconde, invece, sono basate su un processo di accettazione, ovvero i pensieri, anche se non piacevoli, vengono “guardati”, ma non ascoltati e, allo stesso tempo, vengono messi in pratica atteggiamenti e abitudini sane che cancellano le riflessioni stesse.