L’esordio della seconda puntata del film su B. di Paolo Sorrentino si realizza sul fotogramma che si sofferma sulla rasatura a bordo di una piscina di una coltivatrice di chance, sottoposta ad uno sguardo indagatore dello Scamarcio/Tarantini, che evoca un mondo dedito all’arrampicata sociale e concentrato al raggiungimento di obiettivi mondani.
Così si agghindano gli sguardi e i corpi di una schiera di personaggi di dubbio gusto, che provano ad avvicinarsi al potere per soddisfare pancia, libido, aspirazioni di un mondo senza arte nè parte, che si limita ad insinuarsi e questuare.
Anche in questa occasione #Sorrentino mira a far venire fuori gli aspiranti cortigiani che non sono certo migliori, per intelligenza e furbizia, del signor B., senza riuscire ad utilizzarlo fino in fondo incapaci a trarre vantaggi definitivi da Lui.
Poi c’è Lei, la Veronica, che in un dialogo mirabile con B. esprime verità su di Lui seriamente profonde, ultimative, ma, di certo, contraddittorie ove per 27 anni di coniugio aveva gradito, tollerato, umanamente consentito. La Veronica, nella sua interpretazione cinematografica sembra rinviare calcisticamente a quella finta furba, in cui, nella piena consapevolezza, sembra giocare, con quella finzione da innamorata perduta, un brutto scherzo al padre dei suoi figli, ridotto in solitudine e nella triste traversata della deriva dei sentimenti negativi, dove la dimenticata gratitudine si correla all’amarezza di una vita che, nonostante la sua generosa ed accattivante fascinazione da venditore di sogni, non riesce più a conquistare l’altro da se’, sia essa la moglie o la ventenne che, seppur consapevole della sua personale scelta di vivere quel mondo venduto, mette in luce il patetico atteggiarsi di B., con l’alito da vecchio.
Un B. che, nel suo decadimento fisico, manifesta il limite non solo dell’età, che scorre inesorabilmente, ma anche capace di esprimere e tratteggiare una stagione di cui gli altri che stanno a guardare e valutare il suo operato non vogliono riconoscere e accettare il ben fatto nonostante i tanti sforzi compiuti da Lui. Anche l’esperienza del post/terremoto di L’Aquila con la ri/costruzione non riesce più ad incantare.
Alla fine il ritratto di B. è realistico e Sorrentino riesce bene a delineare i tratti di un privato amaro, giunto al capolinea. Tuttavia Berlusconi rimane uno dei pochi personaggi attraverso cui capire come la realtà non possa alla fin fine nascondere meriti ed errori, valori ed esperienze di un uomo che nel suo privato viene sconfitto dalla sua hibrys con cui prova a fagocitare tutto e tutti, ma che, nel contempo, appare, comunque, con la fisionomia del grande realizzatore di occasioni di bellezza, che rischiano di essere vanificate dalla complessità del personaggio, fatto anche di debolezze fin troppo umane.
Rino Nania