Nasce il Cristina Castagna Center: sviluppare l’alpinismo in Pakistan e promuovere la figura femminile

Nel solco della cooperazione internazionale Italia-Pakistan, il 10 agosto ci sarà l’inaugurazione del Cristina Castagna Center, struttura situata a a Ghotolti Ishkoman, nel Gilgit-Baltistan distretto di Ghizer (Pakistan) per ospitalità turistica e corsi di alpinismo per la formazione sulle tecniche di montagna realizzata da Montagna e Solidarietà APS e con il contributo del Club Alpino Italiano.

L’obiettivo è generare un impatto socio-economico per le popolazioni locali e promuovere attraverso corsi di formazione l’avvicinamento delle popolazioni locali alle attività professionali legate all’alpinismo. Questa è una delle ambiziose iniziative che fanno parte del progetto K2–70 di Club Alpino Italiano dedicato alla celebrazione del 70° anniversario della prima salita del 1954: ricorrenza che vedrà per la prima volta insieme delle alpiniste italiane e pakistane – Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Anna Torretta, Cristina Piolini, Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar, Samana Rahim assieme alla dott.ssa Lorenza Pratali partiranno per una spedizione destinata a lasciare un’impronta importante nella storia dell’alpinismo italiano, non solo per l’impresa sportiva ma soprattutto per l’esperienza umana, il valore e il lascito che rappresentano il cuore di questo progetto.

Lascito rappresentato proprio dal Cristina Castagna Center: “un’acchiappasogni” amava definirsi Cristina Castagna, la prima donna italiana a toccare la cima del Makalu, 8.473 metri. Una giovane infermiera che non appena poteva partiva per l’Himalaya inseguendo la sua grande passione, quella per l’alpinismo, che l’ha vista scalare lo Shisha Pangma, il Gasherbrum II, il Dhaulagiri, il Makalu, e infine il Broad Peak, dove è scomparsa per una fatale caduta. Si dedica a lei e a tutte le donne che amano la montagna il Cristina Castagna Center, progetto concepito per lo sviluppo economico della vallata con servizi anche per la comunità locale, per avviare dei corsi di alpinismo per la formazione sulle tecniche montagna rivolti a neofiti, appassionati, esperti, operatori del settore. Inoltre il turismo di montagna, sia internazionale che nazionale, sulle vallate e sulle catene montuose pakistane sta conoscendo un considerevole sviluppo: per questo una scuola per le tecniche di alpinismo appare strategica per poter formare e accompagnare le persone in sicurezza nei luoghi di avventura, e sinergica allo sviluppo del turismo stesso, puntando anche a un approccio ecosostenibile. E soprattutto – osservando che nell’alpinismo pakistano recente stanno emergendo diverse e bravissime donne scalatrici, come dimostra la spedizione organizzata per i 70 anni – una scuola di alpinismo rappresenta un’interessante fonte di incoraggiamento allo sviluppo sociale della figura femminile in Pakistan.

Il 10 agosto avverrà l’inaugurazione, con un evento dedicato a circa 50 italiani fra turisti, trekkers, alpinisti, associati e referenti delle associazioni nazionali, altrettanti scalatori, appassionati e operatori di montagna pakistani, giornalisti e autorità locali, regionali e nazionali, e una folla di persone della vallata. Un momento alto della solidarietà tra Italia e Pakistan, utile anche a rafforzare la relazione internazionale dei due paesi considerando, e ricambiando in certa misura, i meriti, l’onore e la responsabilità per la conquista del K2 da parte della spedizione italiana del 1954.

«Sono felice che si possa contribuire alla conclusione di questo progetto iniziato dall’alpinista Tarcisio Bellò. Un’iniziativa che ci permette di essere fisicamente presenti in un Paese che ha dato tanto in termini di visibilità al Club alpino italiano a partire dalla spedizione nel 1954. In Pakistan, il Cai non era mai stato presente in maniera stabile. Non vogliamo che questa esperienza sia un caso isolato, ma l’inizio di un percorso di collaborazione, in modo tale che ci siano rapporti sempre più stretti tra la popolazione pakistana e quella italiana» conferma Presidente Generale del Cai, Antonio Montani.

COM’È NATO IL PROGETTO

«L’idea del Cristina Castagna Center fu proposta nell’agosto 2009, durante l’inaugurazione dell’acquedotto costruito nel villaggio di Ghotolti in valle Ishkoman, da parte Azraf Aman il primo scalatore pakistano a scalare il K2 nel 1977. Nel 2013 vari capifamiglia di Ghotolti offrirono la terra e presso il magistrato locale di Chatorkand fu regolarmente registrata sia la donazione del terreno di Shukrat Baig che l’accordo per la costruzione del Cristina Castagna Center da parte del Comitato Locale insieme alle associazioni italiane come Montagne e Solidarietà e Club Alpino Italiano. In Italia un gruppo di ingegneri, guidati dall’architetto Francesco Baggio ha elaborato i disegni strutturali e anche lo sviluppo futuro.» dichiara Tarcisio Bellò, Presidente Montagne e Solidarietà APS.

Il progetto, coinvolgendo un intero villaggio e anche la vallata spesso in forma volontaria, nel tempo ha fatto maturare la consapevolezza della sua importanza. Così tre ingegneri pakistani Shahbaz Khan, Basharat Jan e Rani Habib riuniti nel gruppo Project Executin Team PET hanno dato disponibilità a seguire l’opera in forma volontaria. Dal 2018 a oggi sono proseguiti i lavori secondo la disponibilità dei fondi raccolti in Italia tra associati, appassionati di montagna, sezioni CAI, Lions Club e altri gruppi, realizzando: fosse settiche, pilastri, muri perimetrali, architravi, copertura, muri divisori interni e isolamenti. Nei prossimi mesi saranno realizzati infissi, impianti ecc., completato il muro perimetrale e gli esterni con il contributo della sede centrale CAI.

«Il Cristina Castagna Center è stato realizzato nel segno di una fraterna collaborazione fra persone appassionate di montagna di due paesi, Pakistan e Italia, non così lontani, non così diversi. Quest’anno ricorrono i 70 anni dalla storica conquista del K2, nota sia tra le vallate del Pakistan che nel mondo come “la montagna degli italiani”. Nell’occasione della celebrazione della storica impresa alpinistica italiana sarà quindi possibile promuovere questa e altre iniziative di gratitudine verso questo grande paese asiatico. Un piccolo grande intervento solidale internazionale, particolarmente interessante per il fatto che si realizza grazie a una straordinaria cordata tra alpinisti italiani e popolazione locale di montagna. Come scrisse il grande poeta pakistano Muhammad Iqbal potrebbe essere “una piccola ma importante goccia” con la prospettiva per i giovani pakistani di un futuro migliore nel proprio paese.» conclude Bellò.