In Afghanistan, a poco più di un anno dal ritiro delle forze armate statunitensi, i talebani tornati prepotentemente al potere continuano a governare mediante una violenta repressione: è la denuncia di Amnesty International, che nel rapporto “Il dominio dei talebani: un anno di violenza, impunità e false promesse” mette in luce le gravissime violazioni dei diritti umani e la massiccia impunità nei confronti di coloro che hanno commesso torture, uccisioni per motivi di rappresaglia, sgomberi forzati di oppositori.
In un anno, i talebani hanno sistematicamente smantellato le istituzioni chiave per la protezione dei diritti umani e represso la libertà di espressione, associazione, il diritto a un processo equo e altri diritti umani. La repressione ha colpito ogni aspetto della vita democratica, a cominciare dalla libertà di espressione: il regime ha preso di mira difensori dei diritti umani e attivisti della società civile, molti dei quali hanno subito intimidazioni e minacce, sono stati arrestati e persino uccisi. Anche la libertà di stampa è finita sotto attacco. Il 19 settembre 2021 il Centro governativo per l’informazione e la stampa ha emesso un decreto dai contenuti vaghi col quale si vietava ai giornalisti di pubblicare storie “contrarie all’Islam” o “offensive nei confronti di figure di rilevanza nazionale”. Negli ultimi 13 mesi, oltre 80 giornalisti sono stati arrestati e torturati per essersi occupati delle proteste pacifiche.
In generale, ogni forma di dissenso è soffocata con la violenza: negli ultimi 13 mesi vi sono state centinaia di esecuzioni extragiudiziali. Decine di persone sono scomparse a causa del loro lavoro nel precedente governo o perché sospettate di far parte della resistenza. Di loro non si è più saputo nulla. Parimenti, il nuovo regime talebano ha ricominciato a perseguitare le minoranze etniche e religiose: migliaia di persone non appartenenti all’etnia pashtun – soprattutto hazara, turkmeni e uzbechi – sono state brutalmente scacciate dalle loro case e dai loro terreni agricoli, portando così ad un rapido aumento del numero degli sfollati interni. Alla fine del giugno 2022, secondo stime delle Nazioni Unite, il numero era cresciuto di oltre 820.000 persone.
Ma la scure del regime talebano si sta abbattendo pesantissima anche sulla vita delle donne afgane. I talebani hanno soppresso il diritto all’istruzione femminile al di sopra dei 12 anni, oscurando così il futuro di milioni di bambine. Decine e decine di donne sono state arrestate e torturate per aver preso parte a manifestazioni pacifiche in favore dei loro diritti e contro le crescenti restrizioni che le stanno privando della libertà.
“Un anno fa i talebani s’impegnarono pubblicamente a proteggere e a promuovere i diritti umani. Invece, la velocità con cui stanno smantellando 20 anni di passi avanti è impressionante. Ogni speranza di cambiare le cose è rapidamente svanita. I talebani governano mediante una violenta repressione nella completa impunità – ha dichiarato Yamini Mishra, direttrice di Amnesty International per l’Asia meridionale –Detenzioni arbitrarie, torture, sparizioni, esecuzioni sommarie sono tornate all’ordine del giorno. Le donne e le ragazze sono state private dei loro diritti e il loro futuro, senza accesso all’istruzione e senza la possibilità di partecipare alla vita pubblica, si prospetta gramo”.
Di fatto, con il ritorno dei talebani la già precaria situazione umanitaria si è ulteriormente deteriorata a causa del conflitto, della siccità, della pandemia da Covid-19 e di una crisi economica esacerbata dalla sospensione degli aiuti esteri. Alla fine del 2021, erano circa 23 milioni gli afgani a rischio di morte a causa della fame. Di questi, oltre 3 milioni erano bambini e bambine.
Sin dall’inizio della crisi, Amnesty International è impegnata a documentare e a difendere i diritti umani calpestati nel paese. Da settembre 2021 a giugno 2022, i ricercatori hanno effettuato un’indagine approfondita, sia da remoto che sul campo. In particolare, lo scorso marzo hanno raccolto le testimonianze di oltre 100 donne, di età compresa tra i 14 e i 74 anni, che sono contenute nel rapporto “La morte a rallentatore” che conferma che donne e bambine, sotto il regime talebano, sono destinate a una vita di lunghe sofferenze in cui, giorno dopo giorno, vedono annientati i loro diritti. Oltre a documentare e denunciare le gravi violazioni dei diritti umani, Amnesty International mobilita e fa pressione sui governi di tutto il mondo, e fornisce assistenza a centinaia di difensori dei diritti umani nel paese.
Per continuare ogni giorno a combattere contro violenze e crimini di guerra, Amnesty International ha bisogno del sostegno di tutti. Garantire all’Organizzazione la possibilità di portare avanti campagne e progetti in difesa delle persone a cui i diritti e la dignità sono negati, significa essere idealmente e concretamente al fianco, ogni giorno, di chi difende i diritti umani mettendo governi, istituzioni e aziende di fronte alle loro responsabilità, portando alla luce la verità, dando voce a chi vede la sua soffocata nella repressione e spesso anche nel sangue. Una lotta per la verità e la giustizia che ognuno di noi può compiere, anche dopo la morte, per lasciare in eredità un mondo più giusto a chi rimane e a chi arriverà.
LA CAMPAGNA LASCITI “CHI LOTTERÀ AL TUO POSTO QUANDO NON CI SARAI PIÙ?”
Amnesty International opera attraverso un unico movimento globale per la difesa e la promozione dei diritti umani nel mondo. Sono centinaia di migliaia le persone che, grazie alla sua azione, hanno ritrovato la libertà, hanno evitato l’esecuzione di una condanna a morte, hanno ottenuto asilo politico o hanno cessato di essere torturate. Ma chi lotterà al nostro posto quando non ci saremo più? Con un lascito testamentario a favore di Amnesty International sarà possibile combattere contro le ingiustizie, per sempre.
Per sostenere le attività di Amnesty International attraverso un lascito testamentario si può decidere di lasciare una somma di denaro, un bene immobile oppure mobile: un gesto non vincolante, che può essere ripensato e modificato in qualsiasi momento, senza che vengano in alcun modo lesi i diritti legittimi dei propri cari e familiari. Qualunque sia la scelta, si avrà sempre la certezza di lasciare in eredità i propri valori e ideali anche quando non ci saremo più. Un contributo fondamentale che vivrà nel tempo e che consentirà ad Amnesty International di portare avanti ricerche, campagne e progetti in difesa dei diritti umani nel mondo. Per restare indipendente, l’Organizzazione non accetta fondi da governi, istituzioni né grandi aziende, ma vive di piccole donazioni provenienti da persone comuni. Per questo l’aiuto di tutte e tutti è indispensabile, anche il tuo.