MILANO ART WEEK. ALLA GAM ‘THE FOUR FACES OF A MAN’ DI ANNA BOGHIGUIAN

Dopo il conferimento del premio Henraux Sculpture Commission a miart 2024, la mostra dell’artista canadese ed egiziana di origine armena è allestita fino al 1° giugno…

Milano – In occasione della Milano Art Week 2025, la Fondazione Henraux in collaborazione con GAM – Galleria d’Arte Moderna, presenta ‘The four faces of A man [I quattro volti di Un uomo]’, mostra dell’artista canadese ed egiziana di origine armena Anna Boghiguian allestita negli spazi della GAM fino al 1° giugno.

Il progetto espositivo, a cura di Edoardo Bonaspetti, sviluppa nelle sale del museo un dialogo tra le opere della collezione permanente e le produzioni recenti dell’artista, tra cui una serie di sculture inedite in marmo, materiale con cui si è confrontata per la prima volta dopo il conferimento del premio Henraux Sculpture Commission a miart 2024.

Boghiguian utilizza numerosi linguaggi espressivi, dal disegno alla pittura, dalla scrittura all’installazione, per affrontare temi legati alla storia, alla politica, al colonialismo e alla condizione umana, con una pratica stratificata che intreccia narrazione e critica sociale. L’artista riflette sulle interazioni tra fenomeni passati e presenti, mostrando come le medesime dinamiche di speranze, ambizioni e conflitti si riattivino costantemente attraverso la storia.

Le sue produzioni diventano così percorsi espressivi interconnessi, aperti a ogni possibile rielaborazione, secondo una visione dell’esistenza e del tempo come continua metamorfosi. Per Boghiguian, è un destino inevitabile: tutto si muove incessantemente, un ciclo senza tregua, dove ogni fine si dissolve in un nuovo inizio. In questo scenario, le opere tardo-settecentesche e ottocentesche della collezione neoclassica della GAM, testimonianze di un preciso ordine simbolico del mondo e intrise di riferimenti all’arte antica greco-romana, dialogano con le creazioni contemporanee dell’artista.

La stratificazione di riferimenti, l’intreccio di narrazioni e di temporalità la spingono anche a reinterpretare i soggetti delle sue opere, nei materiali e nelle forme, come a rilevare l’instabilità dell’essere.

Le quattro sculture in marmo, quattro possibili volti di un uomo, sono variazioni di altrettante teste in argilla e queste a loro volta riprendono alcune opere precedenti raffiguranti persone in cammino, in corsa e una sfinge. La creatura mitologica – che in antico egiziano significa “immagine vivente” – torna anche in una serie di tre sculture in bronzo che sembrano custodire o sorvegliare le sale del museo, forse a proteggerci da una realtà oggi irrequieta e minacciosa. Nel flusso incessante e ripetitivo del tempo, segnato da contraddizioni e meccanismi di potere, la coscienza, la sensibilità e la poesia dell’artista connettono culture e luoghi lontani. Alla base vi è una profonda libertà e una sincera empatia verso l’essere umano e una concezione della vita come un viaggio senza sosta, fatto di cambiamenti e ostacoli. L’arte, dichiara Boghiguian, ci viene incontro come una fonte vitale di energia, un processo di guarigione per l’anima e una forza per alleviare i danni e i dolori dell’esistenza.