Accanto all’autore ci sarà Silvana Mazzocchi, giornalista da “La Repubblica” e, per le letture, l’attrice Giulia Fossà.
Cosa succede in una famiglia borghese, benestante, la classica famiglia “per bene”, quando, al suo interno, si allunga l’ombra oscura della droga? Le dinamiche cambiano, gli assetti si disequilibrano, il centro dell’attenzione, della cura, del dubbio, della vita stessa, diventa quel ragazzo o quella ragazza, che, pur non avendo bisogno di niente, pur avendo il privilegio di poter scegliere qualunque strada seguire, sceglie, non di meno, la strada stregata e amara degli stupefacenti. E, nel tentativo di salvare, guarire, una poco più che adolescente, dal veleno annichilente delle droghe pesanti, tutta la famiglia, in un modo o nell’altro, diviene “drogata”, nel senso di non più libera di agire secondo i parametri di una normale serenità, non più capace di godere di gioie semplici, non più in grado di capire cosa e come fare per uscire, tutt’insieme, da quell’incubo. Questa è la vertigine narrata nel dolente e mai disperato romanzo “Lascia fare al destino”, nel quale Vittorio Schiraldi, con penna ferma, lucida e tagliente, scandaglia le realtà inaspettate che sono alle spalle di tantissime vicende umane che poi si affacciano agli onori della cronaca nei momenti drammatici in cui sconfinano nell’illegalità, la violenza, la morte. Carceri, comunità, ospedali, piazze di spaccio, tante sfaccettature che incrociano i destini di Ilaria e Simone, i due giovani protagonisti del libro.
“Avevo deciso di scrivere un romanzo per raccontare il percorso di uno dei tanti giovani che finiscono per drogarsi e di cui spesso non sappiamo quasi niente, se non quando improvvisamente la loro storia affiora e si conclude con poche righe in cronaca, quando vengono trovati con l’ago di una siringa piantato in vena -racconta l’autore Vittorio Schiraldi -. Al tempo stesso volevo raccontare, in una sorta di diario, con quale sofferenza tale dramma viene vissuto all’interno di una famiglia alterandone i ritmi, la serenità, gli interessi e gli scopi di vita. Per documentarmi iniziai quindi una serie di ricerche e colloqui, frequentando centri di recupero per tossicodipendenti, esperti, genitori e giovani quotidianamente in fila davanti a un Sert di Roma per procurarsi una dose di metadone. Fu lì che incontrai Simone”.
Un romanzo di grande attualità, uno sguardo carico d’umanità su una realtà sociale complessa e sanguinante, che passa per incomprensioni, incomunicabilità, senso d’impotenza che coinvolgono il mondo incerto degli adulti e quello di molti giovani, sempre più fragili.