L’arte di Jackson Pollock: inesistenza della casualità e creazione dall’azione

di Roberto Malini

L’11 agosto 1956, a Long Island, Stati Uniti, il mondo dell’arte perse uno dei suoi protagonisti più innovativi e controversi: Paul Jackson Pollock. Era nato nel 1912 a Cody, nel Wyoming, ed era il più piccolo di cinque fratelli. Considerato uno dei massimi esponenti dell’espressionismo astratto e dell’action painting, Pollock riuscì a rivoluzionare il panorama artistico del XX secolo, diventando una fonte inesauribile di ispirazione per una generazione di giovani artisti. Ma c’è molto di più dietro le sue opere apparentemente caotiche e casuali. Un esame più attento rivela che il suo lavoro è intrinsecamente legato a proporzioni matematiche, frattali e principi fisici, suggerendo che dietro il caos apparente si nasconde un ordine preciso e profondo.

Come uno sciamano del colore

Pollock traeva ispirazione dalle forme d’arte tribali, in particolare dai rituali sciamanici. Il suo approccio all’arte era simile a un rito: il gesto quasi inconsapevole, la danza intorno alla tela, l’energia trasmessa attraverso ogni schizzo di vernice. In molti sensi, le sue tele erano il risultato di un processo che non era del tutto controllato dalla sua coscienza, ma che derivava da un flusso interiore, quasi mistico.

Questa dimensione spirituale del suo lavoro lo differenziava dai suoi contemporanei. Per Pollock, l’arte non era semplicemente una questione di forma e colore, ma un mezzo per esplorare l’inconscio e connettersi con energie primordiali. Ogni goccia di vernice, ogni movimento del pennello, era parte di un rituale attraverso il quale l’artista non solo esprimeva se stesso, ma si collegava a qualcosa di più grande e misterioso.

Nel caos apparente, precise proporzioni

Nonostante il suo approccio apparentemente caotico, le opere di Pollock sono state oggetto di numerosi studi scientifici che hanno rivelato la presenza di schemi matematici, in particolare di proporzioni frattali. I frattali sono strutture geometriche che si ripetono a scale diverse e che sono presenti in molte forme naturali, come le foglie, le nuvole, le montagne e i corsi d’acqua.

Studi condotti da fisici e matematici hanno dimostrato che le opere di Pollock seguono proporzioni frattali specifiche, simili a quelle osservate in natura. Questo suggerisce che, nonostante l’apparente casualità, il lavoro di Pollock possiede un ordine intrinseco, un’armonia che rispecchia le leggi fondamentali della natura. Le gocce di vernice che si dispongono sulla tela non sono semplicemente il risultato di un gesto casuale, ma riflettono schemi di auto-similarità e ripetizione che risuonano con l’universo stesso.

Inesistenza della casualità

Oltre ai frattali, l’opera di Pollock può essere interpretata attraverso i principi della fisica. Il modo in cui il colore si muove e si disperde sulla tela è influenzato da forze come la gravità, la viscosità e l’inerzia. Anche se Pollock non poteva controllare ogni singolo movimento del colore, era in grado di prevedere come questi fattori avrebbero influenzato il risultato finale, creando opere che, nonostante sembrino frutto del caso, sono in realtà il prodotto di una complessa interazione tra gesto umano e leggi fisiche.

Questa consapevolezza del ruolo delle forze naturali nel suo lavoro suggerisce che Pollock non fosse un semplice esecutore casuale, ma piuttosto un artista profondamente consapevole delle dinamiche che guidavano il suo processo creativo. L’idea che dietro l’apparente casualità ci sia un ordine sottostante rispecchia una delle riflessioni più profonde della scienza e della filosofia: l’inesistenza della pura casualità. In ogni atto creativo, anche il più spontaneo, esistono leggi e schemi che guidano il risultato finale.

L’arte come farmaco

Pollock, con il suo approccio sciamanico e il suo uso delle proporzioni matematiche, ha dimostrato come l’arte possa servire come farmaco contro la dissoluzione biologica, seguendo un processo inverso alla decomposizione del reale. Le sue opere, intrise di vita e movimento, sono una forma di precognizione rivolta al destino dell’umanità, immersa nel miscuglio di eventi che caratterizza l’esistenza sul nostro pianeta il mistero dell’esistenza. Le sue colature sono azioni di resistenza contro l’entropia, di celebrazione del possibile, nella sua forma più pura, vivida e incontrollabile.

Conclusione

La morte di Jackson Pollock ha segnato la fine di una carriera d’artista breve, ma straordinariamente influente. Il suo lavoro continua a vivere, non solo come testimonianza di un’epoca, ma come prova del fatto che il caos apparente può nascondere un ordine profondo. Le sue opere, guidate da proporzioni matematiche, frattali e principi fisici, ci ricordano che l’arte, come la civiltà, i cicli della materia e delle vita, il corso delle esistenze umane non siano mai veramente casuali. Pollock ha dimostrato che, anche nell’apparente disordine, esistono una logica e una bellezza intrinseca, un riflesso dell’ordine universale che sfida la disgregazione e celebra l’infinito.

Il ritratto ideale di Jackson Pollock è realizzato in AI e pittura digitale